Название | La Prima Caccia |
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Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Современные детективы |
Серия | Gli Inizi di Riley Paige |
Издательство | Современные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781640294325 |
“No” Trudy disse. “Ho sentito che i genitori sono venuti stamattina e l’hanno riportata a casa. Immagino che nessuno sappia quando tornerà a scuola, o se mai tornerà.”
Trudy poi guardò Riley e disse: “Hai saputo che cos’è successo a Rory Burdon?”
Riley ricordò quando Hintz le aveva chiesto di Rory la notte scorsa.
“No” rispose.
“I poliziotti si sono presentati nel suo appartamento ieri sera tardi, e hanno bussato alla sua porta. Rory non aveva idea di che cosa volessero. Non era nemmeno a conoscenza di quanto è accaduto a Rhea. Era spaventato a morte perché temeva che lo arrestassero, e non sapeva nemmeno il perché. I poliziotti l’hanno interrogato finché non si sono resi conto che non era lui il loro uomo, e poi se ne sono andati.”
Trudy alzò leggermente le spalle ed aggiunse: “Quel povero ragazzo, non avrei dovuto fare il suo nome a quello stupido capo della polizia. Ma continuava a farmi tutte quelle domande, e non sapevo che altro dire.”
Cadde il silenzio tra di loro. Riley si ritrovò a pensare a Ryan Paige, e al fatto di aver fatto il suo nome ad Hintz. I poliziotti erano andati anche a fare visita a lui? Non sembrava improbabile, ma Riley sperava di no.
Ad ogni modo, si sentì sollevata dal fatto che Trudy fosse almeno intenzionata a parlare con lei. Forse ora Riley poteva spiegare.
Disse lentamente: “Trudy, quando i poliziotti sono arrivati lì, quella poliziotta mi ha chiesto che cosa sapessi, e non ho potuto mentirle. Ho dovuto dire che eri uscita con Rhea ieri sera. Ho anche dovuto dirle di Cassie, Gina ed Heather.”
Trudy annuì. “Tranquilla, Riley. Non mi devi alcuna spiegazione. Lo capisco. E mi dispiace … Mi dispiace di averti trattata come …”
Improvvisamente, Trudy si mise a singhiozzare piano, con le lacrime che scorrevano nel suo vassoio della colazione.
Poi aggiunse: “Riley, è stata colpa mia? Quello che è successo a Rhea, voglio dire.”
Riley riusciva a malapena a credere alle proprie orecchie.
“Di che cosa stai parlando, Trudy? Certo che no. Come potrebbe essere colpa tua?”
“Ecco, sono stata così stupida e ubriaca ieri sera, e non ho prestato attenzione a quello che stava succedendo … non ricordo nemmeno quando Rhea ha lasciato il Covo del Centauro. Le altre ragazze hanno detto che se n’è andata da sola. Forse se io …”
La voce di Trudy si affievolì, ma Riley sapeva che cosa avrebbe voluto dire …
“… forse se fossi andata a casa con Rhea.”
E anche Riley provò un terribile senso di colpa.
Dopotutto, avrebbe potuto porsi la stessa identica domanda.
Se non se ne fosse andata via da sola dal Covo del Centauro, e se fosse stata presente, quando Rhea era pronta ad andarsene, e se si fosse offerta di accompagnarla a casa …
Quella parola, se …
Riley non aveva mai immaginato quanto potesse essere orribile una parola.
Trudy continuava a piangere e Riley non sapeva come comportarsi per farla sentire meglio.
Si domandò perchè lei stessa non fosse in lacrime.
Naturalmente, aveva pianto nel suo letto la scorsa notte. Ma, senz’altro, non aveva pianto abbastanza, non in rapporto a qualcosa di così terribile. Sicuramente, c’erano ancora delle lacrime in serbo per lei.
Si sedette a mangiare la sua colazione, mentre Trudy si asciugò le lacrime e si soffiò il naso, e si ricompose un po’.
