La Prima Caccia . Блейк Пирс

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Название La Prima Caccia
Автор произведения Блейк Пирс
Жанр Современные детективы
Серия Gli Inizi di Riley Paige
Издательство Современные детективы
Год выпуска 0
isbn 9781640294325



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annuì ancora e disse: “Io e Rhea eravamo nello stesso dormitorio, Gettier Hall.”

      Ryan sembrò scioccato.

      “Wow, mi dispiace tanto. Dev’essere stato tremendo per te.”

      Per un istante, Riley ripensò all’urlo che l’aveva svegliata quell’orribile notte, quando aveva visto Heather crollare nauseata nel corridoio, il sangue sul pavimento della stanza del dormitorio, gli occhi spalancati e la gola squarciata di Rhea …

      Rabbrividì e pensò …

      Lui non ne ha idea.

      Ryan scosse il capo e disse: “Tutto il campus è agitato da quando è successo. E’ persino arrivata la polizia da me quella notte, mi ha svegliato e mi ha fatto ogni genere di domanda. Riesci a crederci?”

      Riley si fece piccola.

      Naturalmente, non aveva difficoltà a crederci. Dopotutto, era stata lei a fornire alla polizia il nome di Ryan.

      Avrebbe dovuto ammetterlo? Avrebbe dovuto scusarsi?

      Mentre stava provando a decidere, Ryan alzò le spalle e disse: “Beh, immagino che debbano aver parlato con molti ragazzi. So che era al Covo del Centauro quella notte, e naturalmente c’ero anch’io. Stavano facendo il loro lavoro. Lo capisco. E senz’altro spero che prendano il bastardo che ha fatto questo. Ad ogni modo, ciò che è successo a me non è molto importante, non se paragonato a come tu devi sentirti. Come ho detto, mi dispiace davvero tanto.”

      “Ti ringrazio” Riley disse, guardando il suo orologio.

      Odiava essere brusca con lui. Infatti, aveva sperato di imbattersi di nuovo in quel bel ragazzo. Ma, al momento, avrebbe tardato a lezione, e inoltre, in qualche modo, non era dell’umore adatto neanche per godere della compagnia di Ryan.

      Ryan le restituì il libro, come se comprendesse. Poi, strappò un pezzo di carta da un taccuino e ci trascrisse sopra qualcosa.

      Un po’ timidamente, le disse: “Ecco, spero che non sembri fuori luogo, ma … pensavo soltanto di darti il mio numero di telefono. Forse, ti piacerebbe parlare qualche volta. O no. Decidi tu.”

      Porgendole il pezzetto di carta e aggiunse: “Ci ho scritto sopra anche il mio nome, in caso lo dimenticassi.”

      “Ryan Paige” Riley rispose. “Non l’ho dimenticato.” Poi gli dettò il suo numero di telefono. Temeva che potesse sembrare brusco dettare il suo numero anziché scriverglielo. In verità era contenta all’idea di poterlo rivedere. Trovava solo difficile comportarsi amichevolmente con qualcuno di nuovo al momento.

      “Grazie” concluse, mettendosi il foglietto in tasca. “Ci vediamo più tardi.”

      Riley passò dinnanzi a Ryan per poi dirigersi in aula.

      Sentì Ryan gridarle: “Lo spero.”

      *

      Mentre il resto della giornata scolastica passava, Riley lesse stralci del libro di Zimmerman, ogni volta che ne aveva occasione. Per tutta la giornata, non riuscì a fare a meno di domandarsi se il killer di Rhea potesse essere come Bundy, un uomo affascinante che era riuscito ad ottenere la fiducia di Rhea.

      Ricordò le parole dette dal Dottor Zimmerman in classe quella mattina …

      “Il killer conosceva Rhea e la voleva morta.”

      E, a differenza di Bundy, il killer di Rhea aveva finito. Non avrebbe cercato altre vittime.

      Almeno secondo il Dottor Zimmerman.

      Sembrava così sicuro, Riley pensò.

      Si domandò come potesse esserne così certo.

      Più tardi quella sera, Riley e Trudy erano nella loro stanza del dormitorio a studiare insieme in silenzio. A poco a poco, Riley cominciò a sentirsi irrequieta ed impaziente. Ma non sapeva il perché.

      Infine, si alzò dalla sua scrivania, indossò la giacca, e si diresse verso la porta.

      Trudy sollevò lo sguardo dai compiti e chiese: “Dove stai andando?”

      “Non lo so” Riley rispose. “Esco solo per un po’.”

      “Da sola?” Trudy chiese.

      “Sì.”

      Trudy chiuse il libro e guardò Riley ansiosamente.

      “Sei sicura che sia una buona idea?” le chiese. “Forse dovrei venire con te. O forse dovresti chiamare il servizio di accompagnamento del campus.”

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