La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley Brindley

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Название La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno
Автор произведения Charley Brindley
Жанр Современная русская литература
Серия
Издательство Современная русская литература
Год выпуска 0
isbn 9788835411895



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Yzebel?”

      “Io sono Yzebel. Perché indossi il mantello di Tendao e chiedi di me?”

      Mi venne più vicina e afferrò il mantello. Guardai il coltello nella sua mano e poi il suo volto. Serrò la mascella e accigliò la fronte, creando una distorsione nella sua bellezza.

      Tenni il mantello chiuso, ma Yzebel era troppo forte. Lo aprì. Il cambiamento improvvisò che vidi in lei mi sorprese. I suoi lineamenti severi si trasformarono completamente, sembrava addirittura che un’altra persona avesse preso il suo posto. L’irritazione e la rabbia si addolcirono in compassione e tenerezza.

      “Per la Madre Elissa!” Yzebel stava fissando il mio corpo pieno di ferite. “Che cosa ti è successo?”

      Capitolo Due

      Yzebel indossava un vestito di trapunta digialli e marroni sbiaditi e un lacero grembiule legato attorno alla sua vita stretta. I suoi lunghi capelli scuri erano intrecciati e legati in un complesso chignon alto. Non era vecchia, neanche a metà della sua vita.Trovai straordinario il fatto che non avesse rughe. I suoi tratti,dal colore della crema di cannella, erano delicati come il chiaro di luna sulla seta.

      Abbassai lo sguardo sul mio corpo e notai i numerosi tagli e le ferite. Solo in quel momento realizzai che terribile disavventura ebbi affrontato. Mi faceva male tutto, soprattutto la nuca. Mi ricordai di essere stata malata e bollente, tanto bollente, prima che mi buttassero nel fiume. A parte quello, non rammentavo altro. La debolezza mi travolse e mi sentii fragile come un arto rotto esposto al gelido vento. Scossi la testa in risposta alla domanda di Yzebel.

      “Sei così magra.”La donna richiuse gentilmente il mantello e mi strinse intorno le braccia.

      Non riuscivo a ricordare se qualcuno mi avesse mai abbracciata prima. Lasciai la mia roccia, sperando che non l’avesse sentita cadere a terra.

      “Hai i capelli bagnati.” Prese una lunga ciocca e me la sistemò sulla spalla, poi mi strinse la mano. “Vieni qua al caldo.”

      Yzebel mi condusse vicino al focolare, dove mi sedetti appoggiandomi a un tronco. Il fuoco riscaldò il mio corpo dolente, e il fumo dei pini mi avvolse in modo piacevole e tranquillizzante. Fissai il fuoco, guardando le fiamme balzare e danzare. Ricordava un bagliore di vita.

      Dov’è che va il fuoco dopo che tutta la legna è bruciata?

      “Puoi mangiare contu luca con wuhasa?”Mi chiese.

      “Sì.”Non avevo mai sentito di contu luca, però sapevo che avrei potuto mangiare qualsiasi cosa.

      Yzebel prese una ciotola di terracotta e la pulì con un angolo del suo grembiule. Usò un cucchiaio di legno per riempirla con cereali fumanti mischiati con pezzetti di carne. Un pentolino di argilla poggiato su una liscia pietra vicino al fuoco conteneva una densa salsa rossa. Spalmò una cucchiaiata di salsa nel piatto.

      Presi la ciotola dalle sue mani e vi intinsi le dita. Il cibo era bollente, ma non riuscivo ad aspettare di più. Il delizioso sapore del grano duro e dei salati pezzi di carne di montone mi scaldò l’animo, e la salsa wuhasa aveva un retrogusto piccante. Inghiottii senza masticare e intinsi nuovamente le dita nella ciotola. Prima che potessi prenderne un secondo morso, il mio stomaco vuoto si ribellò contro il cibo. Mi sentivo stordita e mi si strinse lo stomaco. Tentai di appoggiare il piatto sul tavolo, ma Yzebel riuscì a prenderlo prima che lo facessi cadere.

      Strinsi le braccia intorno allo stomaco e inciampai andando verso un lato della tenda dove vomitai il poco cibo che avevo ingerito. Continuava a farmi male la pancia.

      Le dolci parole di conforto di Yzebel e lo straccio bagnato sulla nucami portarono sollievo. Poco dopo, lo stomaco si tranquillizzò.La donna mi girò per lavarmi la faccia.

      “Quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato?”

