Название | Una Chance D'Amore |
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Автор произведения | Dawn Brower |
Жанр | Исторические любовные романы |
Серия | |
Издательство | Исторические любовные романы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835402787 |
Mentre continuavano a camminare fino in fondo alla scala, un domestico annunciò i loro nomi. “Lady Lenora St. Martin ed il principe Luca Dragomir, Sua Altezza Reale di Dacia.”
Quando fu pronunciato il nome di Luca, l'intera sala da ballo si scatenò. Lenora arricciò le labbra. “Credo che qualcuno stia per avvicinarci”, disse tranquillamente. “Siete pronto ad essere corteggiato?” Questa volta fu il suo turno di inarcare un sopracciglio.
“Qualsiasi cosa per una buona causa”, rispose lui in modo criptico. Gli tremolarono le labbra. “Avete un carnet per il ballo?”
Lei picchiettò il carnet che aveva legato al polso. “E' pronto per essere riempito. Desiderate occupare il primo posto?”
Lui sollevò il carnet e scrisse il suo nome per il primo ballo della serata, poi fece un inchino. “A più tardi, milady.” Luca la lasciò sola al limitare della pista. Quando i musicisti avessero iniziato a suonare la prima melodia per il ballo, sarebbe tornato a cercarla.
“E' stato un vero ingresso trionfale”, disse una voce maschile proprio dietro di lei. Lenora riconobbe quella voce. Non l'avrebbe mai dimenticata e, nel sentirla, sentì ancora una lama che le trapassava il cuore.
Lei si voltò per affrontarlo. “Cosa intendete?”
“Io non…” Lui scosse la testa, come se fosse incerto su come procedere. Quella sì che era una novità: il duca di Ashley era senza parole. Si schiarì la gola e ricominciò. “Non intendevo nulla. Non mi sto comportando molto bene, vero?” Fece un inchino. “Lasciate che mi presenti. Sono il duca di Ashley.”
Non l'aveva riconosciuta…Molto interessante. Questo era qualcosa che avrebbe potuto usare contro di lui, se lo avesse voluto. Era stata via per un certo tempo, ma non avrebbe mai creduto che lui avesse dimenticato completamente la sua esistenza. Dopotutto, era amico di suo cugino. “Non pensavo che fosse conveniente presentarsi da soli a qualcuno”, disse lei ironicamente. “Non dovreste avere una conoscenza in comune che svolga questo compito?”
“Beh”, iniziò lui, “non sono sicuro che esita una persona del genere. Non ricordo di avervi vista a nessuno dei balli più recenti.” Si diresse verso Luca, che era circondato da un gran numero di signore. “Né quell'interessante gentiluomo con il quale siete arrivata.”
Va bene, la faccenda stava diventando assurda. Forse poteva anche non riconoscerla, ma doveva aver sentito il suo nome che veniva annunciato. Perché non riusciva a capire il rapporto? Non parlava più con Bennet? Lenora lo fissò, cercando di capire le sue ragioni. “Non sapete veramente chi sono, vero?” Lui continuò a fissarla con uno sguardo sincero che non vacillò neppure per un istante.
“Dovrei?” Inarcò un sopracciglio.
Surreale…Lei si lasciò sfuggire un sospiro esasperato. Se si fosse aggrappata a qualche segreta speranza che lui la amasse di nascosto…beh, era un bene che non lo avesse fatto, altrimenti adesso sarebbe stata profondamente delusa. Lui era certamente bello come sempre: il duca/dio che si presentava al mondo, con capelli biondi come l'oro e gli occhi blu peccaminosi. “Penso di no”, replicò lei.
“Per favore, permettete che rimedi al torto che vi ho fatto.” La sua voce conteneva una lieve implorazione, ma a lei non importava molto. Non era più quel piccolo topolino che lui aveva attirato fuori dal suo angolo due anni prima.
“Non è necessario”, gli disse, iniziando ad allontanarsi. Lui allungò la mano e le afferrò il braccio. “Mi lasci”, sibilò a bassa voce. “Questa conversazione è finita.”
“Sento che dovrei conoscervi”, le spiegò lui. “Me lo confermano la vostra reazione e le vostre parole. Come potrei aver dimenticato una visione come voi?”
“E' perché siete uno stupido egoista”, rispose lei aspramente. “Non preoccupatevi, Vostra Grazia, sono sicura che qui ci sia un'altra signora disposta a subire il vostro fascino.” Liberò il braccio dal quella stretta e si allontanò con disinvoltura. Le sue labbra si arricciarono in un sorriso ingenuo. Era andata molto meglio di quanto avesse potuto aspettarsi.
