Название | Quasi morta |
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Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Зарубежные детективы |
Серия | La ragazza alla pari |
Издательство | Зарубежные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094306070 |
Non pensava che la sig.ra Rossi la stesse deliberatamente ignorando – o almeno, sperava non fosse così. Sembrava più che fosse completamente distratta dal lavoro, con la sua totale attenzione alla giornata lavorativa che aveva di fronte.
“Ho il resoconto delle vendite della settimana passata, e i fornitori indonesiani hanno mandato una risposta”.
“Spero si tratti di buone notizie”, disse la sig.ra Rossi.
“Credo di sì. Chiedono informazioni aggiuntive, ma sembra positivo”.
Maurice stava praticamente adulando la sig.ra Rossi, e Cassie non capiva se lui la stesse ignorando senza farlo apposta o di proposito, forse per sottolineare la sua importanza nella vita della sig.ra rispetto a quella di Cassie.
Lei li seguì verso l’ufficio, rimanendo indietro di qualche passo, attendendo una pausa nella conversazione, per poter chiedere dei programmi delle bambine.
Dopo breve tempo le fu chiaro che non ci sarebbe stata alcuna pausa. Con le teste piegate sul portatile di Maurice, nessuno dei due la stava neanche guardando. Cassie fu certa, in quel momento, che Maurice la stesse ignorando di proposito. Dopo tutto, lui sapeva che lei era lì.
Pensò di interromperli, ma l’idea la rese nervosa. La loro concentrazione era elevata, e Cassie non voleva far arrabbiare la sig.ra Rossi, soprattutto dopo che la conversazione che aveva udito il giorno prima le aveva dimostrato quanta poca pazienza avesse la donna d’affari.
Cassie si era sentita al settimo cielo dopo essere stata assunta, lodata ed elogiata da questa donna influente. Questa mattina, era come se lei per la sig.ra Rossi non esistesse.
Voltandosi, si sentì scoraggiata ed insicura. Cercò di respingere i pensieri negativi, e di ricordarsi che il suo ruolo era quello di badare alle bambine, e non monopolizzare l’attenzione della sig.ra Rossi quando era impegnata. Sperava che Nina e Venetia sapessero quali fossero i loro impegni.
Quando Cassie andò nella stanza delle bambine, le trovò vuote. Entrambi i letti erano stati fatti alla perfezione e le camere erano in ordine. Ritenendo che fossero scese per fare colazione, Cassie si diresse verso la cucina, e fu sollevata nel trovarle lì.
“Buongiorno, Nina e Venetia”, disse.
“Buongiorno”, risposero educatamente.
Nina era seduta su una sedia, mentre Venetia, alle sue spalle, le legava un elastico intorno alla coda di cavallo. Cassie ritenne che Nina avesse appena fatto lo stesso per la sorella, perché i capelli di Venetia erano già ordinatamente legati.
Entrambe le bambine indossavano uniformi scolastiche rosa e bianche. Si erano preparate un toast e del succo di frutta, che erano posti sul bancone.
Cassie fu colpita nel vedere che sembravano comportarsi come una squadra. Da quanto aveva visto fino a quel momento, le bambine avevano una relazione armoniosa; non vi erano stati segnali di litigi o anche solo prese in giro. Cassie pensò che essendo di età tanto simili, le due fossero più come gemelle che sorella maggiore e minore.
“Siete molto bene organizzate voi due”, disse Cassie in ammirazione. “Siete molto in gamba a badare a voi stesse. Posso prendervi qualcosa da mettere sul toast? Cosa mangiate di solito? Marmellata, formaggio, burro di arachidi?”
Cassie non era certa di cosa vi fosse in casa, ma pensò che questi fossero alimenti base a disposizione.
“A me piace con solo il burro”, disse Nina.
Cassie diede per scontato che Venetia dicesse la stessa cosa. Ma la piccola la guardò con interesse, come se stesse prendendo in considerazione i suoi suggerimenti. Poi disse, “Marmellata, per favore”.
“Marmellata? Nessun problema”.
