Название | Una Amore come il Loro |
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Автор произведения | Sophie Love |
Жанр | Современные любовные романы |
Серия | Le Cronache Dell’amore |
Издательство | Современные любовные романы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781640294240 |
Keira guardò la sorella con gli occhi stretti. Cristiano spostò lo sguardo da una donna all’altra come se fosse sospeso tra qualcosa che non capiva del tutto. Alla fine si alzò, decidendo chiaramente di seguire Keira. Lei annuì con decisione in riconoscimento della propria vittoria.
“A domani,” disse Cristiano a Bryn. “Grazie per il vino.”
Keira notò che non aveva finito il suo bicchiere. Si sentì in colpa per averlo strappato via così dalla serata, ma conosceva Bryn meglio di lui. Lasciarlo da solo con la sorella sarebbe stato potenzialmente pericoloso!
“Buona notte,” disse Keira a Bryn, mentre trascinava la valigia in camera da letto.
Cristiano entrò dopo di lei. Non appena fu dentro, Keira si chiuse la porta alle spalle. Vi si appoggiò contro e fece un profondo respiro.
“Mi dispiace moltissimo,” dichiarò.
Cristiano sembrò perplesso. “Non capisco. Mi è sembrata gentile.”
“Stava flirtando con te!” rispose lei, scuotendo la testa.
Cristiano non apparve affatto turbato. “Non mi dà fastidio.”
“Beh, a me sì,” gli disse Keira. “È mia sorella. È scortese.”
Lui si limitò a scuotere le spalle. Si avvicinò e avvolse le braccia attorno a Keira. “Lo sai che ho occhi solo per te,” rassicurò la donna, stringendo il suo corpo al proprio.
“Non sei tu quello che mi preoccupa,” rispose Keira, rilassandosi contro di lui. “Sono tutte le donne dal sangue caldo del mondo.”
In quel momento fu colpita da un’improvvisa epifania. In Italia, Cristiano, anche se indubbiamente attraente, era uno tra i tanti. Lì a New York invece era una creatura esotica, un autentico maschio italiano, un modello che sembrava uscito dalle pagine di un catalogo di moda. La sua città natale poneva una serie di sfide tutte nuove alla loro relazione che lei non aveva ancora considerato.
C’era una sola soluzione. Avrebbe dovuto tenerlo completamente impegnato dall’alba al tramonto, supervisionando mattina, mezzogiorno e sera!
“Dovremmo svegliarci presto domani,” disse, liberandosi dal suo abbraccio. Iniziò a svestirsi per il letto. “Solo un giorno del fine settimana per divertirsi prima che debba tornare a lavoro. Abbiamo molte cose da vedere.”
Cristiano sorrise. “Non vedo l’ora. Ma non andiamo subito a dormire, non è vero?” Le lanciò uno dei suoi sguardi suggestivi. “Sono stato rinchiuso su un aeroplano per ore. Ho un sacco di energia da scaricare.”
Anche l’espressione di Keira si ravvivò. Si tese verso l’interruttore della luce. “Qualsiasi cosa desideri,” mormorò, e poi la spense, sprofondandoli nel buio.
CAPITOLO TRE
Keira fu svegliata dal suono stridulo della sua sveglia. Segnava le sette del mattino, ma grazie al jet-lag e alla parte relativamente breve di notte in cui lei e Cristiano avevano usato il letto per dormire, il suo corpo si sentiva come se fosse ancora notte fonda. Era intontita, come se avesse fatto un sonnellino nel momento sbagliato del giorno.
Nonostante il disagio fisico, mentalmente era molto emozionata per la giornata che li aspettava. Saltò immediatamente giù dal letto, alimentata dall’eccitazione e dall’adrenalina creata dalla stanchezza.
Si voltò per guardare Cristiano. L’uomo era ancora profondamente addormentato.
“Sveglia,” disse, chinandosi su di lui e baciandogli la fronte.
I suoi occhi si aprirono faticosamente. “Devo proprio?” chiese, sbadigliando. “Quel lungo volo mi ha sfinito.”
“Ah, è stato il volo a sfinirti, eh?” disse maliziosamente Keira, facendo un occhiolino.
