Название | Saving Grace |
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Автор произведения | Pamela Fagan Hutchins |
Жанр | Зарубежные детективы |
Серия | |
Издательство | Зарубежные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835429616 |
“Forse non se n’è accorta?” Ava propose.
“Forse. Non lo so. Tutto è possibile.” Confessai. “È ciò che pensa mio fratello. Collin. È un agente di polizia. Quando i nostri genitori sono morti, ha chiamato la stazione e ha parlato con un agente del posto. Collin disse che era stato gentile, disponibile, e che aveva detto che succede spesso a St. Marcos che i turisti si ubriachino e si infilino in brutte situazioni. Collin pensò che forse papà avesse avuto una ricaduta e lo stesse nascondendo — il bere — a mamma.”
Ava mi appoggiò la mano sul braccio. “Odio doverlo dire, Katie, ma turisti e guidatori ubriachi sono come sinonimi per noi.”
Questo non aiutò i miei occhi a trattenersi dalle lacrime. “Ma il tuo amico è stato strano. Non credi?”
Mi guardò, con occhi dolci e tristi. “L’agente sul caso che è morto? Michael Jacoby? Era il fratello di Darren. Suo fratello minore.”
“Mi dispiace. Oddio, mi dispiace tanto. Sto pensando solo a me stessa. Io—”
Un improvviso colpo sul finestrino dietro di me mi interruppe. Feci un urlo e saltai sul sedile, sbattendo la testa contro il tettuccio. Anche Ava sussultò.
Mi girai e vidi il faccione di Darren Jacoby incorniciato dal mio finestrino. Provai ad abbassarlo ma i bottoni non funzionavano. Solo allora mi resi conto che eravamo sedute in macchina bollente con i finestrini alzati e aria condizionata spenta. Inserii le chiavi e azionai il motore, poi abbassai i finestrini.
Ava si sporse su di me, tornando ai suoi modi locali. “Jacoby, ci hai fatto prendere un accidente.”
Non sorrise. “Volevo dirle,” disse, guardandomi negli occhi, “Dirle, che dispiace per suoi genitori. So quanto duro perdere qualcuno che si ama. So che fa venire molte domande. Ma mio fratello era buon poliziotto, mi fido di lui. Se dice che sono morti in incidente stradale, è questo che è successo.” Era tornato ad esprimersi nella parlata locale.
“Mi dispiace per tuo fratello,” dissi.
Inclinò la testa, con lo sguardo abbassato, poi tornò a guardarmi negli occhi. “Buona giornata, signora Connell.”
Alzai nuovamente il finestrino mentre se ne andava. Ero più confusa adesso di quando ero arrivata alla Stazione di Polizia. Sarebbe stato meglio lasciar perdere, fidarmi del giudizio di Collin, cercare pace, non problemi. Lo sapevo questo. E normalmente mi fidavo ciecamente di Collin. Ma aveva avuto problemi sentimentali proprio prima della morte di mamma e papà. La sua futura moglie l’aveva lasciato per un’altra donna, e non era più lo stesso allora, era distratto dai suoi stessi problemi. Se avevo dei dubbi, lo dovevo ai miei genitori di cercare la verità. Li avevo delusi per un anno, lasciando che tutto fosse più importante dei miei istinti, di loro, e fintantoché anche il minimo dubbio non venisse risolto, dovevo continuare.
Uscii dal parcheggio e mi misi a guidare.
Nove
Taino, St. Marcos, Isole Vergini americane
18 agosto 2012
Quindici minuti dopo, io e Ava sedevamo di fronte alla scrivania di un certo signor Paul Walker, n°32 di King’s Cross Street. Il suo ufficio era una lunga e stretta stanza dalle pareti e pavimenti in mattone rosso. Probabilmente una volta si trattava di un corridoio o di un porticato. Era spremuto tra un mercatino dell’usato e un negozio di dischi abbandonato, il quale aveva ancora album coperti di polvere in vetrina ed emanava un’aura di vergogna, o fallimento. Mi chiedevo se ci fossero dei tesori nascosti nelle sue profondità. Probabilmente no.
Walker si era allontanato in fondo alla stanza per raggiungere un mini-frigo, dal quale prese due bottiglie d’acqua. Usò la manica per asciugare le bottiglie, mentre si faceva strada verso di noi sul pavimento irregolare. Le pareti si facevano sempre più strette alle sue spalle, o così mi sembrava. Era come una casa degli specchi ad un festival di carnevale di bassa lega.