Cassie aprì i vari pensili, fin quando non trovò quello con le creme spalmabili. Erano su una mensola in alto – troppo alta perché le bambine potessero raggiungerla.
“C’è marmellata di fragole e di fichi. Quale preferisci? Oppure c’è la Nutella”.
“Fragole, per favore”, disse Venetia educatamente.
“Non ci è permesso mangiare la Nutella”, spiegò Nina. “È solo per le occasioni speciali”.
Cassie annuì. “Ha senso, dato che è così buona”.
Passò la marmellata a Venetia e si sedette.
“Cosa dovete fare questa mattina? Sembrate pronte per andare a scuola. Vi devo accompagnare? A che ora inizia e sapete come arrivarci?”
Nina finì il suo boccone di toast.
“La scuola inizia alle otto, e oggi finiamo alle due e mezza perché abbiamo lezione di canto. Ma abbiamo un autista, Giuseppe, che ci porta e ci viene a prendere”.
“Oh”.
Cassie non riuscì a nascondere il proprio stupore. Questa famiglia era molto più organizzata di quanto si aspettasse. Si sentì come se il suo ruolo fosse superfluo, e fu preoccupata che la sig.ra Rossi si rendesse conto di poter fare a meno di lei, e potesse non aver bisogno della sua presenza per gli interi tre mesi dell’incarico. Doveva rendersi utile. Sperò che quando le bambine fossero tornate da scuola avessero dei compiti da fare, in cui lei avrebbe potuto aiutarle.
Rimuginando sulla strategia da adottare, Cassie si alzò per prepararsi un caffè.
Quando si girò nuovamente, vide che le bambine avevano finito di fare colazione.
Nina stava infilando piatti e bicchieri nella lavastoviglie, e Venetia aveva trascinato uno degli sgabelli della cucina vicino ai pensili. Mentre Cassie guardava, vi salì sopra, e cercò di raggiungere più in alto che poteva per mettere la marmellata a posto.
“Non preoccuparti. Lo faccio io”.
Venetia sembrava tremolante sullo sgabello, e Cassie la raggiunse di fretta, prevedendo che sarebbe potuta finire in un disastro.
“Lo faccio io”.
Venetia strinse il barattolo di marmellata tra le mani, rifiutando di lasciare che Cassie lo prendesse.
“Non è un problema, Venetia, io sono più alta”.
“Devo farlo io”. La piccola sembrava emotiva. Inoltre, pareva volerlo disperatamente fare da sola.
Sulla punta dei piedi, con Cassie che le stava alle spalle pronta ad afferrarla in caso la sedia cadesse, Venetia rimise la marmellata a posto, spingendola con attenzione nell’esatto posto in cui si trovava in precedenza.
“Bravissima”, la congratulò Cassie.
Ritenne che questo comportamento fiero facesse parte del carattere e dell’educazione delle bambine. Le pareva un po’ insolito, ma in fondo lei non aveva mai lavorato per una famiglia d’alto rango come questa.
Rimase in piedi a fissare Venetia che riponeva lo sgabello nella sua esatta posizione. A quel punto, Nina aveva già messo il burro in frigorifero e il pane nel cesto. La cucina aveva un aspetto immacolato, come se nessuno vi avesse mai fatto colazione.
“Giuseppe sarà qui tra poco”, Nina ricordò alla sorella. “Dobbiamo lavarci i denti”.
Le bambine uscirono dalla cucina e si diressero al piano di sopra, nelle loro stanze, con Cassie che le guardava meravigliata. Tornarono cinque minuti dopo, portando gli zaini e i cappotti, e uscirono.
Cassie le seguì all’esterno, ancora concentrata sulla questione della sicurezza, ma una Mercedes bianca si stava già avvicinando alla casa. Pochi attimi dopo, si fermò sul vialetto circolare, e le bimbe entrarono in macchina.
“Arrivederci”, disse Cassie, salutando con la mano, ma probabilmente non l’avevano sentita, perché nessuna delle bambine fece un cenno in risposta.
Quando Cassie rientrò, vide che anche la sig.ra Rossi e Maurice se n’erano andati. Sembrava non esserci nessun altro in servizio in quel momento.
Cassie