Название | Una donna |
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Автор произведения | Bracco Roberto |
Жанр | Зарубежная драматургия |
Серия | |
Издательство | Зарубежная драматургия |
Год выпуска | 0 |
isbn | http://www.gutenberg.org/ebooks/37935 |
No, non ti rimprovero… Tutt'altro! (Le bacia i capelli.)
(gli si volta con le lagrime agli occhi) Mario mio…
Tu mi lascerai… Tu devi lasciarmi: lo comprendo.
No…
Devi lasciarmi.
Ma io ti voglio bene! Mario, credimi. Te lo dico… semplicemente: io non potrei più vivere senza di te.
Ti sembra così… perchè ora non vedi che me, perchè ora eviti qualunque tentazione, perchè vivi isolata: tutta la tua vita è concentrata nella mia persona, e tu dimentichi perfino che ci sono al mondo tanti altri uomini, sì, tanti altri uomini migliori di me, meno noiosi, più attraenti, più intelligenti… (Concitandosi) Ma se questi uomini ti stessero un po' attorno, tu, pure essendo buona come sei, pure amandomi come mi ami, cominceresti a fare dei confronti e cominceresti a comprendere di nuovo che il bacio che ti do io non vale più di quello d'un altro. Grado grado, ti persuaderesti di essere vittima di una fissazione, d'un equivoco… e – anche prima di lasciarmi – mi tradiresti…
(di scatto) Mai!.. Questi altri uomini, che dici tu, io li ho conosciuti, io me li ricordo: li incontro ancora, talvolta, per la strada… E li faccio sempre i confronti, e non mi riesce di trovarne uno che mi paia migliore del mio Mario. E poi, me li figuro vicino a me, desiderosi di me… (con evidenza) e, al solo pensiero di averne un bacio, io provo disgusto, io sento ribrezzo… Come potrei dunque tradirti?.. Non è già che io pretenda d'essere una donna virtuosa… Non ho nemmeno un'idea chiara di ciò che sia la virtù… Ma non saprei, non saprei più subire nessun fastidio del cuore e del senso. E dimmelo tu: – questo disgusto, questo ribrezzo, quest'impossibilità, completa, assoluta, di tollerare, da che ho conosciuto te, sinanche un bacio, un semplice bacio, d'un altro uomo, che cosa significa? È la virtù?.. o è il vizio?.. È un bene?.. o è un male?.. Io non lo capisco. Ma capisco – ed è certo – che solamente tu mi sei piaciuto e solamente tu mi piaci, e che tua, tutta tua, esclusivamente tua posso e voglio essere.
(commosso) Clelia! Clelia!
(con amorevole abbandono) Mi hai trasformata…
Clelia mia, ti ringrazio… (La bacia.)
(Tutti e due si calmano. Mario si stacca da lei rincorato, svelto, arzillo e va a prendere il cappello e il quadretto.)
(scontenta) Che fai! Mi lasci proprio adesso?
Sì, ti lascio proprio adesso, perchè adesso mi sento benone, pieno di coraggio… Ho una buona speranza… Mi pare che tutto ciò che tenti adesso mi debba riuscire… Ho qui un piccolo capolavoro… (Mostra il quadretto avvolto in una carta.)
Lasciami vedere…
È una testina: pare il ritratto d'una scimmia. Ma ho appuntamento con la cima degli imbroglioni: un mezzano d'arte apocrifa. E, perbacco, oggi stesso quello lì mi farà trovare… il compratore americano!
Lasciami vedere..
(allegro) Ti farò vedere… il biglietto rosso. Ahi ah! ah! Arrivederci, (l'abbraccia e bacia) arrivederci, cuor mio, Cosuccia mia, tutta mia, solamente mia…
(ansiosa e triste) Non te ne andare ancora… Aspetta… Mi sembra così brutto che tu te ne vada ora che la tristezza è passata…
Va là, che voglio profittare di questo lampo… di genio! Vado e torno presto. (Via di corsa chiudendo l'uscio.)
(sùbito lo riapre, chiamando Mario come se avesse bisogno urgente di trattenerlo) Mario!.. Mario!.. (Tra sè) Ih! come corre!.. (Senza chiudere l'uscio, si accascia sulla sedia presso la porta.)
(si sente male; le manca il respiro; è abbattuta.)Ahi!.. Ahi!.. (S'alza, va fino alla tavola apparecchiata, e beve avidamente il vino già versato nel bicchiere. Quindi, respira come si sentisse meglio. – Resta assorta, in piedi, con le spalle voltate alla porta.)
(entra, non vista, circospetta) Io sono qui.
(voltandosi) Hai venduto l'abito?
Ma che abito!! (Sempre guardinga) Ero abbasso a far la spia. Appena il signor Mario è uscito, io ho infilato il portone. Non sono sola. C'è per le scale il signor Carsanti.
(scattando con violenza) E chi t'ha dato il permesso di condurmi questo seccatore?
Nessuno! E se dovevo aspettare che me lo deste voi il permesso, sarei stata fresca! (Umilissima)Ma quel poveretto mi ha tanto pregata, che io ne ho avuto pietà. E poi non è un appestato, che diamine! Almeno state a sentirlo per cinque minuti. Non vi costa niente. E diteglielo voi stessa in faccia un bel no come glie lo avete mandato a dire tante volte per mezzo mio… E allora se ne persuaderà e lascerà in pace voi e me. (Esplodendo)Oh! io sono stanca di andare e venire ogni giorno inutilmente! (Mutando tono) Lo posso fare entrare?
Bada che lo tratto male!
Trattatelo come volete: io me ne lavo le mani. (Corre verso la porta.)
No, Angiolina: ti proibisco…
Meglio levarselo d'attorno una volta per sempre. (Sull'uscio, a voce bassa) Ehi, ehi, signor Carsanti…
«Ti proibisco» dico!..
(senza darle retta) Signor Carsanti, favorite… favorite… La signorina ha acconsentito a ricevervi…
(non ha l'energia di ribellarsi, ed esclama quasi tra sè:) Bugiarda!
(facendo strada a Carsanti) Avanti… Avanti…
(si concentra nella rabbia e nella debolezza.)
(chiude l'uscio non appena Carsanti è entrato.)
(timidamente) Grazie d'avermi finalmente concesso…
(severa) Non c'è da ringraziarmi, perchè non ho concesso nulla. Ho tollerato che voi entraste soltanto per dirvi… per pregarvi di non importunarmi più.
(paziente e galante) È dunque un odio?
Ma che cosa ho fatto io per essere da voi odiato?.. In altri tempi, una persona come me non sarebbe stata odiata da voi: anzi voi l'avreste accolta con cortesia, con molta cortesia…
(crudamente) Che ne sapete voi?..
Suppongo.
Non avete il dritto di fare delle supposizioni sul conto mio.
Perdonate… Non ho la menoma intenzione di offendervi, nè d'irritarvi…
E allora perchè siete venuto mio malgrado?
Perchè… ho avuto in mente di fare una buona azione.
Quale?
(sempre timidamente)