“Allora, mi parli del caso, signora Connell,” disse Walker mentre ci porgeva l’acqua dall’altra parte della scrivania, per poi sedersi.
Avevo lavorato a stretto contatto con un solo investigatore prima d’ora: Nick. I due erano agli antipodi. A giudicare dalla pancia, racchiusa in una maglietta di rum Cruzan, Walker sembrava incinta di cinque mesi. Il sudore gli costellava la fronte. L’intero ufficio sembrava aver bisogno di una doccia. Se avessi avuto un fazzoletto con me, l’avrei usato per coprirmi naso e bocca, — dopo aver pulito la bottiglia d’acqua. Sistemai la bottiglia sul pavimento, accanto a me.
“I miei genitori sono stati a St. Marcos per una settimana l’anno scorso. Sono venuti per festeggiare quarant’anni di matrimonio. Si stavano divertendo molto, mi chiamavano ogni giorno.” Una fitta di senso di colpa mi attanagliò, nel ricordare come mi irritava vedere il loro numero sullo schermo. Persone che amavo interrompendo una vita che odiavo. E loro mi irritavano. “Facevano cose da turisti. Hanno preso un catamarano per raggiungere uno degli atolli. Hanno fatto una camminata nella foresta tropicale. Sono andati in una spiaggia isolata per fare snorkeling. Era come se stessero recuperando la gioventù persa. Mi hanno persino chiamata un giorno per dirmi che avevano visto due persone che facevano sesso in spiaggia. Mia mamma rideva come una ragazzina mentre me lo diceva, un tipo con dei lunghi e increspati capelli biondi e una ragazza nera mingherlina, mi aveva detto. Ma le stava piacendo. Stava amando tutto del viaggio.”
Arriva al punto, Katie. Buffo come io possa essere perspicace con i problemi altrui, ma goffa con i miei. Finii di raccontare la storia senza perdermi in dettagli irrilevanti.
Walker mi puntò con lo sguardo per tutto il tempo in cui parlai. Quando ebbi finito, rimase in silenzio, battendo lentamente la penna contro le labbra.
“Signor Walker? Ha qualche domanda?” chiesi.
“Oh. Scusi. Mi ricorda qualcuno che conoscevo,” disse. Il suo commento mi fece rabbrividire. “Sì, giusto alcune domande per cominciare. Prima che morissero, dove cenarono i suoi genitori?”
Me lo ricordavo. Avevano adorato il ristorante e ci erano tornati per la loro ultima cena sull’isola. “Da Fortuna. Lo conosce?”
“Sì, è un posto molto popolare.”
Il mio sguardo andò a posarsi sul riconoscimento per i dieci anni di servizio presso il Dipartimento di Polizia di New York che era appeso al muro, sopra la sua spalla sinistra. Accanto, era appesa una foto di pesca, oggetto di design obbligatorio sull’isola: Walker e un uomo nero ugualmente grosso, e un altro uomo biondo ancora più grosso, in piedi sul ponte di poppa di una barca chiamata Big Kahuna, sollevando insieme un enorme pescespada.
Per la prima volta da quando ci eravamo scambiati i saluti all’inizio dell’incontro, Ava parlò. “Il Promontorio di Baptiste non è esattamente nel tragitto tra il ristorante e l’hotel.”
Walker la ignorò e continuò a parlare con me. “Si diressero da qualche altra parte quella notte, che lei sappia?”
“Non che io sappia.”
“Al casinò? Una passeggiata al chiaro di luna sulla spiaggia, forse?”
“Mi dispiace, non lo so. Ho il rapporto dell’incidente della polizia, però. E hanno detto che la scientifica potrebbe averne un altro.” Sventolai il documento della polizia, e lui lo prese, lo aprì e lo sistemò davanti a sé.”
“Okay, mi procurerò quello della scientifica.”
“In più,” esitai, guardai Ava, poi proseguii. “L’agente che ha investigato sulle loro morti è deceduto poco dopo. Può vedere sul rapporto che un agente diverso da quello dell’investigazione ha firmato il documento. Non so se sia rilevante, ma—”
Walker mi interruppe. “Verificherò. Molto bene.” Buttò uno sguardo alla cartelletta sulla scrivania con il rapporto della polizia. “Penso di aver raccolto tutte le informazioni che mi servono da lei. Chiedo un acconto di cinquecento dollari, per