Una Canzone Per Gli Orfani . Морган Райс

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Название Una Canzone Per Gli Orfani
Автор произведения Морган Райс
Жанр Героическая фантастика
Серия Un Trono per due Sorelle
Издательство Героическая фантастика
Год выпуска 0
isbn 9781640293366



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modo, probabilmente il cavallo capiva le sue affermazioni come le avrebbe capite un qualsiasi nobile. I migliori cavalli non venivano forse venduti per le loro qualità di razza? Forse quei nobili che amavano gareggiare nelle piste di campagna o andare a caccia non tenevano registri di ogni linea di sangue, di ogni puledro? Non avrebbero forse ucciso il loro migliore stallone piuttosto che una sola goccia del sangue sbagliato entrasse nelle loro linee?

      “La troverò, e troverò un sacerdote che ci sposerà,” disse Sebastian. “Anche se mia madre ci accuserà di tradimento, dovrà pur sempre persuadere l’Assemblea dei Nobili.”

      Non avrebbero mai ucciso un principe per puro ghiribizzo. Magari alcuni di loro sarebbero stati solidali, dandogli tempo sufficiente. Se non fosse andata così, lui e Sofia sarebbero sempre potuti fuggire insieme verso le montagne del nord, o attraversare di nascosto il Tagliacqua, o magari semplicemente ritirarsi nelle terre di cui Sebastian doveva essere duca. Avrebbero trovato un modo per far funzionare le cose.

      “Prima devo solo trovarla,” disse Sebastian, mentre il suo cavallo lo portava fuori dalla città, in aperta campagna.

      Si sentiva sicuro di poterla raggiungere, anche se a quel punto doveva avere un grosso vantaggio su di lui. Aveva trovato gente che aveva visto ciò che era successo quando era scappata dal palazzo: aveva chiesto alle guardie i loro rapporti, e poi aveva ascoltato storie della gente della città. La maggior parte erano stati cauti nel parlargli, ma era riuscito a trovare sufficienti frammenti da mettere insieme per avere almeno un senso generale della direzione che Sofia aveva preso.

      Da quello che aveva sentito si trovava in un carro, il che significava che si stava muovendo più rapidamente che a piedi, ma di certo non rapidamente quanto poteva fare Sebastian a cavallo. Avrebbe trovato un modo per raggiungerla, anche se ciò significava cavalcare senza sosta fino alla fine. Forse questo era parte della sua pena per essere stato quello che l’aveva cacciata.

      Andò avanti a spron battuto fino a che non vide un incrocio, e finalmente fece rallentare il suo cavallo al passo cercando di capire da che parte andare.

      C’era un uomo addormentato appoggiato al cartello dell’incrocio, un cappello di paglia a coprirgli gli occhi. Una bottiglia di sidro vicino a lui suggeriva il motivo del suo russare come un asino. Sebastian lo lasciò dormire e guardò il segnale. A est sarebbe arrivato alla costa, ma dubitava che Sofia avesse i mezzi per prendere una nave, o andare da qualsiasi parte se l’avesse comunque fatto. Verso sud sarebbe tornata ad Ashton, quindi era escluso.

      Restava quindi la strada che portava a nord e quella che portava a ovest. Senza ulteriori informazioni, Sebastian non aveva idea di quale via prendere. Poteva tentare di riconoscere tracce di carri su una delle parti in terra della strada, forse, ma questo presupponeva che sapesse cosa stava cercando, o che fosse in grado di distinguere il carro di Sofia tra le centinaia di altri carri che potevano essere passati lì nei giorni scorsi.

      Non gli restava che chiedere aiuto, e sperare.

      Delicatamente, usando la punta dello stivale, Sebastian toccò il piede dell’uomo addormentato. Si tirò indietro mentre l’individuo si svegliava e sputacchiava, perché non aveva idea di come avrebbe potuto reagire un ubriaco vendendolo lì.

      “Cosa c’è?” riuscì a dire l’uomo. Riuscì anche a tirarsi in piedi, cosa piuttosto impressionante, date le circostanze. “Chi sei? Cosa vuoi?”

      Sembrava doversi tenere al segnale per stare in piedi. Sebastian iniziava a chiedersi se fosse stata una buona idea.

      “Sei spesso qui?” gli chiese. Gli serviva che la risposta fosse affermativa e sperava allo stesso tempo che non lo fosse, perché cos’avrebbe detto questo della vita di quest’uomo?