      Provai a pensare. “Non oggi.”

      “Vieni. Penso che dovresti provare a bere un po’ di vino prima di mettere altro cibo nel tuo stomaco vuoto. Un pochino di vino ha un effetto calmante, ma troppo ti farebbe ubriacare come un corvo che mangia l’uva fermentata.”

      Sorrisi pensando al corvo ubriaco capitombolare nell’aria. Quando alzai lo sguardo, Yzebel mi fece l’occhiolino.

      Mi sedetti accanto al fuoco, avvolta nel mantello di Tendao e sorseggiai il dolce vino annacquato.

      “Bevine solo un po’,” mi disse. “Aspettiamo e vediamo se il tuo stomaco sgradirà il vino come ha fatto con il cibo.”

      Annuii e misi giù la tazza. Un impetuoso caldo mi tranquillizzò lo stomaco, e sembrava che il vino potesse non tornare su. Mi allungai a prendere il coltello poggiato sulla pietra focolare e presi una delle rape da un cestino per pelarla, come avevo visto fare a Yzebel prima. Mi sorrise mentre tagliava le carote nella grande pentola. Lo stufato aveva un odore delizioso, ma non avevo alcuna intenzione di far arrabbiare una seconda volta lo stomaco.

      “Non credo di aver mai incontrato qualcuno così silenzioso,” mi disse Yzebel. “Non hai niente da dire?”

      Tagliai la rapa e la aggiunsi al contenuto della pentola, provando a pensare. Avevo ancora i pensieri tutti confusi e la testa mi faceva male più che mai. Yzebel probabilmente pensava che fossi una tonta oppure una sciocca.

      Infine chiesi, “Cosa mangia un elefante?”

      Le sopracciglia alzate di Yzebel erano l’unico segno del fatto che trovassebizzarra la domanda. “L’elefante?” ripeté. “Beh, mangia tutto quello che cresce. Se è abbastanza affamato, mangerà l’intera cima di un albero.” Prese un’altra carota. “Un grande elefante da guerra sarebbe capace di mangiare un intero caro di meloni oppure metà campo di grano duro. A volte anche un intero pagliaio.”

      “Mangerebbe mai una bambina?”

      Yzebel rise. “No, non mangia alcun tipo di carne, solo cose verdi e gialle che crescono dalla terra. Non mangerebbe mai un bambino. Bevi ancora un pochino di vino, ma non troppo in fretta.”

      Feci come mi disse e presto la mia testa e il mio stomaco si sentirono meglio.

      “Ora,” disse Yzebel, “prendi un po’ di contu luca ma questa volta mastica prima di inghiottire.”

      Il cibo era ancora caldo e delizioso. Presi solo un piccolo boccone e rimisi giù la ciotola.

      “Come ti chiami?”Mi chiese Yzebel mentre prendeva una grande cipolla gialla. Tagliò il fusto e mi guardò.

      I miei ricordi si fermavano al punto in cui quegli uomini mi lanciavano nel fiume. Peròallo stesso modo in cui riuscivo a usare le parole per comunicare con Yzebel, conoscevo altre cose,come il vino: ne riconoscevo il sapore e sapevo come farlo.

      Delle cose mi tornarono a mente, alcuni pezzettini alla volta. Sapevo che le ragazzine malaticce venivano abbandonate come la ceramica rotta e le ceneri del giorno prima, ma non mi ricordavo di aver mai avuto un nome.

      Scossi la testa.

      L’espressione di Yzebel si addolcì e abbassò lo sguardo. La cipolla che aveva tagliato era probabilmente più forte del solito. Guardò attorno al focolare come se cercasse qualcosa, e finì con il prendere un vecchio cucchiaio di legno. Esaminò una crepa nel manico per un po’ prima di parlare.

      “Non hai un nome?”

      Mi pulii la guancia con il dorso della mano. “No.”

      “Beh,” rispose Yzebel, “troviamoti un nome allora. Penso sia un grande onore quando gli dei decidono che una ragazza dovrebbe scegliersi da sola il nome. Tu, no?”

      Volevo esprimere il mio accordo e sapevo già che nome avrei voluto avere, ma frenai la lingua. Anche se non mi ricordavo di aver mai avuto un nome, ero a conoscenza del fatto che i bambini, e in particolare le ragazze, non dovrebbero parlare.

      Come faccio a saperlo?

      Ogni volta che cercavo di ricordare qualcosa la rimembranza mi sfuggiva come una colomba