Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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rimanersi per un po' di stizza; e che nissuna cosa più grata gli poteva accadere, che l'occasion di menar le mani, si acconciò cogli altri, ed acconsentì, quantunque cosa molto ostica gli paresse, a porsi sotto i comandi dell'Allen. Ponevano le scolte in su tutte le vie per impedire, non trapelasse qualche fumo della loro venuta a Ticonderoga. Arrivavano di notte sulla riva del lago Champlain opposta a Ticonderoga. E siccome la principale speranza di fornire quest'impresa era riposta nella prestezza, superate tosto le difficoltà del tragitto, Allen e Arnold pigliavan terra dall'altra parte vicino al Forte. Si spinsero avanti l'uno e l'altro, ed in sul far dell'alba vi entrarono. Procedendo per la strada coperta, arrivarono sulla spianata. Quivi gridarono ad alta voce gli evviva loro, e menarono gran gazzarra. Il presidio che dormiva, risvegliatosi, trasse. Ne seguì una baruffa coi calci degli archibusi e colle bajonette. Escì fuori il comandante del Forte, ed Easton avendogli detto, che egli era prigioniero dell'America, non la sapeva capire, e andava dicendo: che vuol dir questo? Deposero le armi, e tutto fu posto in potestà dei vincitori. Si trovarono in Ticonderoga da 120 pezzi d'artiglierie di bronzo da sei a ventiquattro libbre di palla, parecchj obici e bombarde, palle e bombe di ogni maniera, ed ogni sorta di munizioni. Essendo poscia le genti, che erano rimaste sull'altra riva, traghettate e congiuntesi colle prime, se ne mandò tosto una parte alla volta di Crown-Point, perchè se ne impadronissero, dove vi era un presidio di pochi soldati. La cosa riuscì facilmente. Vi si trovarono meglio che cento bocche di artiglierie.

      Ma l'impresa degli Americani non sarebbe stata compita, se non ottenevano essi soli il dominio del lago. La qual cosa non potevano sperare, fintantochè non si fossero impadroniti di una corvetta da guerra, che gl'Inglesi tenevano presso il Forte di San Giovanni. Determinarono di armare un grosso giunco, al quale essi danno il nome di Schooner, di cui avrebbe avuto il comando Arnold, mentrechè Allen avrebbe condotta la gente sulle piatte, che servono ad uso di navigare su quei laghi. Soffiando il vento da ostro, la nave di Arnold lasciò dietro di sè le piatte, e sopraggiungendo all'improvviso sulla corvetta, il comandante della quale a tutt'altro pensava, fuori che a questo, Arnold se ne fece padrone. E come se il cielo volesse con un evidente segno dar favore a queste prime fazioni degli Americani, il vento, che poco prima spirava dall'ostro, trapassò repentinamente a tramontana, ed in men, che non fa un'ora, se ne tornava Arnold sano e salvo colla corvetta predata, e col suo giunco a Ticonderoga.

      Lo stesso evento sortirono le cose degli Americani a Skeenesborough, essendosi insignoriti di questa Fortezza, ed avendo acquistato molte minute artiglierie, che si trovavan dentro, e fatto prigioniero il presidio. Allen, essendosegli in tal modo arrese le Fortezze, vi pose presidio di soldati, e vi deputò per castellano Arnold. Ei se ne tornò nel Connecticut. Questo esito ebbe la prima impresa tentata dagli Americani sui confini loro settentrionali. Essa è stata di somma importanza, e sarebbe anche stata in progresso di maggiore per la somma di tutta la guerra, se queste Fortezze, che sono lo scudo e l'antemurale delle colonie, fossero state ne' tempi che seguirono, con eguale prudenza e valore difese, coi quali state erano acquistate.

      Ma presso a Boston le cose andavano molto strette. Gli Americani ponevano ogni industria, per impedir le vettovaglie agl'Inglesi, e questi ogni sforzo facevano per procacciarsene. Il che dava luogo a frequenti abboccamenti tra l'una parte e l'altra. Uno di questi, che fu uno dei più grossi, successe intorno le isole di Noddes e di Hog, poste tutte a due nella cala di Boston a greco di questa città, la prima rimpetto a Winnesimick, e la seconda rimpetto e vicino a Chelsea. Essendo queste due isole abbondanti di strame e di bestiami erano di molta utilità agl'Inglesi, i quali vi andavano spesso a foraggiare. I provinciali determinarono d'impedirgli, portando via i bestiami, e distruggendo quanto strame potessero. La qual cosa mandarono ad effetto, non però senza gran contrasto dalla parte dei regj. I provinciali vennero di nuovo sopra l'isola di Noddes, e predarono molto bestiame sì grosso che minuto. L'istesso operarono alcuni giorni dopo in su quelle di Pettick e di Deer. In tutti questi fatti dimostrarono gli Americani grandissimo ardire, ed in maggior confidenza entrarono di sè stessi. La guernigione di Boston, che già pativa di viveri, ne pruovò un incomodo ed un danno gravissimo.

