Peccati Erotici Delle Italiane, Volume I. Giovanna Esse

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Название Peccati Erotici Delle Italiane, Volume I
Автор произведения Giovanna Esse
Жанр Эротика, Секс
Серия
Издательство Эротика, Секс
Год выпуска 0
isbn 9788885356382



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figurati che a casa ho ancora gli operai che montano i mobili, e lunedì dobbiamo già prendere servizio.» Intanto Flora, incurante del tornado che scatenava sempre Franca, continuò metodica le sue operazioni: servì un buon tè per entrambe sul tavolo della cucina e poi raggiunse Nicòle, con una tazza di cioccolata fumante e un piatto di biscotti fatti in casa, che sparirono presto dal vassoio.

      Franca, intanto, era già in piedi, scattata come una molla:

      Â«Dai, sono curiosa di vedere la tua casa!» disse, e intanto indicava segretamente, col mento, sua figlia che, ignara, si era già lasciata rapire dalle immagini. Flora comprese e, con la sua tazza tra le mani, fece strada all’amica verso le scale, che portavano al piano superiore. C’erano due camere e un bagno, molto comodo e spazioso.

      Â«Ma è carinissima: che bella! E queste mattonelle: deliziose. Ti spiace se approfitto?»

      Â«Ma scherzi? Fa come se fossi a casa tua.» rispose l’ospite guardando l’amica che, rapidamente, si abbassò pantaloni e collant, per urinare. «Vengono dall’Italia» continuò Flora, indicando le mattonelle. «Vietri sul Mare, per la precisione; i listoni sono decorati a mano, uno per uno. Piacciono tanto anche a me. Hanno i colori forti che si nascono nei posti in cui il sole è splendente.» Mentre Franca si ricomponeva dandosi una controllata davanti al grande specchio molato, incassato nell’intonaco e circondato da una cornice di ceramiche, Franca si fece più confidenziale nei toni, e raccontò rapidamente le sue ultime peripezie.

      Erano in un momento di sbandamento totale. Il suo compagno, il padre di Nicòle, era stato trasferito in fretta dalla loro città. Lei, per fortuna, aveva trovato impiego, grazie all’aiuto di un collega. Un lavoro da cassiera, e spesso le sarebbe toccato svolgere il turno serale, ma non si lamentava, dopotutto l'importante era avere già un lavoro. Franca amava molto le apparenze e con pochi soldi non sapeva arrangiare… lui aveva altri due figli, frutto del primo matrimonio, ma erano grandi; i giovani si erano trasferiti per necessità, ma presto si sarebbero organizzati per andare a vivere a Parigi, dove avrebbero frequentato l'Università.

      Flora la seguiva quieta, sorbendo il the e cercando di non perdersi, in quelle descrizioni frettolose. L’amica le aveva accennato qualcosa riguardo a un certo “aiuto” su cui contava; stava ad ascoltare attentamente, per capire dove sarebbe andata a parare. Il problema di Franca non era solo pratico: tutta la famiglia stava attraversando un momento di confusione e lei cercava di fare del suo meglio. I figli maggiori, irritati dal trasloco forzato, erano diventati intrattabili. La sua convivenza rischiava di sgretolarsi, a causa di una relazione del marito con una collega; infine, Franca era depressa, e cercava, a sua volta, qualcosa di diverso... Vecchi problemi irrisolti si erano insinuati nella famiglia e ora ne stavano minando i rapporti.

      Â«La piccola è agitata, è nervosa» continuò Franca «e la nostra famiglia è talmente scombinata… Siamo incerti sulle scelte da compiere.» la fissò, «Ecco: vorrei affidarti Nicòle, per il doposcuola, affinché tu possa insegnarle la lingua e aiutarla a passare questo momento così complicato. Naturalmente sarai retribuita. È ovvio! Ti prego, non me la sento di affidarla a un’estranea in un paese che non conosce. Per lei sarebbe solo un ulteriore trauma e, francamente, vorrei evitarlo.»

      Flora la interruppe, alzando decisa una mano:

      Â«Alt, tesoro mio!» intervenne. «Non è una questione di soldi, figurati. Ma ciò che mi chiedi è una grande responsabilità. Cosa ti fa credere, poi, che le maioliche italiane e la cucina in veranda rappresentino il paradiso?» La squadrò quasi offesa. «Anch’io ho una mia vita, sai? Vivo da sola ma non vuol dire che non abbia qualcuno e, soprattutto, anch’io ho i miei problemi, purtroppo.» E il suo viso si ammantò di una delicata tristezza. I loro occhi s’incrociarono. Flora sorrise, rivedendo lo sguardo sparuto di Franca; sembrava lei la bambina confusa, adesso.

