Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot. Antonio Tomarchio

Читать онлайн.
Название Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot
Автор произведения Antonio Tomarchio
Жанр Героическая фантастика
Серия
Издательство Героическая фантастика
Год выпуска 0
isbn 9788835420460



Скачать книгу

verso casa.

       Avrebbe voluto connettersi col nuovo automa per andare a salvare il suo amico, ma temeva che una nuova connessione potesse disconnettere la precedente.

       Giunto dentro casa salì di corsa le scale, prese il telefonino e chiamò Lucas.

       <<Ti ho procurato un robot alieno. Lucas, corri subito da me.>>

       <<Sono a letto, stavo dormendo, non possiamo rimandare a domani.>>

       <<No, corri subito qui, o non potrai più averlo.>>

       <<Va bene, arrivo>> disse Lucas, saltando giù dal letto e cominciando a vestirsi.

       Passarono pochi minuti e l’amico arrivò tutto spettinato e con ancora i segni del cuscino sul viso.

       <<Perché tutta questa fretta? Vuoi dirmi cos’è successo?>> domandò Lucas, sbadigliando.

       <<Due robot alieni hanno legato e rapito il mio Raptor, lo stanno portando al lago, mi devi aiutare.>>

       <<E come?>>

       <<Vieni con me>> disse Joshua, invitando l’amico a seguirlo dall’altro lato della casa dove si trovava ancora disteso il robot che aveva fatto irruzione nella sua stanzetta.

       Si avvicinò all’automa e, indicando un punto nell’abitacolo. esclamò:

       <<Devi toccare quel quadrato verde davanti al sedile.>>

       Lucas obbedì e, dopo essersi avvicinato al robot, infilò il dito indice attraverso la fessura per toccare il quadrato dentro l’abitacolo. Una scossa come quella che aveva colpito Joshua gli fece perdere i sensi. Il piccolo genio tentò di tutto per fargli riprendere conoscenza nel più breve tempo possibile.

       <<Sveglia Lucas. Sveglia!>> gridò, ormai in preda alla disperazione.

       L’amico si riprese lentamente e sembrava alquanto confuso, gli occhi del robot si erano accesi, quindi la connessione era avvenuta con successo.

       <<Riesci a controllarlo?>> chiese al sempre più confuso amico.

       <<Aspetta sta facendo una conversione. Ok, adesso sì, è pronto.>>

       <<Presto dobbiamo andare>>, urlò Joshua.

       Lucas fece alzare il robot e insieme all’amico cominciò a correre verso il bosco. L’automa alieno correva velocissimo e ben presto scomparve dalla loro vista.

       <<Non devono essere andati lontano, loro non possono correre mentre trasportano Raptor e non hanno motivo di pensare di essere inseguiti>>, disse il giovane genio.

       Vide con gli occhi del suo amico metallico i rami degli alberi e capì che erano arrivati nel bosco. A un tratto sentì dei rumori e vide esplodere, colpito da un raggio laser nella schiena, il robot alieno che teneva Raptor per i piedi. L’altro invece lo aveva mollato e aveva ingaggiato un combattimento col nuovo giocattolo di Lucas.

       Gli alberi del bosco erano scossi dai colpi che i due robot si scambiavano e il laser illuminava il buio tra la fitta boscaglia. Dopo alcuni minuti di scontri furibondi uno dei due contendenti cadde, irrimediabilmente danneggiato, al suolo. L’altro era rimasto in piedi e guardava senza muoversi i ragazzi che nel frattempo avevano raggiunto il bosco e liberato Raptor dai legacci che lo immobilizzavano.

       I due automi si fissavano pronti a darsi battaglia, ma, a un tratto, la voce squillante di Lucas gridò:

       <<No, non lo attaccare è il mio, è il mio Buby!>>

       A quelle parole Joshua nonostante fosse sconvolto, stremato e impaurito scoppiò in una fragorosa risata, persino i robot, gli alberi e i grilli del bosco, sembrava che ridessero con lui. In un attimo capì perché, nonostante volesse bene al suo amico, non riusciva ad aprirsi con lui, era davvero un bambino.

