Название | L’ascesa Del Prode |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | Re e Stregoni |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781632913326 |
Kyra camminava lentamente, con il cuore che le batteva forte per l’emozione, passando di cavallo in cavallo. Alcuni la guardavano, altri distoglievano lo sguardo; alcuni nitrivano e scalpitavano impazienti, altri stavano fermi. Aspettò di percepire una connessione, ma non sentiva nulla. Si sentiva frustrata.
Poi, improvvisamente, provò un brivido lungo la schiena, come un fulmine che la attraversasse. Avvenne quando un suono acuto smosse le scuderie, un suono che le diceva che quello era il suo cavallo. Non aveva il verso di qualsiasi cavallo, ma sembrava più oscuro, più potente. Passò attraverso il rumore, al di sopra dei nitriti degli altri cavalli come un leone selvaggio che cercasse di liberarsi da una gabbia. La terrorizzava e allo stesso tempo la attirava.
Kyra si voltò verso la fonte del suono, dall’altra parte della scuderia, e improvvisamente si udì anche il rumore di legno spezzato. Vide la posta spaccarsi e pezzi di legno volare ovunque. Questo generò il caos mentre numerosi uomini accorrevano cercando di chiudere la porta spaccata. Ma c’era un cavallo che continuava a colpirla con gli zoccoli.
Kyra corse verso quella confusione.
“Dove stai andando?” le chiese Baylor. “I cavalli migliori sono qui.”
Ma Kyra lo ignorò prendendo velocità, con il cuore che le batteva sempre più forte. Sapeva che la stava chiamando.
Baylor e gli altri accorsero per raggiungerla mentre si avvicinava all’estremità delle scuderie e quando fu arrivata si girò e sussultò alla vista che aveva davanti. Lì c’era quello che sembrava essere un cavallo, ma era grande due volte gli altri e aveva le gambe spesso come tronchi. Aveva due piccoli corni affilati come rasoi dietro alle orecchie, appena visibili. Il suo manto non era nero o marrone come gli altri, ma scarlatto scuro. Gli occhi, diversamente dai suoi simili, erano verdi e luccicanti. La guardava intensamente, un’intensità che la colpiva al petto togliendole il fiato. Kyra non riusciva a muoversi.
La creatura, torreggiante su di lei, emise un suono simile a un ringhio e mostrò le zanne.
“Che cavallo è mai questo?” chiese a Baylor con voce poco più alta di un sussurro.
Lui scosse la testa con atteggiamento di disapprovazione.
“Questo non è un cavallo,” disse accigliandosi, “ma una bestia selvaggia. Molto rara. Si tratta di un solzor. Importato dai remoti confini di Pandesia. Il Lord governatore lo ha tenuto come un trofeo da mettere in mostra. Non poteva cavalcare questa creatura, nessuno poteva. I solzor sono bestie selvagge e non possono essere domati. Vieni, stai sprecando tempo prezioso. Torniamo dai cavalli.
Ma Kyra rimase ferma, radicata sul posto, incapace di distogliere lo sguardo. Il cuore le martellava nel petto capendo che quella creatura era destinata a lei.
“Scelgo questo,” disse a Baylor.
Baylor e gli altri sussultarono, tutti fissandola come se fosse pazza. Seguì in silenzio carico di stupore.
“Kyra,” iniziò Anvin. “Tuo padre non ti permetterà mai…”
“È la mia scelta, no?” rispose lei.
Lui si accigliò e si portò le mani ai fianchi.
“Quello non è un cavallo,” insistette. “È una creatura selvaggia.”
“Ti ucciderà all’istante,” aggiunse Baylor.
Kyra si voltò verso di lui.
“Non sei stato tu a dirmi di fidarmi del mio istinto?” gli chiese. “Bene, questo è ciò che il mio istinto mi dice. Questo animale e io ora ci apparteniamo.”
Il solzor tirò improvvisamente indietro le grosse gambe, calciò contro un altro cancello di legno e fece volare schegge ovunque addosso agli uomini. Kyra era impressionata. Era selvaggio e indomito, magnifico, un animale troppo grande per quel posto, troppo grande per stare in cattività e molto superiore agli altri.
