Название | L’anello dei draghi |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Книги для детей: прочее |
Серия | L’era degli stregoni |
Издательство | Книги для детей: прочее |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094344157 |
Era meglio che essere al castello, ma doveva comunque uscire dalla città.
Vars si mise in cammino lungo le strade, tenendo la testa bassa, nascondendosi sulle soglie ogni volta che sentiva il rumore dei soldati che arrivavano. Li vedeva marciare in formazione, dichiarando la proprietà delle strade e cercando di fare qualsiasi mossa militarmente utile. Vide un cittadino comune incrociare il loro cammino, cercare di voltarsi e correre, ma lo abbatterono senza esitare.
Vars deglutì a quella scena, consapevole che gli avrebbero fatto lo stesso se lo avessero visto; tuttavia, per fortuna, lo superarono, lasciandolo procedere verso le periferie della città. La tremenda furia dei ruscelli si era ritirata, quindi si calò su un letto fangoso, tenendosi basso e andando verso le mura.
Sapeva di non poter tentare di attraversare le porte della città, ma c’erano sempre altri modi per entrare e uscire da essa. Li aveva usati a volte quando si era incontrato con qualche donna, quando si era incontrato con Lyril. Vars si chiedeva cosa fosse successo alla nobildonna, che aveva desiderato sposarlo tanto ardentemente, da quando l’aveva mandata via. Era forse nascosta in una qualche casa, o magari stava cercando di sedurre qualche ufficiale del Sud. Era sempre stata brava a cercare di sopravvivere.
Avvistò le mura davanti a sé e il punto in cui si trovava un piccolo negozio di guanti, quasi addossato contro esse. Guardò da entrambi i lati della strada, assicurandosi che non ci fossero soldati nei pressi, e poi corse per sfruttare il negozio come copertura.
Scivolò dietro di esso, in uno spazio dove c’era un’apertura nel muro coperta da assi di legno. Era stata usata a lungo dai contrabbandieri, e Vars era stato fin troppo felice di chiudere un occhio in cambio della possibilità di usarla quando aveva bisogno di andare e venire con discrezione, o di un piccolo “regalo” occasionale, naturalmente. Ora, sarebbe stata la sua ancora di salvezza. Tutto quello che doveva fare era attraversarla, trovare un cavallo dall’altra parte e galoppare verso la sicurezza della campagna. Si sarebbe nascosto fino a quando non fosse riuscito a trovare un modo per tornare al potere.
Si chinò e si fece strada attraverso il varco; si mosse rapido, per evitare di essere visto. Spinse da una parte la copertura dall’altro lato; ce l’aveva fatta! Era salvo!
Mani ruvide lo afferrarono, però, trascinandolo fuori dall’intercapedine e all’aria aperta. Lo gettarono a terra e, accanto a sé, Vars vide una mezza dozzina di cadaveri che giacevano ammassati. Si girò sulla schiena e alzò lo sguardo su una coppia di soldati di Re Ravin; il terrore lo pervase quando si rese conto che erano stati messi lì apposta per colmare quella falla e uccidere chiunque cercasse di fuggire.
In un momento come quello, Rodry ed Erin avrebbero forse combattuto. Lenore sarebbe senza dubbio morta con dignità, Greave l’avrebbe invece fatto citando qualcosa di commovente che la gente avrebbe raccontato per secoli. Vars non era nessuno di loro. Al contrario, quando una spada si sollevò su di lui, fece l’unica cosa che gli venne in mente: alzò le mani in segno di resa.
“Sono Re Vars del Regno del Nord,” disse. “E sono cento volte più utile a Re Ravin da vivo che da morto!”
CAPITOLO SESTO
Greave si precipitava lungo il porto che giaceva appena fuori dalla città di Astare; i suoi capelli scuri catturati dalla brezza marina, i suoi tratti quasi femminei erano resi un poco più ruvidi dalla barba scura che popolava il suo volto da giorni, i suoi vestiti erano macchiati per il viaggio e la violenza. A ogni passo cercava di trattenere il dolore che provava per la sua perdita e si guardava intorno in cerca di una barca che lo portasse in salvo, anche mentre la città soprastante rimbombava con i suoni dell’invasione.
Non sembravano esserci candidati ovvi adesso. Le navi del Regno del Sud facevano la guardia intorno alla più grande delle navi presenti, non concedendo alcuna via di fuga, mentre piccole imbarcazioni si allontanavano, sparpagliandosi nell’oceano. Ciò significava che ormai ne erano rimaste poche e i loro capitani preferivano correre i rischi del mare piuttosto che starsene seduti ad aspettare che gli uomini di Re Ravin li trovassero. Greave non poteva biasimarli. Forse… forse sarebbe semplicemente dovuto salire sulla barca che aveva mandato via con Aurelle, e risolvere tutto dopo.
