Название | Una Moglie Per Collin |
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Автор произведения | Shanae S. Johnson |
Жанр | Современные любовные романы |
Серия | |
Издательство | Современные любовные романы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835432623 |
Collin sembrava molto più interessato a Lefroy. Ultimamente, il pluripremiato stallone dei Bennetts aveva avuto qualche problema con le articolazioni. Quando lo aveva cavalcato, Charlotte aveva notato che la sua andatura era più lenta e avrebbe voluto parlarne all'addestratore. Il fatto era che Bert era stato mandato in pensione proprio quel fine settimana. Il cottage dove aveva alloggiato, ai confini della proprietà, era buio e silenzioso, in attesa che mr. Bennett assumesse un nuovo addestratore.
"Qualunque sia il motivo per cui è qui, non ha niente a che fare con me" dichiarò Eliza.
"Davvero?" esclamò Lydia "Allora cos'ha nella tasca dei pantaloni?"
Tre teste rosse si affacciarono simultaneamente all'angolo in cerca di prove. Charlotte si era già allontanata, di nuovo fuori tempo. Non aveva bisogno di dare una seconda occhiata a Collin, perchè una era stata più che sufficiente per permetterle di ricordare ogni dettaglio di quell'uomo.
Era alto e magro, dai lineamenti classici che sarebbero stati belli se solo qualche volta avesse sorriso. Lo faceva raramente. Non che Charlotte contasse i suoi sorrisi o i suoi cipigli, ma c'era in lui un'intensità pacata che attirava inevitabilmente il suo sguardo. Dunque, non c'era da stupirsi se aveva notato quel rigonfiamento nella tasca dei pantaloni appena lui aveva varcato la soglia della casa dei Bennetts, dov'era stato invitato a cena.
"Fidati di me" disse Eliza "Non è come credi".
"Pensavo fossero i piedi di un uomo a far capire...bè, lo sai" disse Lydia.
"Lydia" la ammonì Jane, sulle guance un accenno di rossore.
"No, non sono i piedi" dichiarò Eliza "In realtà è il naso".
"Eliza!" sbottò Jane, ormai completamente scarlatta.
Eliza e Lydia gettarono la testa all'indietro e risero. La stessa Charlotte non potè trattenere una risatina. Jane era la sorella Bennett che si adombrava più facilmente, con quella sua mania per le buone maniere.
Era in momenti come questo che Charlotte era felice di essere stata accolta nella loro casa, che aveva sempre considerato un rifugio caldo e accogliente. L'esatto opposto del freddo appartamento della zia, dove era obbligata a stare sempre ferma e zitta. Al Bennett Ranch, aveva imparato a correre, a gridare, a cavalcare.
Mr. Bennett non aveva mai proibito ad Eliza di invitare Charlotte a passare la notte da loro. Ma al mattino, dopo una ricca colazione a base di pancake alla banana, la caricava sul suo camion e la riportava dalla zia, dove Charlotte contava i giorni, le ore, i minuti fino al successivo fine settimana, quando sarebbe tornata al ranch.
E adesso che Bert si era ritirato, sperava che quel vecchio cottage diventasse un posto tutto suo dove vivere, accanto alle persone che amava di più al mondo. Tuttavia, per realizzare il suo sogno, doveva convincere mr. Bennett di essere la candidata più idonea per il posto di addestratore, nonostante si fosse appena laureata e avesse alle spalle solo uno stage e un'esperienza di volontariato.
"Eliza, cara, sei scortese con il tuo ospite" disse Mr. Bennett, rivolgendo un sorriso a Charlotte come se fossero complici di uno scherzo. Lei ricambiò il sorriso.
Da bambina, aveva segretamente sognato che lui la adottasse e la portasse a vivere in quel ranch, dove aveva trascorso praticamente tutto il tempo dopo che Eliza aveva deciso che sarebbero diventate amiche. Poi, mr. Bennett si era reso conto che, in quanto vedovo, aveva già abbastanza da fare con tre ragazze indisciplinate. Non poteva gestirne un’altra ancora.
Ma ormai non era più una povera orfana, bensì una donna adulta con una laurea e delle qualifiche, e teneva le dita dei piedi e delle mani incrociate, nella speranza che, in qualche modo, il nepotismo facesse la sua parte quando si sarebbe proposta per il lavoro di addestratore.