“Perché dovrebbe ottenerlo?” chiese Brandon facendosi avanti e spingendo gli altri da parte. “Io sono più grande, dopotutto. Lo voglio io.”
Prima che lei potesse rispondere, Brandon si fece avanti come per prenderlo. Fece per saltargli in groppa e quando fece così il solzor sgroppò selvaggiamente e lo disarcionò. Brandon volò dall’altra parte della scuderia e andò a sbattere contro una parete.
Allora accorse Braxton, anche lui come per impossessarsene e subito la bestia fece ruotare la testa di lato e gli ferì un braccio con le affilate zanne.
Sanguinante Braxton gridò e scappò correndo dalla scuderia tenendosi stretto il braccio. Brandon si rimise in piedi e lo seguì dappresso mentre il solzor lo mancava per un pelo nel tentativo di morderlo.
Kyra rimase al suo posto, come ipnotizzata, ma in qualche modo senza provare alcuna paura. Sapeva che per lei sarebbe stato diverso. Provava un collegamento con quella bestia, lo stesso legame che aveva con Theo.
Improvvisamente si fece avanti coraggiosamente portandosi dritto davanti a lui, alla portata delle sue fauci letali. Voleva dimostrare al solzor che poteva fidarsi di lei.
“Kyra!” gridò Anvin con voce preoccupata. “Stai indietro!”
Ma Kyra lo ignorò. Rimase lì guardando la bestia negli occhi.
Il solzor ricambiò lo sguardo emanando un sommesso ringhio dalla gola, come se dibattuto sul da farsi. Kyra tremava dalla paura, ma non lo diede a vedere.
Si sforzò invece di dimostrare il suo coraggio. Sollevò lentamente una mano, fece un passo in avanti e toccò il pelo scarlatto. La bestia ringhiò con maggiore vigore, mostrando le zanne, e Kyra poté sentire la sua rabbia e frustrazione.
“Slegatelo,” ordinò agli altri.
“Cosa?” chiese uno degli altri.
“Non è una saggia decisione,” esclamò Baylor con voce colma di paura.
“Fate come dico!” insistette lei sentendo la forza salire dentro di sé, come se la volontà della creatura le passasse attraverso.
Dietro di lei i soldati si affrettarono con le chiavi e aprirono le catene. Per tutto il tempo la bestia non le levò mai gli occhi di dosso, ringhiando come se la stesse chiamando, come per sfidarla.
Non appena si trovò slegata, la creatura pestò le gambe a terra come a minacciare un attacco.
Ma stranamente non fece nulla. Invece continuò a guardare Kyra fissando i propri occhi nei suoi e il suo sguardo di rabbia lentamente si trasformò in un’occhiata di tolleranza. Forse addirittura di gratitudine.
Sebbene leggermente, sembrò abbassare la testa: si trattava di un gesto di sottomissione, quasi impercettibile eppure tale che lei potesse scorgerlo.
Kyra si fece avanti, si tenne alla criniera e con una rapida mossa montò in sella.
Tutti nella stanza sussultarono.
Inizialmente la bestia rabbrividì e iniziò a scalpitare. Ma Kyra sentiva che lo faceva per mettersi in mostra. Non voleva veramente disarcionarla. Voleva solo far capire chi comandava e farla stare sulle spine. Voleva farle sapere che lui era una creatura selvaggia, una creatura che non poteva essere domata da nessuno.
Non ho alcuna intenzione di domarti, disse Kyra con il pensiero. Desidero solo essere tua compagna in battaglia.
Il solzor si calmò, continuando a scalpitare ma non così selvaggiamente, come se l’avesse udita. Presto smise di muoversi, perfettamente immobile sotto di lei, soffiando nei confronti degli altri come a volerla proteggere.
Kyra, seduta sul dorso del solzor, ora calmo, abbassò lo sguardo e osservò gli altri. Un mare di volti scioccati e bocche aperte la guardavano.
Kyra mostrò un largo sorriso provando un enorme senso di trionfo.
“Questo,” disse, “è quello