Название | Prima Che Faccia Del Male |
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Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Зарубежные детективы |
Серия | Un Mistero di Mackenzie White |
Издательство | Зарубежные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094342962 |
"Tu prendi la destra, io la sinistra", disse Ellington mentre scendevano dall'auto.
Mackenzie annuì, consapevole che la maggior parte degli agenti in coppia sceglieva di non separarsi. Lei ed Ellington tuttavia si fidavano l'uno dell'altro a un livello tale da permettere un approccio di questo tipo. Non solo per il loro solido rapporto lavorativo, ma anche per il legame dato dal matrimonio. Si separarono senza tanto clamore e imboccarono i rispettivi lati della strada.
La prima casa dal lato di Mackenzie fu un gioco da ragazzi, dato che la madre e la figlia si trovavano nel giardino anteriore. La figlia doveva avere sei anni e pedalava su un triciclo su e giù per il marciapiede. La madre era seduta sul portico, intenta a guardare il cellulare. Quando Mackenzie si avvicinò, alzò lo sguardo e le rivolse un sorriso.
"Posso aiutarla?" chiese. Il suo tono indicava che non ne aveva alcuna intenzione, soprattutto se Mackenzie era lì per vendere qualcosa.
Mackenzie si allontanò un po' dalla bambina, prima di tirare fuori il distintivo e presentarsi. "Sono l'agente Mackenzie White, dell'FBI. Io e il mio partner stiamo perlustrando il quartiere per vedere se riusciamo a trovare qualche informazione sul pirata della strada di due notti fa".
"No. L'ho già detto ai poliziotti. Da quello che mi hanno detto, ritengono che l'incidente sia avvenuto dopo la mezzanotte, e a casa mia andiamo tutti a dormire entro le undici".
"Per caso sa chi ha trovato il corpo?"
"Non con certezza. Circolano voci di ogni tipo e non so a quali credere. Dopo un po', ho smesso di prestar loro attenzione, capisce?"
"Tra queste voci, qualcuna proviene da una persona che ritiene affidabile?"
"Temo di no".
"Beh, grazie per il suo tempo."
Si voltò e salutò la bambina con la mano, mentre si dirigeva verso la casa accanto. Bussò tre volte, senza però ricevere risposta. Ottenne lo stesso risultato alla terza casa. Alla quarta casa il risultato fu diverso. La porta fu aperta appena suonò il campanello.
Mackenzie si ritrovò di fronte una signora che doveva avere poco meno di sessant'anni. Aveva in mano un detergente per i vetri e un piumino per spolverare. Alle sue spalle si sentiva della musica rock anni Settanta; Peter Frampton, se la sorprendente conoscenza musicale di Mackenzie non sbagliava. Era stata chiaramente distolta dalle sue pulizie, ma salutò comunque Mackenzie con un sorriso.
"Mi dispiace di averla disturbata. Sono l'agente White, FBI". Mostrò il suo distintivo e la donna la fissò come se Mackenzie avesse appena eseguito un trucco di magia. "Sto perlustrando il quartiere in cerca di qualsiasi informazione utile sul pirata della strada che ha investito una ragazza su in questa strada due sere fa".
"Oh, certo", disse la donna. E così, le sue pulizie furono dimenticate. "Avete trovato il colpevole?"
"Non ancora. Per questo siamo qui, per cercare di trovare qualche pista. Per caso ha visto o sentito qualcosa, quella notte?"
"No. E credo che nessuno abbia visto o sentito qualcosa. E questa è la cosa più spaventosa".
"In che senso?"
"Beh, questo è un quartiere molto tranquillo. Ma siamo anche in mezzo al nulla. Certo, Salt Lake City è a meno di trenta chilometri di distanza, ma come può vedere, qui non si ha la sensazione di essere in una grande città".
"Che tipo di pettegolezzi circolano?"
"Nessuno, che io sappia. È una cosa troppo orribile per parlarne". Fece un passo oltre la porta, avvicinandosi a Mackenzie in modo da poter parlare in tono cospiratorio. "Ho la sensazione che quasi tutti in questo quartiere credano che, non parlandone, l'intera faccenda sparirà, che tutti se ne dimenticheranno".
Mackenzie annuì. Aveva lavorato a diversi casi in cittadine come quella. Tuttavia, sapeva anche che era proprio in piccole Comunità che le dicerie tendevano a piantare le proprie radici e a crescere.