"Sto aiutando Jane con la cena" rispose Eliza, dal lato opposto della cucina, dove, con grande impegno, stava aiutando il muro a stare in piedi appoggiandosi ad esso. "E non è mio ospite. Ci siamo lasciati". L'ultima frase fu solo un sussurro, ma le donne radunate in cucina lo sentirono benissimo.
"Lui lo sa, Eliza?" le chiese Jane, sfornando un fragrante arrosto circondato da patate.
"Penso di sì, dal momento che è tutta la settimana che non rispondo ai suoi messaggi e alle sue telefonate" rispose Eliza, allontanandosi dal muro per seguire il profumo dell’arrosto.
Una alla volta, le ragazze uscirono dalla cucina: prima Lydia, poi Jane, che andarono a sedersi alla fine del tavolo, quindi Eliza e infine Charlotte. Quando arrivò il suo turno, a tavola erano rimasti solo due posti liberi: uno di fronte a Collin, l'altro al suo fianco.
Ovviamente, Eliza si affrettò ad occupare quello di fronte e a lei non restò che sedersi accanto al giovane. Ancora una volta, lui non la degnò di uno sguardo mentre prendeva posto, limitandosi ad alzarsi in piedi al loro arrivo in sala. Quattro paia di occhi si posarono sulla tasca anteriore dell'uomo: sì, c'era un rigonfiamento, lì sotto.
"Stai molto bene stasera, Elizabeth" disse Collin “Proprio in forma”.
"Grazie" risposa Eliza seccamente.
"C'è qualcosa di cui vorrei parlarti" continuò lui "Pensi che potremmo...".
"Si tratta delle corse di Pemberley?" volle sapere Eliza "Ho sentito che Darcy pensa di invitare una star televisiva come attrazione. Ne hai sentito parlare anche tu, papà?"
"Non mi sembra" rispose mr. Bennett, intento ad affettare l'arrosto.
"Sai di chi potrebbe trattarsi?" chiese Lydia, fissando Collin mentre si sistemava una ciocca dietro l'orecchio.
"No, mi spiace" rispose lui, ancora in piedi. Si passò una mano sui pantaloni, sfiorando il rigonfiamento nella tasca laterale "Come stavo dicendo, Eliza...".
"Scommetto che è Carlos Bingley, l'attore di quella telenovela" dichiarò Lydia "Come si chiama, Jane?"
"Ummm...non lo ricordo". Lo sguardo di Jane era fisso sulla tasca di Collin.
"Elizabeth...ho davvero bisogno di parlare con te privatamente".
"Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, puoi farlo davanti alla mia famiglia".
Lo sguardo di Collin si posò a turno sulle tre sorelle Bennett. Charlotte fu ancora una volta ignorata, il che era abbastanza giusto, dato che non era un membro della famiglia, anche se era stata invitata da Eliza, che l’aveva sommersa di chiamate e messaggi per tutta la settimana, proprio come si fa tra migliori amiche.
Affettando la propria porzione di arrosto, Eliza sollevò gli occhi al cielo. Era un gesto che ripeteva spesso quando pensava che nessuno la capisse. Essere incompresa, aveva spiegato a Charlotte, era il destino dei secondogeniti. Ma Charlotte non riusciva proprio a capire come l’amica potesse considerarsi incompresa, quando esprimeva sempre a voce alta le proprie convinzioni e le proprie pretese.
"D'accordo" accettò Collin.
Infilò la mano nella tasca dei pantaloni. Le ragazze trattennero il fiato...per poi emettere un gemito collettivo quando lui estrasse quella che sembrava un'arma, ma che in realtà era uno strumento per calmare i cavalli, come sapevano tutti coloro che erano cresciuti in un ranch.
"Ve l'avevo detto" dichiarò Eliza, l'espressione trionfante.
Ma Collin non aveva finito di svuotare la tasca. Un attimo dopo, tirò fuori una scatoletta.
Intorno al tavolo cadde il silenzio.
CAPITOLO DUE
Collin infilò la mano in tasca per tirare fuori l’anello, ma, invece della scatola di velluto lasciatagli dalla madre, le sue dita trovarono qualcosa di duro e freddo. Lo strumento per calmare i cavalli gli pizzicò l’indice mentre lo afferrava e lo tirava fuori dalla tasca per posarlo sul tavolo. Lo aveva usato prima di venire da Bennett, per curare uno dei pregiati stalloni del cugino Darcy.
Il purosangue aveva avuto bisogno di una radiografia