Trudy disse: “Riley, continuo a chiedermi perché? Perché Rhea, voglio dire. E’ stato qualcosa di personale? Qualcuna la odiava tanto da ucciderla? Non mi sembra possibile. Nessuno odiava Rhea. Perché qualcuno avrebbe dovuto odiarla?”
Riley non rispose, ma quella domanda frullava anche nella sua testa. Si chiese anche se i poliziotti avessero già trovato delle risposte.
Trudy continuò: “Ed è stato qualcuno che conosciamo ad ucciderla? Forse una di noi è la prossima? Riley, ho paura.”
Ancora una volta, Riley non rispose.
Comunque, era sicura che Rhea conoscesse il proprio assassino. Non sapeva il perché, ma ne era certa: non che lei fosse una poliziotta o sapesse qualcosa sui criminali. Ma qualcosa, nel profondo, le suggeriva che Rhea aveva conosciuto e si era fidata del suo killer, fino al momento in cui era stato troppo tardi per riuscire a salvarsi.
Trudy guardò costantemente Riley, poi osservò: “Tu non sembri spaventata.”
Riley si sentì colta alla sprovvista.
Per la prima volta, se ne rese conto …
No, non sono spaventata.
Aveva provato ogni sorta di tremenda emozione al mondo: colpa, dolore, shock, e sì, orrore. Ma il suo orrore era in qualche modo diverso dalla paura per la sua stessa vita. L’orrore che provava era per Rhea, orrore per l’ingiustizia di ciò che le era accaduto.
Ma Riley non aveva paura.
Si chiese se fosse dovuto a quanto era accaduto a sua madre tanti anni fa, il suono di quello sparo, la vista di tutto quel sangue, l’incomprensibile perdita con cui stava lottando ancora oggi?
Il terribile trauma che aveva patito l’aveva resa più forte delle altre persone?
Per qualche ragione, quasi sperava che non fosse così. Non sembrava molto giusto essere così forte, forte in modi sconosciuti agli altri.
Proprio non sembrava molto …
A Riley occorsero alcuni secondi per pensare alla parola giusta.
Umano.
Rabbrividì leggermente, poi disse a Trudy: “Sto tornando al dormitorio. Ho davvero bisogno di dormire un po’. Vuoi venire con me?”
Trudy scosse la testa.
“Voglio soltanto stare qui per un po’” rispose.
Riley si alzò dalla sedia e diede all’amica un rapido abbraccio. Poi, svuotò il vassoio della colazione e uscì. Non era un lungo tragitto fino al dormitorio e tirò un sospiro di sollievo, quando vide che non c’era alcun giornalista lungo la strada. Giunta alla porta del dormitorio, si fermò per un istante, comprendendo il motivo per cui Trudy non era voluta tornare con lei: non era semplicemente pronta ad affrontare di nuovo il dormitorio.
Ferma sulla porta, Riley si accorse di sentirsi strana: naturalmente, aveva passato la notte lì dentro. Ci viveva.
Ma, dopo aver trascorso del tempo all’esterno, in luoghi in cui era stato proclamato il ritorno alla normalità, lei era pronta a tornare all’interno dell’edificio in cui Rhea era stata uccisa?
Fece un respiro profondo, e attraversò la porta principale.
Inizialmente, si sentì BENE. Ma, mentre procedeva lungo il corridoio, il senso di stranezza s’intensificò. Per Riley fu come camminare e muoversi sott’acqua. Si recò direttamente alla sua stanza. Quando fu sul punto di aprire la porta, i suoi occhi furono attirati verso la stanza più avanti, in fondo al corridoio, quella che era stata condivisa da Rhea ed Heather.
La raggiunse e vide che la porta era chiusa e sigillata dal nastro della polizia.
Riley restò lì, sentendosi orribilmente curiosa.
Che aspetto aveva ora quella stanza?
Era stata ripulita dall’ultima volta che l’aveva vista?
O era ancora presente il sangue di Rhea?
Riley fu colta da una orrenda tentazione: ignorare quel nastro, aprire quella porta ed entrare