Arena Due . Морган Райс

Читать онлайн.
Название Arena Due
Автор произведения Морган Райс
Жанр Героическая фантастика
Серия Trilogia Della Sopravvivenza
Издательство Героическая фантастика
Год выпуска 0
isbn 9781632911520



Скачать книгу

la riva.

      Faccio lo stesso anch’io. Ma la riva è vuota, desolata, ghiacciata e senza alcun segno di attività umane.

      “Guarda là” dico, indicando con la mano. “Lo vedi quel capannone arrugginito? È là dentro”.

      Logan ci porta avanti per altri altri trenta metri, poi svolta verso il capannone. C’è un vecchio molo a pezzi, e riesce a portarvi la barca vicino, arrivando fino a pochi passi. Spegne il motore, prende l’ancora e la getta in acqua. Poi afferra la corda dalla barca, fa un grosso nodo a un’estremità, e la lancia verso un palo di metallo arrugginito. Lo prende, e ci tira verso riva, stringendo sempre più, così da permetterci di camminare direttamente sul molo.

      “Scendiamo?” domanda Bree.

      “Io scendo” rispondo. “Tu aspettami qua, alla barca. È troppo pericoloso per te. Torno presto. Seppellisco Sasha. Lo prometto”.

      “No!” strilla. “Hai promesso che non ci saremmo più separate. L’hai promesso! Non puoi lasciarmi qui da sola! NON PUOI!”

      “Non ti sto lasciando da sola” rispondo col cuore in frantumi. “Starai qui con Logan, Ben e Rose. Sarai del tutto al sicuro. Lo prometto”.

      Ma Bree si mette in piedi e, con mio stupore, prende la rincorsa e salta oltre la prua, direttamente sulla sponda sabbiosa, atterrando dritta nella neve.

      È sulla riva, con le mani sui fianchi, e mi lancia spudorate occhiate di sfida.

      “Se vai tu vengo anch’io” sentenzia.

      Faccio un grosso respiro, vedo che non vuole cambiare idea. So che quando fa così non c’è niente da fare.

      Portarla con me è una responsabilità in più, ma devo ammettere che una parte di me è felice di poterla tenere sott’occhio tutto il tempo. E provare a convincerla sarebbe solo una perdita di tempo.

      “D’accordo” dico. “Ma stammi sempre vicino. Promesso?”

      Annuisce. “Promesso”.

      “Io ho paura”, dice Rose con gli occhi spalancati rivolti verso Bree. “Non voglio lasciare la barca. Voglio stare qua, con Penelope. Posso?”

      “È quello che voglio che tu faccia” le dico, rifiutandomi di portare con me anche lei.

      Mi giro verso Ben, lui si volta e incrocio i suoi occhi funerei. La loro espressione mi fa venire voglia di distogliere lo sguardo, ma mi sforzo di non farlo.

      “Tu vieni?” domando. Spero che dica sì. Mi scoccia che Logan rimanga qui, che mi faccia andare via così, quando mi farebbe davvero comodo un po’ d’aiuto.

      Ma Ben, ancora sotto shock, non fa altro che guardarmi. Mi guarda come se non capisse. Mi domando se sta davvero rendendosi conto di ciò che gli succede attorno.

      “Tu vieni?” domando con più veemenza. Non ho tutta questa pazienza.

      Lentamente, scuote la testa, e indietreggia. È proprio alienato, cerco di non avercela con lui – anche se è dura.

      Mi giro per scendere dalla barca, e salto sulla riva. È una bella sensazione avere i piedi sulla terraferma.

      “Aspetta!”.

      Mi giro e vedo Logan alzarsi dal sedile di guida.

      “Sapevo che sarebbe successa qualche cavolata del genere” dice.

      Cammina sulla barca, raccogliendo le sue cose.

      “Che stai facendo?” domando.

      “Secondo te?” domanda lui. “Non vi lascio andare da sole”.

      Di colpo mi sento sollevata. Se fossi stata sola non sarei stata così preoccupata – ma sono entusiasta di avere un altro paio di occhi per Bree.

      Salta giù dalla barca e raggiunge la riva.