No. Il solo pensiero di Aurelle lo faceva sentire come se gli stesse per scoppiare il cuore di dolore. Quando lei era partita con lui per quel viaggio, aveva pensato che fosse perché lo amava, nel modo in cui lui stesso l’aveva amata. Greave era stato così profondamente preso da lei da non rendersi conto, fino a quando non era troppo tardi, di chi era davvero: una spia mandata per impedirgli di trovare la cura segreta della malattia a squame, anche a costo di ucciderlo. Non importava che alla fine lo avesse aiutato; il tradimento… faceva troppo male per lasciarselo semplicemente alle spalle.
Infilò la mano nel punto della sua tunica, dove aveva nascosto la pagina che aveva strappato dagli appunti di Hillard; la pergamena era al sicuro, anche mentre il resto della biblioteca sotterranea di Astare andava in fiamme per mano di Aurelle. Se solo fosse riuscito a mettersi in salvo, per poi trovare gli ingredienti di cui aveva bisogno…
Proprio in quel momento, però, Greave non riusciva a vedere una barca che potesse portarlo alla salvezza. Ce n’erano alcune, ma erano chiaramente troppo grandi per essere gestite da un solo uomo, anche se sapeva molto sulla navigazione. Peggio ancora, c’erano soldati che scendevano lungo il sentiero che, attraverso la scogliera, conduceva giù fino ai moli; si sparpagliarono, muovendosi come se stessero cercando qualcosa.
Greave cercò di costringersi a restare calmo. Non potevano essere sulle sue tracce. Gli uomini che erano andati a cercare lui e Aurelle nella grande biblioteca erano morti, erano stati uccisi direttamente da Aurelle o erano finiti intrappolati nel fuoco che avevano appiccato mentre andavano via. Greave soffriva ancora per aver fatto parte di tanta distruzione in un luogo che conteneva così tanta conoscenza, ma non poteva fare nulla per cambiare tutto ciò adesso.
Si fece strada fino all’ultima banchina di legno sporgente, sperando di trovarvi almeno un capitano che potesse aiutarlo. Non c’era nessuno, però; nessuna barca che potesse tentare di rubare, mettendo a rischio le sue limitate capacità nautiche contro le maree. C’erano solo pile di provviste, in attesa di qualsiasi nave fosse arrivata al porto, o forse abbandonate da quelle che erano scappate: barili di catrame, casse di gallette, scatole di pesce sotto sale.
Greave si voltò per tornare indietro lungo i moli, deciso a mimetizzarsi e a trovare una via d’uscita da Astare, ma persino mentre lo faceva, si accorse che i soldati erano arrivati ai moli e stavano parlando con i pochi abitanti rimasti. Uno di essi indicò nella sua direzione.
“No,” disse Greave. “Non possono dare la caccia a me.”
Sembrava di sì, però. Forse qualcuno aveva fatto chiarezza sulla biblioteca in fiamme, o aveva visto lui e Aurelle per strada e lo aveva riconosciuto. Qualunque cosa fosse, significava che Greave era in grave pericolo… e ora non c’era più Aurelle a proteggerlo.
Rise amaramente a quel pensiero, all’idea di desiderare qualcuno che gli aveva fatto tanto male solo perché si era dimostrato pericoloso con un coltello. Ma il filosofo Serecus non scriveva forse che l’amore contava meno delle cose pratiche della vita? Yerrat non scriveva che era meglio avere un nemico forte al proprio fianco contro un nemico comune, piuttosto che amici deboli? Greave aveva sempre pensato che qualcosa fosse andato perduto nella traduzione.
Non aveva alcun senso che desiderasse Aurelle adesso, che fosse per il ricordo della morbidezza della sua pelle o solo perché poteva uccidere un uomo più velocemente di quanto Greave potesse battere ciglio. Se n’era andata, il suo passaggio era stato pagato e il capitano aveva giurato di non tornare indietro. Greave doveva trovare da solo una via d’uscita. Cominciò a scendere lungo il molo su cui si trovava.
Era troppo lento, troppo preso dai pensieri di Aurelle per muoversi con la dovuta rapidità. Anche adesso, sembrava che gli stesse facendo del male. I soldati che chiedevano di lui erano in fondo al molo, e almeno uno aveva segni di bruciature sull’uniforme che dicevano che doveva essere fuggito al fuoco della biblioteca.
“Non c’è nessun posto dove scappare, Principe Greave!” gridò l’uomo. “Oh, sappiamo che siete voi, e i modi in cui