Salire In Alto. Guido Pagliarino

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Название Salire In Alto
Автор произведения Guido Pagliarino
Жанр Поэзия
Серия
Издательство Поэзия
Год выпуска 0
isbn 9788873041085



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verdina

      arresa all’aria di lontane tepide

      fragranze e porta il dono

      d’incognita sapienza.

      I rami dell’arbusto, per il resto

      ancora spogli,

      scheggiano il cielo come un quadro astratto,

      sono rune, messaggio

      d’un primo bene che non si distrae

      nella spirale del D.N.A.,

      perenne amore.

      SOGNO DELLA PARTITA DI BOCCE

      (Kénosis)

      Chi sa dove, su un campo di bocce.

      Non un murmure, l'aria ferma; solo.

      Alberi secchi torno a quel rettangolo

      e le bocce sul campo.

      Poi si leva una brezza dolcissima

      e gli alberi han le foglie, chi sa come.

      Mi volto e vedo Cristo.

      Dice: “Giochiamo?”.

      Io, che non so il gioco,

      rimango muto.

      â€œSu, forza!” ...e iniziamo.

      Lui tira, io tiro e, strano,

      facilmente faccio punti su punti,

      e Dio pure, s'intende;

      e siamo pari, a me l'ultimo tiro:

      boccia... boccia... bocciaAA! Mia, la partita.

      Lui mi sorride di felicità.

      STELLA CENTRALE

      Il sole inammirabile

      che illuminava le solite cose

      del dì sfuggente

      s'è appena spento dietro all'orizzonte

      lasciando un'effusione

      d'arancio e cremisi

      e una stella centrale;

      e volta a quella gocciola di luce,

      nella quiete improvvisa,

      la mente, luminosa più del sole,

      per grazia accoglie l'universo intero.

      ALBA E AURORA DI PASQUA

      Anzi al Sepolcro

      celato ancora, un tremolo

      di pettirosso...

      Gloriosamente,

      il dovere compiuto,

      chi sa con che sollievo

      e dolcezza di carne,

      semplicemente piega il proprio panno

      e ripone il sudario,

      lascia ordinatamente

      le reliquie giacenti,

      umilissimo segno

      per chi, vedendo, crederà col cuore.2

      ...alto al silente

      sepolcro vuoto, il trillo

      del pettirosso.3

      'STA CULTURA

      Che sarà ’sta cultura? Aver misura

      della luna e del pozzo,

      sapere un po’ di tutto?

      Che l’occaso è il tramonto,

      che il vitello tonnato vuole il tonno,

      che la nevrosi ha origine nel fallo,

      ch' “è un poveretto chi non fece Il Classico”,

      che “ormai la Chiesa vive nel Giurassico”...

      O non sarà sapere senza fallo

      tutto su un’arte o su una scienza?

      Tutto sulla pittura

      o sulla storia della tortura

      o sopra le credenze popolari

      e sopra Il Capitale,

      avere le ricette

      di società perfette

      e saper tutto attorno alla pazzia…

      O… non sarà com’è ogni parola,

      un’etichetta a ciò che si conviene?

      e se è così vi dico, e se va bene

      per voi, che la cultura

      Ã¨ cercare continuamente,

      per potere imparare

      che si sa quasi niente.

      SIMPATICA ESERCITAZIONE PER UTOPISTA

      Fai da te:

      Sul foglio fa' un quadrato e a ogni angolo

      segnane un altro prolungando i lati,

      identico, ritaglia piega e unisci

      quei lati con lo scotch (quello adesivo)

      e fai con quelle cinque facce un cubo

      dalla forma perfetta

      (se non guardi, ovviamente,

      dal lato ove s'affaccia

      l'incolmabile vuoto).

      Ripetere più volte finché c'è

      nastro adesivo e carta.

      Così sei diventato

      un esperto del cubo.

      Passa all'impresa grande: adesso ruba

      nove cubi di legno a qualche pargolo

      e con calma li attacchi uno alla volta

      (colla colla stavolta)

      ciascheduno al suo spigolo

      paralleli e simmetrici;

      poi piega come hai fatto con la carta

      (per i dettagli ingegnati)

      e se guardi davanti

      (dietro, logicamente,

      manca anche qui qualcosa, e di preciso

      un cubo e zero-otto)

      vedrai la forma cronologica

      del cubo

      assolutamente divina,

      cubo passato e futuro e, MARAVIGLIA!

      la mai prima fissata

      derivata del tempo,

      finalmente afferrabile

      immagine presente.

      RIFORME

      I

      Senti una cosa:

      a fine giorno, a cena, è meglio un uovo

      o un gran fritto di petali di rosa?

      II

      Rifar la società?

      Ma meglio non sarà, mia cara gente,

      di