Название | Gioia! |
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Автор произведения | Annie Vivanti |
Жанр | Любовно-фантастические романы |
Серия | |
Издательство | Любовно-фантастические романы |
Год выпуска | 0 |
isbn |
Viviana fu oggi da me per pochi istanti. Era strana. Mi fissava con uno sguardo di fuoco e un sorriso di gelo. Mi disse che Clerici era di fuori in automobile. D'improvviso mi ha domandato:
– Per quanto tempo m'amerai?
Io risi.
– Hai forse qualcuno che aspetta il suo turno?…
– Rispondi! – fece lei colle labbra strette.
Allora le presi le due mani:
– Per sempre.
– Uh, che orrore! – esclamò con una risata cinica. – Non voglio. Voglio essere amata per poco tempo.
– Perchè? perchè?
– Perchè.... le cose lunghe diventano serpi! – mi disse lei.
E mi lasciò.
Più conosco le donne e meno le comprendo.
Sincera! Volevo essere sincera con lui. Ma qual'è la donna che può essere sincera con un uomo?
È nostro destino mentire, mentire sempre. Mentire all'uomo, per non perderlo, quando non lo si ama.... Mentire, mentire mille volte di più, per non perderlo, quando lo si ama!
Se ad Andrea io svelassi tutto il mio cuore, se gli gridassi sul viso: – Ti amo! Ti amo! Non posso più vivere così.... Portami via, tienimi con te per sempre!… oppure, dammi la morte! Fa ch'io piombi dal tuo abbraccio nel Nulla! – egli mi guarderebbe stupito con quei begli occhi tranquilli e profondi, e penserebbe con un lieve senso di noia e di stanchezza: – Mio Dio! Come è eccessiva ed esaltata questa donna!
Non è così fatto il cuore degli uomini? L'eccessiva passione, l'esaltazione del desiderio, la dedizione completa, invece di avvincerli li allontana.
Mio caro,
Impossibile vederti questa sera. Vado al Regio con Oldofredi a udire il concerto di musica boema. Tu sai quanto adoro la musica.... in ispecie quella boema.
A meno che ciò ti dispiaccia?…
Strano questo bisogno che hanno le donne di correre di qua e di là coll'uno e coll'altro....
Probabilmente se io la pregassi di non andare, mi troverebbe geloso e tirannico e mi prenderebbe in odio.
Amor mio,
Nulla di ciò che a te piace può dispiacere a me.
No. Nel cuore della donna l'amore non è la gioia: è lo strazio, è lo struggimento, è una fosca e frenetica disperazione senza ragione e senza rimedio.
Non c'era concerto al Regio iersera. Egli avrebbe potuto accertarsene, guardando il giornale. Poteva telefonarmi; accorrere, protestare, pregare; poteva rimproverarmi, ingiuriarmi, insultarmi.
Niente! Si è rassegnato. Come la sua statua, la sua aborrita e orrenda statua: «la Rassegnazione che sorride al Dolore».
Io odio la Rassegnazione. Odio la gente che si rassegna. Odio le statue. Odio tutto.
Il modello in creta di «Gioia» è terminato. È indubbiamente ciò che di meglio ho fatto finora.
Melzi mi fa osservare che dico sempre questo di ogni mio lavoro più recente.
Sarà così.
Tuttavia «Gioia» mi sembra senza contestazione il mio capolavoro.
Viviana ne sarà felice.
Vorrei morire! morire subito, fulminata ai suoi piedi! Non posso più vivere, non posso più mentire. Non posso più sorridere colla Tigre che mi sbrana e mi dilania. Non penso più che alla morte, al silenzio, alla pace, all'oblio.
Esco sul balcone e guardo il fiume che scorre calmo e lucente sotto alle mie finestre. Perchè non correrei fuori nel grigio crepuscolo e mi lascerei scivolare giù in quell'argentea profondità? Dopo un breve attimo di terrore, di soffocazione, di disperata lotta, calerei lentamente al fondo, e vi giacerei immobile, calma e placata, colla fronte al cielo.... E le tranquille acque mi scorrerebbero sul viso.
