Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon

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Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5
Автор произведения Edward Gibbon
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a' suoi occhi il carattere di giustizia.

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Il vero tempo della sua morte è oscurato da varie difficoltà: (Tillemont Mem. Eccl. Tom. VIII. p. 719-723). Ma la data del 2. Maggio 373., che sembra più coerente all'istoria ed alla ragione vien confermata dall'autentica vita di lui. Maffei Osservaz. Letterar. Tom. III. p. 81.

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Vedi le osservazioni del Valesio e Jortin (Rifles. sull'Istor. Eccl. Vol. IV. p. 38.) sopra la lettera originale d'Atanasio conservataci da Teodoreto (l. IV. c. 3). In alcuni manoscritti vien tralasciata quell'imprudente promessa, forse dai Cattolici gelosi della fama profetica del loro Capo.

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Atanasio (ap. Teodoret. l. IV. c. 3) magnifica il numero degli Ortodossi, che riempivano tutto il Mondo; παρέξ ὸλὶγων των τα Αρεὶ ου Φρονουντὦν; eccettuati alcuni pochi seguaci della dottrina d'Arrio. Quest'asserzione fu verificata nello spazio di 30. o 40. anni.

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Socrate (l. III. c. 24.) Gregorio Nazianzeno, (Orat. IV. p. 131), e Libanio (Orat. parent. c. 148, p. 369) esprimono i viventi sensi delle rispettive loro fazioni.

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Temist. Orat. V. p. 63-71, edit. Harduin. Paris 1684. L'Ab. della Bleterie giudiziosamente osserva (Hist. de Jovien Tom. II. pag. 199.) che Sozomeno ha passato in silenzio la general tolleranza, e Temistio lo stabilimento della religione Cattolica. Ciascheduno di essi ha voltato l'occhio lungi da quell'oggetto, che non gli piaceva, ed ha procurato di sopprimere quella parte dell'editto, che secondo la propria opinione, era meno onorevole all'Imperator Gioviano.

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Οι δε Αντίοχεις ουκ ηδεως δὶεκειντο πρὸς ὰυτὸν, ὰλλ’έπεσκωπτον ὰυτὸν ωδαὶς καὶ παροδὶαις καὶ καλουμενοις Φαμωσοις: E quelli d'Antiochia non si portavan piacevolmente verso di esso: ma l'insultavano con canzoni, con motti satirici, e con quelli che chiaman libelli famosi. Giovanni Antioch. in Excerpt. Valesian. p. 845. Possono ammettersi le satire d'Antiochia anche su debolissime prove.

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Si paragoni Ammiano (XXV. 10.) che omette il nome dei Batavi, con Zosimo (l. III. p. 197.) che trasferisce la scena dell'azione da Reims a Sirmio.

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Quos capita scholarum ordo castrensis appellat. Ammiano XXV. 10, e Vales. ib.

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Cujus vagitus pertinaciter reluctantis, ne in curuli sella veheretur ex more, id quod mox accidit, protendebat. Augusto ed i Successori di lui avevan chiesta rispettosamente la dispensa dell'età per li figliuoli o nipoti, che avevano innalzati al Consolato. Ma la sella curule del primo Bruto non era mai stata disonorata da un bambolo.

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L'Itinerario d'Antonino pone Dadastana distante 125 miglia da Nicea, e 117 da Ancira (Wesseling. Itinerar. p. 142). Il Pellegrino di Bordò, tralasciando alcune fermate, riduce tutto quello spazio da 242 a 181 miglia: Wesseling. p. 574.

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Vedi Ammiano (XXV. 10.) Eutropio (X. 18.), che potè per avventura trovarsi presente, Girolamo (Tom. I. p. 26. ad Heliodorum), Orosio (VII. 31), Sozomeno (l. VI. c. 6), Zosimo (lib. III. p. 197. 198.) e Zonara (Tom. II. l. XIII. p. 28. 29). Non può sperarsi un perfetto accordo fra loro, nè staremo a discutere le minute differenze che vi si trovano.

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Ammiano, dimenticatosi del solito suo candore e buon senso, paragona la morte dell'innocente Gioviano a quella del secondo Affricano, che aveva eccitato i timori e lo sdegno della fazion popolare.