Julian era stato distratto dalla sua bellezza mentre scendeva le scale fino alla sala da ballo, quindi non aveva sentito annunciare il suo nome. Perché non l'aveva riconosciuta?
Più le parlava, più gli sembrava di doverla conoscere, ma non riusciva a collocarla. Se quella donna avesse partecipato ad un qualsiasi evento mondano negli ultimi tempi, l'avrebbe notata sicuramente. Come avrebbe potuto evitarlo? Lei sembrava una dea, e non del genere bianco-immacolato delle normali signorine inglesi. La sua pelle lievemente abbronzata era stata baciata dal sole. Sicuramente aveva passato del tempo all'aperto di recente e ciò significava che era impossibile che fosse rimasta in Inghilterra. Da dove veniva? Forse il principe con il quale era arrivata avrebbe potuto rispondere ad alcune sue domande.
Girovagò fino ad avvicinarsi alla folla di signore che si preparavano a fare le feste al principe. Julian dovette ammettere che non era abituato a farsi rubare quel tumulto da un altro gentiluomo. Di solito accorrevano intorno a lui e lui si crogiolava nelle loro attenzioni. Gli piaceva flirtare e ballare, ma alla fine le lasciava perdere tutte. Il matrimonio non era nei suoi progetti. Forse un giorno, ma sperava che quel momento ci mettesse molto ad arrivare. Era stato un diretto testimone di come il matrimonio potesse rovinare la vita di un uomo. Suo padre si era innamorato stupidamente e ne pagava il prezzo. La madre di Julian era stata la rovina del duca precedente: aveva avuto molti amanti ed aveva allontanato suo padre. Aveva fatto il proprio dovere e gli aveva dato un erede, ma per quanto la riguardava, la duchessa infedele si sentiva libera da ogni altro obbligo.
Forse Julian avrebbe potuto usare la popolarità del principe a proprio vantaggio. Gli si avvicinò e si chinò a sussurrare qualcosa all'orecchio di una delle signore nei paraggi. “Non avrei mai pensato che sareste stata attratta da un titolo principesco.”
Lei sospirò. “Non siate ridicolo. E' un amico, niente di più. Speravo di poter scambiare due parole con lui, ma sembra che sia impossibile. “ La duchessa di Clare era stata principessa di Romania ed il suo accento traspariva dalle sue parole.
Lui inarcò un sopracciglio. “Siete amica di un principe? Perché non ne sono sorpreso?” Julian ridacchiò lievemente. “Conoscete anche la donna che è arrivata con lui?” Forse non avrebbe avuto bisogno di avvicinarsi al principe. In verità, non voleva veramente fare la sua conoscenza. C'era qualcosa in quell'uomo che infastidiva Julian, ma non riusciva a capire esattamente di cosa si trattasse. Rivolse di nuovo l'attenzione a Lulia, la duchessa di Clare.
“Qual' è la risposta?”, le chiese. Si rese conto in quel momento che lei non aveva risposto alla sua precedente domanda. “La conoscete, non è vero?”
“Certamente”, rispose lei con fare misterioso. “Ed anche voi.” Sospirò. “Riponevo una maggiore fiducia in voi. Siete veramente uno sciocco.”
“Bene”, disse Julian. “Chi è?” Non riuscì a nascondere l'impazienza nel proprio tono di voce. Si era presentato a quella donna, ma lei non si era presa il disturbo di ricambiare. Lo irritava un po' dovere scoprire quell'informazione da solo.
La risata profonda della duchessa riecheggiò intorno a lui. Tutti i presenti si fermarono e guardarono nella loro direzione, persino il principe. Ciò irritò Julian ancora più della risata di Lulia, che lo guardava con occhi colmi d'ironia. “Povera, povera canaglia”, disse dolcemente. “Non dovrei essere dispiaciuta per voi, ma quando vi renderete conto di quanto siate stato sciocco, vi prenderete a calci. Vi auguro buona fortuna.”
“In che cosa, esattamente?” Odiava quelle discussioni enigmatiche che aveva avuto dal momento in cui il principe e quella donna misteriosa erano arrivati. Perché Lulia non poteva dirgli semplicemente chi era quella graziosa signorina? Lui non ne aveva assolutamente idea ed aveva bisogno di un po' di aiuto.
“Nel riscattare la vostra testa dalla vostra follia, per iniziare”, la duchessa quasi schiamazzava dalla gioia mentre parlava.
“Avete sempre un certo modo