Oh, dolce giacere immobile e supina sotto quel liquido e mobile frescore! oh, dolce sentire l'acqua scorrere sopra il mio viso!…
Perchè non morire?… O allora.... dirgli tutto?
Ho deciso di concorrere per la Fontana Monumentale di Piazza Solferino.
Gli ho detto tutto. Tutto!
Gli ho detto: – T'amo troppo. Soffro troppo. Voglio lasciarti.
– Ma perchè soffri? Non t'amo forse? non t'amo? – mi chiedeva lui smarrito.
– Sì, sì! m'ami! – E gli accarezzavo i capelli, mentre dentro la tigre mi lacerava e mi sbranava.
Allora egli mi è caduto ai piedi. – Dimmi che cosa debbo fare! Che cosa vuoi che faccia? Io non ti capisco. Non so perchè soffri, non so perchè dici che ti rendo infelice.
– Non lo so neppur io, – risposi singhiozzando.
Allora egli mi chiuse tra le braccia come fossi una bambina. – Vuoi che lasciamo tutto? Vuoi venir via con me? Vuoi?… Vuoi che si vada lontano dove nessuno ci conosce a vivere insieme per sempre?
Mio Dio, mio Dio! Vi ringrazio.
Partire con lui!… Andare lontano, dove nessuno ci conosce! Vivere insieme!… per sempre!…
La tigre è morta.
«Alea jacta est». Partirò con lei.
Sarà quel che sarà.
Come sono felice! Come sono felice!
Forse non è tanto il pensiero della fuga con lui, della vita con lui, che mi esalta, ma il fatto ch'egli lo voglia.
Una immensa tranquillità, una pace blanda è scesa sulla mia anima e quasi non riesco a comprendere e a ricordare le turbolenti angoscie dei giorni passati. Perchè soffrivo tanto? Non lo so più.
Oldofredi, il pittore, è venuto a trovarmi oggi e mi ha guardata stranamente. – Che cosa avete? – mi ha chiesto. – Come siete translucente e raggiante! – Indi ha soggiunto: – E perchè non lavorate? Perchè non scrivete più?… Badate che l'ingegno non è un dono, ma una responsabilità. L'ingegno è un debito da pagare, è un dovere da compiere; non è un fiore da puntarsi nei capelli!
Io sospirai. – Lo so, lo so; ma che volete? Una donna non può scrivere se non è innamorata. E quando è innamorata.... non può scrivere!
– Forse è vero, – disse Oldofredi colla sua voce un po' cavernosa. – Ma vi è un momento, momento fugace, effimero, evanescente, tra un amore che sta per tramontare e un amore che sta per nascere, in cui può fiorire il capolavoro. State in attesa, o Viviana! di quel momento fatale e vitale. E non lasciatelo passare invano.
Rimettermi a scrivere? Creare un capolavoro? Ah, lo vorrei!
È vero. – L'ingegno non è un fiore da puntarsi nei capelli!…
Più ci penso e più mi afferra la febbre della partenza, mi appassiona l'idea di lasciare dietro di me il passato, e slanciarmi nell'avvenire. Ciò che da principio mi spaventava, mi pareva una follia quasi colpevole, quasi imperdonabile, mi sembra ora l'unica cosa giusta e grande e felice ch'io abbia concepito mai, ch'io possa realizzare mai.
E perchè no? Sono un artista, dunque sono libero. Dovunque io vada porto le mie due mani con me; porto con me i miei occhi e la mia anima; e porto con me Viviana, ispirata e ispiratrice.
Partire! partire con lei! Ricominciare la vita in un paese nuovo, ignoto, vasto, generoso; lavorare, sostenuto dal meraviglioso amore di quella creatura meravigliosa!
Partire!…