      “Te lo dico adesso, questa è un’idea stupida” dice nel momento in cui tocca terra accanto a me. “Dovremmo muoverci. Fra poco sarà sera. L’Hudson potrebbe gelare. Rischiamo di rimanere bloccati qui. Senza parlare dei mercanti di schiavi. Hai 90 minuti, intesi? 30 minuti per andare, 30 per stare, 30 per tornare. Zero eccezioni, per nessuna ragione. In caso contrario, vi lascio qui”.

      Lo guardo stupita e grata al tempo stesso.

      “Affare fatto” rispondo.

      Penso al sacrificio che ha appena fatto, e mi accorgo di stare provando anche qualcos’altro. Al di là del suo atteggiamento, inizio a sentire di piacere molto a Logan. E poi non è così egoista come pensavo.

      Come ci giriamo per andarcene si sente rumoreggiare sulla barca.

      “Aspetta!” urla Ben.

      Mi volto e lo guardo.

      “Non potete lasciarmi qui con Rose. E se arriva qualcuno? Cosa dovrei fare?”.

      “Tieni d’occhio la barca” dice Logan, rigirandosi per andare.

      “Non so come si guida!” grida Ben. “Non ho armi!”.

      Logan si volta di nuovo, allunga una mano e tira fuori una delle pistole dalla cinghia sulle cosce e gliela lancia. Lo prende in pieno petto, e Ben muove goffamente le mani per afferrarla.

      “Vedi se riesci a capire come usarla” sogghigna Logan prima di girarsi nuovamente.

      Osservo meglio Ben, che se ne sta là con l’aria indifesa e spaventata, con una pistola che sa a stento come funziona. Sembra completamente atterrito.

      Vorrei confortarlo. Dirgli che andrà tutto bene, che torneremo presto. Ma mentre mi giro dall’altra parte e guardo l’ampia zona di montagna che ci sta davanti, per la prima volta non mi sento così sicura di farcela.

      DUE

      Camminiamo a passo spedito sulla neve e sono sempre più in ansia man mano che il cielo si fa più scuro e sento il passare del tempo. Mi guardo le spalle e vedo le mie impronte sulla neve, e più in là, Ben e Rose sulla barca fluttuante che ci guardano con gli occhi spalancati.  Rose si stringe a Penelope, che è altrettanto spaventata. Penelope abbaia. Mi sento male a lasciarli tutti e tre là, ma so che la nostra missione è necessaria. So che possiamo recuperare cibo e provviste che ci saranno d’aiuto, e credo che abbiamo un buon vantaggio sui mercanti di schiavi.

      Corro verso il capannone arrugginito, coperto di neve, apro con forza il portone piegato, sperando che il pickup che vi avevo nascosto anni fa sia ancora lì. Era un vecchio pickup arrugginito, ridotto malissimo, più rottami che auto, con solo mezzo quarto di tanica di benzina rimasto. Mi ci sono imbattuta un giorno, in un fossato sulla Route 23, e lo nascosi con cura qui lungo il fiume, nel caso ne avessi avuto bisogno. Ricordo di essere rimasta sorpresa quanto si mise in moto.

      La porta del capannone si apre con un cigolio, ed eccolo lì, nascosto per com’era il giorno che lo portai, ancora coperto di fieno.  Di colpo mi sento sollevata. Faccio un passo indietro e scrollo via il fieno, e sento freddo alle mani come tocco il metallo ghiacciato. Vado nel retro del capannone e apro le porte del fienile, facendo entrare la luce.

      “Bella macchina” dice Logan mentre cammina dietro di me, osservandolo. “Sicura che vada?”.

      “No” rispondo. “Ma casa di mio papà e a venti chilometri buoni e non è che possiamo raggiungerla a piedi”.

      Dal tono della sua voce posso dire che non è contento di essere qui, che vorrebbe tornare alla barca e risalire il fiume.

      Salto al posto di guida e cerco la chiave per terra. La sento, è nascosta in fondo. Giro la chiave, faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi.

      Ti prego, Dio. Ti prego.

      All’inizio non succede niente. Mi si gela il sangue.

      Ma provo e riprovo, giro sempre più, e lentamente inizia a prendere. Dapprima è un suono lieve, come quello di un gatto che sta morendo. Ma insisto, giro e rigiro, sperando che magari prenda meglio.

      Dai, dai.

      Finalmente prende per bene, e s’accende. Rantola e borbotta,