Ma capì che si era già riaddormentato!
Decise di lasciarlo riposare e andò a lavarsi e prepararsi per la giornata.
Si diresse con cautela verso il soggiorno. Era buio e Bryn russava rumorosamente. Facendo attenzione a essere più silenziosa possibile e a non svegliare la bestia addormentata, superò la sorella in punta di piedi e si fece una rapida doccia, ripulendosi dal residuo dell’aeroplano e dagli ultimi ricordi dell’Italia che le rimanevano sulla pelle.
Quando tornò in camera da letto, vide che Cristiano era ancora profondamente e pacificamente addormentato. Sospirò e decise che tanto valeva portare i suoi vestiti sporchi alla lavanderia giù all’angolo. Non aveva senso perdere tempo, dato che il giorno successivo sarebbe tornata in ufficio.
Svuotò rapidamente la valigia, radunò i vestiti sparsi della notte prima, aggiungendoli al mucchio prima di affrettarsi fuori dall’appartamento, lungo il corridoio, giù per i gradini e in strada.
Era una mattina eccezionalmente gelida, e provò uno splendido senso di nostalgia. Negli ultimi due mesi non era stata quasi per niente a New York ed era davvero piacevole essere tornata a casa: i rumori familiari del traffico, le normali esalazioni delle auto. Le facevano venire in mente il Ringraziamento, e sorrise tra sé e sé sapendo che non mancava molto alla sua festa preferita. Quell’anno sarebbe stato particolarmente speciale, grazie alla presenza di Cristiano insieme a loro. Se fosse rimasto tanto a lungo, in ogni caso.
La lavanderia automatica era vuota e Keira infilò i vestiti sporchi di diverse settimane in una macchina, riempì il cassetto con il detergente e aggiunse delle monete. Aveva con sé solo gli spiccioli per un lavaggio rapido, perché non aveva ancora avuto il tempo di recuperare della moneta locale, ma un giro di trenta minuti era meglio che niente.
Non appena la macchina iniziò il ciclo, riuscì rapidamente, desiderosa di tornare da Cristiano, per svegliarlo ed estrarlo dall’appartamento (e dalle grinfie) di Bryn il prima possibile.
Ma una volta tornata in camera, scoprì che Cristiano dormiva ancora. Lo baciò di nuovo per cercare di svegliarlo.
“Bell’addormentato,” disse, più intensamente quella volta, con voce un po' più alta e più esigente. “Dobbiamo alzarci e muoverci!”
Cristiano gemette. “Non possiamo passare una giornata pigra a letto?” mugugnò. “Abbiamo camminato per settimane. Meritiamo di rilassarci una mattina, no?”
Keira scosse la testa, pensando a Bryn nell’altra stanza. Dovevano scappare prima che lei si svegliasse.
“No,” rispose. “L’intera New York ci aspetta!”
Cristiano sbadigliò, girandosi per allontanarsi dalla sua voce squillante. “E sarà ancora lì nel pomeriggio, dopo la colazione.”
“Ma è meglio godersela al mattino,” contestò Keira, sollevandogli le coperte di dosso. “Te lo dice una del posto.”
Cristiano smise di discutere, e tremando si alzò dal letto.
“Perché sei tanto di fretta?” si lamentò.
“Perché ci sono tantissime cose da fare!” ripose lei, infilandosi rapidamente un paio di stivali invernali di Bryn. Tutte le sue calzature pesanti erano conservate da qualche parte in una scatola, le sue cose prese dall’appartamento di Zach sparse in vari luoghi, dalla sua stanza a casa della madre, all’attico di Shelby e David, fino all’armadio di Bryn. C’era persino un scatola nascosta sotto la sua scrivania al Viatorum.
“Posso farmi almeno una doccia?” chiese Cristiano.
Keira si morse il labbro. Ogni minuto sprecato era un minuto più vicino al risveglio di Bryn e ai suoi tentativi di mettere le mani su Cristiano. Ma non poteva negargli le necessità umane fondamentali.
“Certo,” disse allegramente, fingendo calma. Andò verso