      Â«Oh, insomma» disse infine risoluta. «Va bene! Facciamo una settimana di prova, ok?» Franca annuì, aveva la stessa aria di un cane che scodinzola.

      Â«Però voglio sapere con precisione i giorni in cui la ragazza verrà da me. Posso riceverla dalle tre. Non prima. Sono impegnata col lavoro e altro… e la sera, a casa, per le venti!»

      Più tardi, da sola nel lettone, Flora a occhi chiusi tornò con la mente alle emozioni che le aveva suscitato l’incontro con la giovane Nicòle. Le forme acerbe, i seni piccoli e, di certo, duri come il marmo...

      A quel punto, i suoi pensieri si illanguidirono, immaginando il fiore acerbo, che la giovane custodiva. Avrebbe pagato per poterlo almeno ammirare, odorare, ma non poteva che restare un sogno. I suoi pensieri, però, diventavano sempre più lascivi, nonostante gli sforzi per distogliere la mente. Allora le immagini, che in quel momento creava con la fantasia, si confusero con i ricordi del passato. Il volto della giovane si sovrappose a quello della madre, quando era giovane e fresca. La rivide, mentre abbassava la testa, dai capelli fluenti, e si tuffava sul suo corpo, odoroso di puro piacere. La lingua di Franca la cercava, allora, insaziabile. Ricordò tutte le volte in cui aveva ricambiato quell’esasperante frugare, con la bocca, negli spazi segreti dell’altra. Il corpo, sognato, di Franca giovane, nell’eccitazione che si era impadronita di lei, si confondeva con quella di un’altra. Una donna sconosciuta dai contorni indefiniti, illuminata da una luce dietro le spalle, che ne occultava i lineamenti. Poco dopo, però, fresca come fosse rorida di rugiada, appariva l'innocente visione di Nicòle.

      Ansando e grondando la donna raggiunse un piacere languido e intenso che, invece di appagarla, la turbò e la lasciò sul letto, piena di rinnovata sete.

      3 - Nel meraviglioso mondo della fata di ferro

      (Fiaba)

      La Fata di Ferro aveva una casa che solo nel mondo delle fiabe era possibile immaginarsi. La giovane principessa si era presentata a lei, armata solo dell’innocenza, della voglia di vivere e delle sue paure. Aveva vissuto troppo tra gli echi misteriosi del bosco, cercando la forza per vincere le incertezze; aveva provato su di sé il peso opprimente dell’indifferenza. Ora, tutto questo, si contrapponeva all'ambiente fantastico che l’aspettava.

      Da subito era stata accolta come la più bella delle principesse: le miscele di cacao più esclusive arrivavano da ogni parte del mondo per confezionare le sue cioccolate, mentre biscotti, marzapane e miele di giuggiole, non mancavano mai, all'ora della merenda.

      La Fata di Ferro era intransigente: prima di tutto bisognava fare i compiti; ma poi, come d’incanto, quelle volavano in fretta. Era bello persino studiare se il premio era un sorriso affabile e complice della fata. La giovane faceva del suo meglio per collezionare buoni voti, per non interrompere quel connubio felice.

      La Fata di Ferro si dimostrò la migliore delle amiche e la più fidata. Bellissima, grande, prosperosa; indossava sempre vestiti colorati e allegri: un vero e proprio inno alla gioia. Aveva mille abiti, tutti troppo corti per nascondere le sue grosse gambe burrose; tutti troppo stretti per contenere i seni gonfi o le natiche tonde.

      Nella casa della Fata tutto era a disposizione e non c’era altro da fare che essere felici. La padrona di casa aiutava Alba nelle scelte senza prevaricare, condivideva le sue idee, la consigliava, e la ragazza non trovava da obiettare ai suoi pareri sussurrati, anzi: pendeva dalle sue labbra. La cosa incredibile era ricevere tutta la sua attenzione, incondizionatamente.

      Nulla, in quella casa. contava più della principessa; per la Fata di Ferro il centro dell’universo, era Alba e tutto ciò che lei diceva era interessante, unico e prezioso.

      Stava con piacere nella sua famiglia, ma intanto, non vedeva l’ora di correre via… il mondo delle fiabe l’attendeva e non vedeva l'ora di poter ritornare nella casa alla fine del sentiero, tra le buganvillee e gli oleandri, colorati e velenosi. Ogni giorno la principessina si sentiva più grande e più forte; ogni giorno correva