      “Cosa vuoi sapere?” chiese rudemente l’ubriaco.

      Sebastian stava iniziando a rendersi conto che non avrebbe ottenuto quello che voleva. Anche se quest’uomo passava la maggior parte del suo tempo all’incrocio, Sebastian dubitava che fosse spesso tanto sobrio da notare molto di ciò che vi accadeva.

      “Non importa,” disse. “Stavo cercando qualcuno che potesse essere passato per di qua, ma dubito che tu possa aiutarmi. Mi spiace di averti disturbato.”

      Si rigirò verso il cavallo.

      “Aspetta,” disse l’uomo. “Tu… tu sei Sebastian, vero?”

      Sebastian si fermò di colpo sentendo il proprio nome e si girò pensieroso verso l’uomo.

      “Come fai a sapere il mio nome?” chiese.

      L’uomo barcollò un poco. “Quale nome?”

      “Il mio,” disse Sebastian. “Mi hai appena chiamato Sebastian.

      “Aspetta, tu sei Sebastian?”

      Sebastian fece del suo meglio per restare paziente. Quell’uomo lo stava ovviamente cercando, e Sebastian poteva solo pensare a pochi motivi per spiegare la cosa.

      “Sì, sono io,” disse. “Quello che voglio sapere è perché mi stai cercando.”

      “Dovevo…” L’uomo fece una piccola pausa e aggrottò la fronte. “Dovevo darti un messaggio.”

      “Un messaggio?” disse Sebastian. Sembrava troppo bello per essere vero, ma lo stesso osò sperare. “Da parte di chi?”

      “C’era questa donna,” disse l’ubriaco, e questo fu sufficiente ad alimentare le braci della speranza facendole avvampare in un fuoco vero e proprio.

      “Quale donna?” disse Sebastian.

      L’uomo però adesso non lo stava guardando. Più che altro pareva che stesse per rimettersi a dormire. Sebastian lo afferrò, tenendolo in piedi e scuotendolo per tenerlo sveglio.

      “Quale donna?” ripeté.

      “C’era qualcosa… una donna con i capelli rossi su un carro.”

      “È lei!” disse Sebastian, l’eccitazione al massimo in quel momento. “È successo pochi giorni fa?”

      L’ubriaco si prese del tempo per pensarci. “Non lo so. Potrebbe essere. Che giorno è oggi?”

      Sebastian ignorò la domanda. Era sufficiente che avesse trovato l’indizio che Sofia aveva lasciato per lui. “La donna… cioè Sofia. Dov’è andata? Qual era il messaggio?”

      Diede all’ubriaco un altro scossone vedendo che era sul punto di prendere ancora sonno, e dovette ammettere era più che altro per frustrazione. Voleva sapere il messaggio che Sofia aveva lasciato a quest’uomo.

      Perché a lui? Non c’era nessun altro a cui Sofia avrebbe potuto lasciare un messaggio? Guardando l’uomo che stava praticamente tenendo in piedi, Sebastian capì la risposta: era certa che Sebastian si sarebbe imbattuto in lui, perché aveva immaginato che non sarebbe andato da nessuna parte. Era stato il modo migliore per fare arrivare un messaggio a Sebastian in caso l’avesse seguita.

      Il che significava che voleva che lui la seguisse. Voleva che fosse in grado di trovarla. Il solo pensiero bastò a sollevargli il cuore, perché significava che Sofia poteva essere pronta a perdonarlo per tutto quello che le aveva fatto. Non gli avrebbe dato un modo per seguirla se non avesse pensato alla possibilità di loro due insieme, no?

      “Qual era il messaggio?” ripeté Sebastian.

      “Mi ha dato dei soldi,” disse l’uomo. “Ha detto che… dannazione, so che me lo ricordo…”

      “Pensaci,” disse Sebastian. “È importante.”

      “Mi ha detto di dirti che è andata a Barriston!” disse l’ubriaco con una nota di trionfo. “Mi ha detto di dirti che l’ho visto con i miei occhi.”

      “Barriston?” chiese Sebastian lanciando un’occhiata al segnale. “Ne sei sicuro?”

      Quella città non sembrava il genere di posto in cui Sofia avesse motivo di andare, ma forse era quello il punto, dato che stava scappando. Era una specie di