Название | Prima Che Faccia Del Male |
---|---|
Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Зарубежные детективы |
Серия | Un Mistero di Mackenzie White |
Издательство | Зарубежные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094342962 |
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
CAPITOLO UNO
Praticamente scivolava ad ogni passo, con i piedi che slittavano nei sandali aperti mentre correva attraverso il campo fradicio. Era notte, ormai, e piccoli sbuffi di nebbia ricoprivano il terreno dove quel pomeriggio era caduta una pioggia leggera. Non sembrava nulla di che, ma lei non poté fare a meno di chiedersi se quel poco di umidità sotto i sandali sarebbe stata la causa della sua morte.
L'avevano trovata. Non aveva idea di come avessero fatto, ma l'avevano trovata.
L'unica possibilità che aveva di superare viva quella notte era arrivare da Amy. Secondo i suoi calcoli, aveva ancora circa tre chilometri da fare. Se fosse riuscita a superare quello stupido campo, il quartiere di Amy era a tre chilometri di distanza.
Irritata dal continuo scivolare, si fermò giusto il tempo necessario per togliersi i sandali. Se avesse avuto più tempo per prepararsi, si sarebbe messa le scarpe da ginnastica, ma era successo tutto così in fretta…
Tenne i sandali nella mano destra e riprese a correre. Era un po' più facile, ora, anche se i suoi piedi morbidi cominciarono a soffrire all'istante per il terreno duro sotto l'erba. Ignorò il dolore e corse più forte che poté. Doveva raggiungere Amy.
Guardò dietro di sé e vide solo il profilo irregolare del bosco, con gli alberi che si alzavano e si abbassavano nell'oscurità, come uno strano grafico. Se c'era qualcuno che la seguiva, non riusciva a vederlo. Ma non era così ingenua da pensare che non le fossero addosso. Sicuramente qualcuno la stava cercando, per assicurarsi che non lo raccontasse a nessuno.
Il campo terminò bruscamente e, all'improvviso, si ritrovò a saltare oltre un fosso e a imboccare una strada a due corsie. Quando atterrò sulla strada, sbandò leggermente, a causa dell'impatto dei suoi talloni sull'asfalto. Guardò alla sua destra e vide il bagliore dei lampioni in lontananza. Amy era lì, da qualche parte in mezzo a tutto quel bagliore. Questa consapevolezza le fece spingere ancora di più sulle gambe, anche se urlavano dal dolore per i diversi chilometri che aveva già percorso attraverso la foresta e i campi per arrivare lì.
Corse lungo la strada, immaginando che ci fosse almeno un chilometro tra lei e quelle luci splendenti. Pensò al suo cellulare, perso da qualche parte nella foresta, e pensò a quanto sarebbe stato facile chiamare. Avrebbe voluto piangere per la frustrazione.
Mentre correva, si concesse di piangere. Corse singhiozzando e gonfiando i polmoni per il suo prossimo respiro.
In qualche modo, arrivò nel quartiere. Le gambe le sembravano di gelatina ed era così a corto di fiato che vedeva piccoli fuochi d'artificio neri esplodere nel suo campo visivo. Ma andava bene così, perché c’era quasi. Sarebbe arrivata da Amy. Amy avrebbe saputo cosa fare. Non era sicura che valesse la pena provare a contattare la polizia, ma forse non importava. Tutto quello che doveva fare era mettersi in contatto con Amy. Quel pensiero era un sollievo.
Per poco non cominciò a gridare il nome di Amy, mentre si avvicinava a casa sua. Solo altre quattro o cinque case e sarebbe stata al sicuro. I lampioni erano piuttosto fiochi, a causa della foschia dovuta alla recente pioggia, e l'intero quartiere sembrava uscito da un film dell'orrore, ma la casa di Amy era lì da qualche parte come un faro.
Si stava concentrando così tanto sulla forma delle case che non sentì il rumore del motore dietro di lei. Quando finalmente sentì la macchina, si guardò alle spalle. Quando la vide lanciata verso di lei a fari spenti, cercò di scartare verso destra, ma non servì a molto.
L'auto la colpì violentemente sul fianco destro. Si sentì tutta intorpidita per un attimo, mentre faceva una mezza capriola a un metro di altezza. Ma il dolore si abbatté su di lei come una furia scatenata quando impattò contro l’asfalto. La testa rimbalzò contro il selciato e il mondo si fece tutto nero.