       <<Che hai da ridere? Buby è il nome del mio chihuahua, poverino è scomparso lo scorso anno>> esclamò Lucas, pieno di meraviglia.

       Il giovane genio era finito a terra, con le mani si teneva lo stomaco, rideva e lacrimava.

       <<Basta! Basta non lo chiamare più Buby per favore o mi farai morire dalle risate.>>

       <<Uffa!>> disse il giovane amico, che intanto aveva incrociato le braccia e fatto il broncio.

       Joshua aveva smesso di ridere e si sentiva un po’ in colpa nei confronti dell’amico che lo aveva salvato.

       <<Scusa, grazie per aver salvato il mio Raptor, hai lottato come una tigre poco fa distruggendo i tuoi primi robot nemici.>>

       <<Io non ho fatto niente, ho soltanto detto a Bu… al mio robot di salvare quello legato e di distruggere gli altri due.>>

       <<Questa storia deve finire. Ordina anche al tuo… di attaccare la base>> esclamò Joshua, mentre impartiva lo stesso ordine a Raptor.

       I due robot, senza esitazioni, si precipitarono verso il lago e si tuffarono scomparendo nel buio. Dei lampi di luce e delle esplosioni provenienti dal fondo del lago cominciarono a illuminarne le acque scure mentre la superficie ribolliva a causa anche dei tanti omini verdi che saltavano fuori correndo verso il bosco a cercare riparo. Dopo alcuni minuti di lampi e di frastuono ritornò il silenzio e il buio. Due figure nere che luccicavano alla luce della luna emersero dal lago dirigendosi verso i giovani in trepidante attesa.

       Il ragazzo sentì la voce del suo amico Raptor risuonare nella sua mente.

       <<È finita, abbiamo distrutto la base e le navicelle spaziali, adesso non possono più fare del male a nessuno. Abbiamo cercato di non ucciderli, senza la loro tecnologia sono inoffensivi e senza le loro navicelle non potranno procurarsene mai più, tranne che riescano ad arrivare a piedi fino in Amazzonia. Purtroppo non sono riuscito a trovare il loro capo, lui sì che meritava una lezione.>>

       Gettarono nel lago i pezzi dei due robot distrutti e s’incamminarono verso casa.

       <<Che cosa dirai a tuo padre per giustificare la presenza di Buby?>> domandò Joshua.

       <<Non so, inventerò una storia. Potrei dirgli che tu ne avevi costruito uno anche per me sperando che partecipassi al torneo. Tu invece dovresti restituirmi il tuo per non destare sospetti nei tuoi genitori.>>

       <<Dirò a mio padre che il robot si è un po’ danneggiato nei combattimenti del torneo e che quindi ho deciso di pagartelo e tenerlo, tanto tuo padre te ne ha già comprato un altro.>>

       <<Siamo dei geni!>> esclamarono quasi contemporaneamente, mentre battevano il cinque.

       <<Cavolo! Le tegole rotte e il letto distrutto come li giustifico? Sbrighiamoci a tornare a casa mia prima che i miei genitori rientrino>>, esclamò preoccupato Joshua.

       Giunti a casa rimisero a posto la stanza, avrebbero aspettato che, l’indomani, i suoi genitori uscissero, per ricomprare il materasso e il cuscino. Per giustificare le tegole rotte decisero che avrebbero raccontato di aver fatto salire il robot sul tetto per recuperare un gattino. Erano soddisfatti della loro capacità di raccontare balle.

       Si salutarono con un abbraccio e quindi Lucas si allontanò dirigendosi verso casa sua insieme al suo nuovo amico Buby.

       Joshua se ne andò a letto, stanco e molto provato per l’ennesima avventura. Stavolta avrebbe potuto dormire tranquillo, giacché il problema degli alieni era stato risolto, ma il materasso semi distrutto non gli permetteva di addormentarsi. Si mise in contatto con Raptor che intanto si era rifugiato nel capanno.

       <<La prossima volta non lasciare che ti leghino e ti portino via>>, disse un po’ seccato all’amico.

       <<Non posso far niente, non riesco a muovermi se non ricevo un comando>>, rispose lui.

       <<Allora ti ordino che dovrai reagire contro qualsiasi atto che comporti