      Queste fazioni furono annunziatrici di un'altra di troppo maggior momento, che seguì pochi giorni dopo. Erano arrivati in Boston gli ajuti dall'Inghilterra, i quali col presidio formavano in circa un esercito di dieci in dodicimila soldati, tutta buona e fiorita gente. Eranvi medesimamente giunti tre generali di buon nome, e questi erano Howe, Clinton e Burgoyne. La contenzione degli animi e l'aspettazione erano grandissime da ambe le parti. Gl'Inglesi ardevano di desiderio di levarsi dal viso la macchia di Lexington, non potendo tollerare nelle menti loro, che gli Americani avessero le spalle loro vedute. Non potevano pensare senza sdegno, che i soldati del Re britannico, i quali avevano dato tanti esempj di valore, fossero ora dentro le mura di una città strettamente assediati. Volevano ad ogni modo con qualche bel tratto mostrare la superiorità loro sopra le bande raunaticce degli Americani non essere una vana credenza. Bramavano soprattutto di por fine con una rilevata impresa a questa vituperosa guerra, soddisfacendo ad un tempo alla gloria loro, all'aspettazion della patria, agli ordini, ai desiderj ed alle promesse dei ministri. Del che sovrastava loro anche una stretta necessità pel difetto delle vettovaglie, che ogni dì diventava maggiore, e sarebbe fra poco tempo divenuto intollerabile. E se pure dovevano nell'impresa lasciar la vita, amavano meglio morire di ferro che di fame. Da un altro canto non erano gli Americani meno cupidi di venirne ad un giusto cimento, sperando dalle già fatte cose e dalla fidanza nuova, che presa avevano, di vincere la pruova. Stando le cose in questo stato, i capitani inglesi non si restavano di andar considerando, qual fosse il miglior consiglio per istrigarsi dalle difficoltà loro, e per uscire alla campagna. Due erano le vie da poter saltar fuori. Una di far impeto dall'istmo di Boston, assaltare i nemici affortificati a Roxbury, e, superatigli, correre il paese dalle parti della contea di Suffolk. L'altra era, traghettato il braccio di Charlestown ed attraversata la penisola di questo nome, sboccare per l'istmo, e cacciando i nemici, che occupavano le alture tra Willis-Creek e la riviera Mistica, distendersi dalla parte di Worcester. Il generale Gage aveva da qualche tempo avuto il pensiero di tentare la prima di queste imprese, avendo per le fortificazioni dell'istmo di Boston, in caso di mal successo, la ritirata libera alle spalle. Gli Americani avendone avuto odore il dì medesimo, che si doveva mandare ad effetto, stettero molto avvisati. O sia questa, ovvero altra più vera cagione, che svolgesse il generale inglese dalla sua risoluzione, fatto è, che nè quel giorno, nè i seguenti non uscì. I provinciali si valsero dell'indugio, ed affortificarono molto il luogo con palancate e terrapieni. Vi posero anche l'artiglierie, ed ingrossarono assai quella parte dell'esercito con farvi marciare tutte le milizie delle Terre circonvicine. Queste cose eseguirono con tanta sollecitudine, che il dar la batteria da questa parte sarebbe riuscita agl'Inglesi opera non solo malagevole, ma piena di molto pericolo. Perciò ne abbandonarono il pensiero, e si risolvettero a volgersi verso la penisola e l'istmo di Charlestown. I Capi americani ne ebbero tosto avviso, e si determinarono a voler usare ogni sforzo per attraversare questo nuovo disegno del nemico. Per ciò fare il miglior partito si era di affortificar gagliardamente le alture di Bunker's-hill, le quali signoreggiano l'entrata e l'uscita della penisola di Charlestown. Fu ordinato al colonnello Guglielmo Prescott, occupasse quelle con una banda di mille soldati, e vi facesse sollecitamente le trincee. Ma qui seguì un errore, che arrecò un presentissimo pericolo alla guernigione di Boston, e che pose le due parti nella necessità di venirne subitamente alle mani. Conciossiachè, o sia per la somiglianza del nome, ovvero per qualche altra meno nota cagione i provinciali invece di recarsi ad occupare le alture di Bunker's-hill, e quivi affortificarsi, si portarono più avanti nella penisola, occuparono, ed incominciarono ad affortificare Breed's-hill, altro monticello, che sta a sopraccapo a Charlestown, ed è situato verso l'estremità della penisola più vicina a Boston. Ivi con tanta prontezza lavoravano, che quando incominciava l'alba del seguente giorno ad apparire, avevan di già construtto un ridotto quadrato, che poteva offerir loro una qualche difesa contro le artiglierie del nemico. E tanto fu il silenzio che osservarono in questa opera, che gli Inglesi non ne ebbero nissun sospetto; finchè alle quattro della mattina il capitano di una nave da guerra non senza grandissima maraviglia se n'accorse, ed incominciò a trarre colle artiglierie. Il rimbombo fe' correre la gente a rimirare la novità del fatto. Ma più di tutti i generali inglesi non ne potevano restare capaci. La cosa era di troppa importanza, perchè non cercassero cacciar di là i provinciali, od almeno impedire che tirassero a perfezione le incominciate fortificazioni. Imperciocchè, stando l'altura di Breed's-hill a sopraccapo di Boston, questa