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Grisostomo Tom. I, p. 336. 344. Edit. Monfaucon. L'oratore Cristiano procura di confortare la vedova con esempi d'illustri avversità; ed osserva che fra nove Imperatori (includendovi Gallo Cesare) che avevan regnato al suo tempo, due soli (Costantino e Costanzo) eran morti di morte naturale. Tali vaghe consolazioni non hanno mai servito ad asciugare una lacrima.

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Sembra, che dieci giorni difficilmente potessero esser sufficienti per la marcia e per l'elezione. Ma possiamo osservare in primo luogo, che i Generali potevano ordinar l'uso speditivo delle pubbliche poste, per se stessi, per i loro famigliari e per i messaggi; secondariamente, che le truppe marciavano, per comodo delle città, in più divisioni; e che la fronte della colonna poteva essere a Nicea, quando la retroguardia trovavasi ad Ancira.

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Ammiano XXVI. 1. Zosim. l. III. p. 198. Filostorg. l. VIII. c. 8. e Gotofred. dissert. p. 334. Filostorgio, il quale pare che avesse delle importanti ed autentiche notizie, attribuisce la scelta di Valentiniano al Prefetto Sallustio, al Generale Arinteo, a Dagalaifo Conte dei domestici, ed al patrizio Daziano, le pressanti raccomandazioni dei quali da Ancira ebbero una grande influenza nell'elezione.

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Ammiano XXX. 7. 9. e Vittore il giovane hanno somministrato il ritratto di Valentiniano, che dee naturalmente precedere ed illustrare l'istoria del suo regno.

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In Antiochia, dove era obbligato a seguire l'Imperatore nel tempio, ei percosse un sacerdote, che avea preteso di purificarlo coll'acqua lustrale. Sozomeno l. VI. c. 6. Teodoreto l. III. c. 15. Tal pubblica provocazione poteva convenire a Valentiniano; ma essa non dà luogo all'indegna accusa del filosofo Massimo, che suppone qualche più privata ingiuria. Zosimo l. IV. p. 200, 201.

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Socrate l. IV. Da Sozomeno (l. VI. c. 6.) e da Filostorgio (l. VII. c. 7. con le Dissertazioni del Gotofredo p. 293) vi si interpone un precedente esilio a Melitene o nella Tebaide. (Il primo potrebbe esser vero).

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Ammiano, in una lunga ed inopportuna digressione (XXVI. 1. e Vales. iv.) inconsideratamente suppone d'intender egli una questione astronomica, della quale i suoi lettori siano all'oscuro. Essa è trattata con più giudizio, ed a proposito da Censurino (De die Natal. c. 20.) e da Macrobio (Saturnal. l. I. c. 12-16). Il nome di bisestile, che indica l'anno di cattivo augurio (Agostino ad Januar. Epist. 119.) è nato dalla ripetizione del giorno sesto avanti le calende di Marzo.

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Il primo discorso di Valentiniano è pieno in Ammiano, (XXVI. 2.) conciso e sentenzioso in Filostorgio (l. VIII.).

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Si tuos amas, Imperator, optime, habes fratrem: si Rempublicam, quaere quem vestias: Ammiano XXVI. 4. Nella division dell'imperio, Valentiniano ritenne per sè quell'ingenuo Consigliere (c. 6.).

27

In Suburbano Ammiano XXVI. 4. Il famoso Hebdomon, o campo di Marte, era distante sette stadj, o sette miglia da Costantinopoli. Vedi Vales. ed il suo fratello. Iv. e Ducange Const. l. II. p. 140, 141, 172, 173.

28

Participem quidem legitimum potestatis; sed in modum apparitoris morigerum, ut progrediens aperiet textus. Ammiano XXVI. 4.

29

Nonostante la testimonianza di Zonara, di Suida, e della Cronica Pasquale, il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 671.) brama di non dar fede a questi racconti sì vantaggiosi per un Pagano.

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Eunapio celebra ed esagera i patimenti di Massimo (p. 82. 83). Egli confessa però che questo Sofista o mago, reo favorito di Giuliano, e personal nemico di Valentiniano, fu rilasciato libero, mediante il pagamento d'una piccola multa.

31

Il Tillemont (Tom. V. p. 21.) ha esaminato e confutato quelle illimitate asserzioni di general disgrazia che si trovano app. Zosimo l. IV. p. 201.

32

Ammiano XXVI. 5.

33

Ammiano dice in termini generali, subagrestis ingenii, nec bellicis, nec liberalibus studiis eruditus: Ammiano XXXI. 14. L'oratore Temistio,