Tuttavia, proseguendo lungo la strada, non era così sicura che fosse il caso di Plainsview. Aveva riscontrato due atteggiamenti principali tra i residenti: quelli che erano irritati dalla visita dell'FBI perché avevano già parlato con la polizia, e quelli che erano sinceramente preoccupati per il loro quartiere, ora che era coinvolto il Bureau.
L'ottava abitazione a cui giunse era piuttosto insignificante. Non c'erano fiori nelle aiuole, solo del terriccio ormai scolorito. Nonostante ci fossero dei mobili sul portico, erano in cattivo stato, una delle sedie ricoperta di ragnatele. Si trovava a due case di distanza dal primo incrocio del quartiere, e non spiccava molto, ma Mackenzie intuì che alcuni dei proprietari più anziani potessero disapprovare quella casa.
Bussò alla porta e sentì un leggero fruscio di passi all'interno. Passarono altri dieci secondi prima che qualcuno aprisse. La porta fu aperta solo di uno spiraglio.
Una giovane donna sbirciò fuori, scrutando Mackenzie con occhi scuri che suggerivano fosse una persona diffidente.
"Sì?" chiese la giovane donna.
Mackenzie mostrò il suo distintivo e il tesserino, riflettendo che quella ragazza le faceva una strana impressione. Tutti gli altri avevano spalancato la porta, mentre lei sembrava usare la sua come uno scudo. Forse faceva parte del gruppo di cittadini che aveva reagito con assoluto terrore davanti all'omicidio.
"Sono l'agente White, dell'FBI. Speravo di poter fare qualche domanda sull'investimento avvenuto qui due notti fa".
"A me?" chiese quella, confusa.
"No, non solo a te. Io e il mio partner stiamo andando porta a porta facendo domande a tutti i residenti. Scusa se te lo chiedo, ma mi sembri parecchio giovane. I tuoi genitori sono in casa?".
Un lampo di irritazione attraversò il volto della ragazza. "Ho vent'anni. Vivo qui con le mie due coinquiline."
"Oh, chiedo scusa. Allora… ricordi qualcosa di interessante di quella notte?"
"No, insomma, da quanto ho capito, è successo molto tardi. Di solito mi addormento alle dieci o alle undici".
"E non hai sentito niente?"
"No."
La ragazza continuava a non aprire la porta. Parlava anche abbastanza velocemente. Mackenzie non pensava che nascondesse qualcosa, ma si comportava in un modo che le dava da pensare.
"Come ti chiami?"
"Amy Campbell".
"Amy, le tue coinquiline sono in casa?"
"Una sì. L'altra è fuori a fare commissioni".
"Sai se hanno visto o sentito qualcosa di strano, la notte dell'incidente?"
"Non sanno niente. Ne abbiamo parlato tra noi, cercando di capirci qualcosa. Ma quella notte dormivamo tutte, alle dieci e mezza".
Mackenzie stava per chiedere di entrare in casa, ma decise di non farlo. Amy era chiaramente terrorizzata dalla situazione e non aveva senso peggiorare le cose. Mentre quel momento di tensione passò tra di loro, Mackenzie colse del movimento dietro ad Amy. Un'altra donna stava camminando lungo il corridoio, per poi girare a sinistra in un'altra stanza. Sembrava avere circa l'età di Amy e aveva un viso spigoloso. I suoi capelli, che sembravano castani, erano raccolti in uno chignon disordinato. Mackenzie era tentata di chiedere chi fosse, ma intuì che se l'avesse fatto, avrebbe potuto rovinare l'equilibrio che aveva costruito con Amy.
"Come hai saputo dell'omicidio?"
"Dalla polizia. Quella mattina sono passati, facendo esattamente quello che sta facendo lei ora".
"E hai detto loro esattamente quello che stai dicendo a me?"
"Sì, sinceramente non ho visto niente. Non ho sentito nulla. Vorrei potervi aiutare perché è terribile… ma stavo dormendo".
In quel commento Mackenzie percepì una certa emozione. Amy era triste, oppure disperata per qualcosa, il che aveva perfettamente senso, visto quello che era successo proprio nella sua strada appena due sere prima. Eppure, si comportava in modo molto più strano di chiunque altro con cui aveva