Per questo non riuscì a vedere il volto della persona che parcheggiò l'auto in mezzo alla strada, scese e le puntò un coltello contro.
Sapeva che le stava tagliando la gola, ma il dolore alla testa e alla schiena mascherò beatamente quel dolore.
La vita iniziò ad abbandonare il suo corpo mentre l'assassino tornava alla sua auto.
L'assassino e la macchina erano entrambi scomparsi quando lei esalò l'ultimo respiro sulla strada bagnata dalla pioggia.
CAPITOLO DUE
L'appartamento profumava di rosmarino e limone, mentre la cena cuoceva sui fornelli; la prima bottiglia di vino era stata aperta, e su Spotify c'era una canzone dei The Cure. A qualsiasi visitatore casuale, poteva sembrare che Mackenzie White stesse passando un pomeriggio splendido. Ma quello che non vedevano era la lotta interiore e l'ansia che le metteva i nervi e lo stomaco a dura prova.
Il pollo era pronto e gli asparagi erano nel forno. Mackenzie sorseggiò un bicchiere di vino rosso, cercando di trovare qualcosa da fare. Ellington era sul pavimento del soggiorno con Kevin, intento a leggergli un libro. Sollevò lo sguardo su di lei e alzò gli occhi al cielo. Quando arrivò a un punto della storia adatto per fermarsi, ovvero quando Poky il cagnolino era ancora una volta scivolato sotto il recinto, tirò su Kevin tra le braccia ed entrò in cucina.
"È solo tua madre" le disse. "Ti comporti come se stessimo per ricevere una visita dalla Finanza o qualcosa del genere."
"Tu non la conosci."
"Ti somiglia, per caso?"
"A parte la storia dell'abbandono, sì."
"Allora sono sicuro che sia a posto. Dimmi solo quanto fascino devo sfoderare."
"Non troppo. Non capirà le tue battute."
"Mi rimangio tutto, allora. Odio già quella donna." Baciò Kevin sulla fronte e scrollò le spalle. "Però ha il diritto di conoscere suo nipote. Non sei per niente contenta che voglia essere coinvolta?"
"Vorrei esserlo. Ma è difficile per me fidarmi di lei".
"Lo capisco. Neanch'io sono entusiasta quando si tratta di mia madre".
"Sì, ma almeno lei si è fatta viva quando hai avuto un figlio, no?"
"Questo sì. Ma non diamo per scontato che sia una cosa positiva. Potrebbero passare anni prima che ci rendiamo conto dell'impatto traumatico che questo ha avuto su Kevin".
"Non sto scherzando, E. Quella donna è tossica. È così…"
Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come concluderla. Lei è così come? Egoista sarebbe stata una parola appropriata. Anche immatura. Quella donna si era essenzialmente chiusa in se stessa, dopo che il marito era stato ucciso e, di conseguenza, Mackenzie e sua sorella erano rimaste senza una grande figura materna.
"È tua madre" concluse Ellington. "E sono entusiasta di conoscerla."
"Ti ricorderò queste parole un'ora dopo il suo arrivo".
Si scambiarono un bacio ed Ellington tornò in salotto per continuare a leggere le disavventure di Poky il cagnolino. Mackenzie ascoltò mentre sorseggiava di nuovo il suo vino e cominciò ad apparecchiare la tavola. Diede un’occhiata all'orologio, notando che mancavano solo sei minuti all'arrivo di sua madre. Doveva ammettere che la cena aveva un profumo delizioso e Kevin era più adorabile che mai. Stava crescendo troppo, per i suoi gusti. Adesso si tirava su e se ne andava in giro; si aspettavano che da un giorno all'altro muovesse i primi passi.
Era un buon promemoria di quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto sua madre. Suo figlio stava per camminare e sua madre non aveva…
Un colpo alla porta interruppe i suoi pensieri. Lanciò a Ellington uno sguardo sorpreso, e per tutta risposta lui sorrise, riprese Kevin in braccio, e stese la mano libera verso di lei. Era da circa una settimana che si era tolto il gesso, ed era bello vederlo usare entrambe le braccia tranquillamente.
Lei prese la sua mano e lui la tirò a sé. "Ti ricordo che sai affrontare le persone peggiori che la nostra società ha da offrire. Sicuramente ce la puoi fare anche ad affrontare tutto questo".
Lei annuì e andarono insieme verso la porta. Quando la aprirono,