Un Regno D’acciaio . Морган Райс

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Название Un Regno D’acciaio
Автор произведения Морган Райс
Жанр Героическая фантастика
Серия L’Anello Dello Stregone
Издательство Героическая фантастика
Год выпуска 0
isbn 9781632910424



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la necessaria benevolenza, allora anche loro si sarebbero comportati allo stesso modo con lei e con la sua gente.

      Ma più governava e più vedeva che gli altri interpretavano le dimostrazioni di pace come segno di debolezza, come qualcosa da cui prendere vantaggio. Tutti i suoi sforzi di pace erano culminati in questo: un attacco a sorpresa. E nientemeno che nel Giorno del Pellegrinaggio, il giorno più sacro dell’anno.

      Gwendolyn si sentì indurire. Non aveva più la medesima ingenuità, la medesima fede nell’uomo di un tempo. Sempre di più aveva fiducia solo in una cosa: un regno d’acciaio.

      Mentre Kendrick e gli altri la guardavano, Gwendolyn alzò la voce: “Uccideteli tutti,” disse.

      Sgranarono gli occhi sorpresi, pieni di rispetto per lei. Era evidente che non se l’aspettavano dalla loro regina, che si era sempre data da fare per la pace.

      “Ho sentito bene, mia signora?” le chiese Kendrick con voce scioccata.

      Gwendolyn annuì.

      “Sì,” rispose. “Quando avete finito, raccogliete i cadaveri e buttateli fuori dai cancelli.”

      Gwendolyn si voltò e si allontanò, attraversando il cortile della Corte del Re. Alle sue spalle si levarono le grida dei McCloud che nonostante tutto la fecero trasalire.

      Attraversò la città disseminata di cadaveri, ma anche dell’esultanza, della musica e delle danze di migliaia di persone che tornavano alle loro abitazioni, riempiendo nuovamente la città come se non fosse successo niente di male. Mentre li guardava il suo cuore si riempì di timore.

      “La città è nostra di nuovo,” disse Kendrick, affiancandola.

      Gwendolyn scosse la testa.

      “Solo per poco.”

      Lui la guardò sorpreso.

      “Cosa intendi dire?”

      Lei si fermò e lo fissò.

      “Ho visto le profezie,” rispose. “Gli antichi scritti. Ho parlato con Argon. Ho fatto un sogno. Sta per arrivare un attacco. È stato un errore tornare qui. Dovremmo sfollare tutti subito.”

      Kendrick la guardò con volto cinereo e Gwen sospirò scrutando la sua gente.

      “Ma loro non mi vogliono ascoltare.”

      Kendrick scosse la testa.

      “E se ti stessi sbagliando?” le disse. “Se stessi magari guardando troppo accuratamente le profezie? Abbiamo l’esercito migliore e più forte al mondo. Niente può raggiungere i nostri cancelli. I McCloud sono morti e non ci sono rimasti altri nemici nell’Anello. Non hai nulla da temere. Lo Scudo è attivo e forte. E abbiamo anche Ralibar, ovunque lui sia. Non c’è davvero nulla di cui avere paura. Nessuno di noi deve temere nulla.”

      Gwendolyn scosse la testa.

      “È proprio il genere di momento in cui si dovrebbe temere di più,” rispose.

      Kendrick sospirò.

      “Mia signora, questo è stato solo un attacco isolato,” le disse. “Ci hanno sorpresi nel Giorno del Pellegrinaggio. Non lasceremo mai più la Corte del Re priva di sorveglianza. Questa città è una fortezza. Ha tenuto per migliaia di anni. E non è rimasto nessuno da dover abbattere.”

      “Ti sbagli,” gli rispose.

      “Va bene. Ammesso che mi sbagli, la tua gente non se ne andrà comunque. Sorella mia,” disse Kendrick con voce dolce e implorante, “ti voglio bene. Ma parlo da comandante. Da comandante dell’Argento. Se provi a costringere il tuo popolo a sfollare, a far fare loro ciò che non vogliono fare, ti troverai una rivolta tra le mani. Loro non vedono il pericolo che vedi tu. E ad essere onesto, neanche io.”

      Gwendolyn guardò la gente e capì che Kendrick aveva ragione. Non l’avrebbero ascoltata. Neanche suo fratello le credeva.

      E questo le spezzava il cuore.

      *

      Gwendolyn si trovava sola sul parapetto più alto del castello e teneva Guwayne stretto in braccio mentre guardava il tramonto dei due soli che scendevano all’orizzonte. In basso sentiva le grida sommesse e i festeggiamenti della sua gente che si preparava a una grande notte di celebrazione. In lontananza poteva ammirare la veduta delle interminabili terre che circondavano la Corte del Re, un regno al picco della sua potenza. Ovunque prosperava l’abbondanza dell’estate, infiniti campi di verde, frutteti, una terra ricca e prospera. Il territorio era florido, ricostruito dopo così tante tragedie, e lei stessa poteva vedere un mondo di pace.

      Gwendolyn aggrottò la fronte, chiedendosi come una qualsiasi forma di oscurità potesse ora raggiungerli. Forse il buio che aveva immaginato era già sopraggiunto sotto forma di McCloud. Forse era già stato debellato grazie a Kendrick e agli altri. Forse Kendrick aveva ragione. Magari era lei che era diventata troppo sospettosa da quando era diventata regina, vedendo forse troppe tragedie. Forse, come diceva Kendrick stesso, stava guardando troppo a fondo nelle cose.

      Dopotutto per far evacuare le persone dalle loro case, condurle al di là del Canyon, imbarcarle su delle navi e andare alle lontane Isole Superiori sarebbe stata una mossa drastica, una mossa riservata a un momento di gravissima calamità cosa sarebbe successo se lei avesse agito in tal modo e non fosse poi accaduto nulla all’Anello? Sarebbe sempre stata ricordata come la regina che andava in panico senza alcun pericolo in vista.

      Gwendolyn sospirò, stringendo Guwayne che si dimenava tra le sue braccia, chiedendosi se stesse forse perdendo la testa. Sollevò lo sguardo e scrutò il cielo per cercare qualsiasi segno di Thorgrin, sperando e pregando. Almeno sperava di vedere Ralibar, ovunque egli si trovasse. Ma neppure lui era più tornato.

      Gwen si trovò di fronte un’altra volta un cielo vuoto e ne fu contrariata. Ancora una volta avrebbe dovuto contare solo sulle proprie forze. Addirittura la sua gente, che l’aveva sempre sostenuta, che l’aveva guardare come fosse una dea, ora sembrava non fidarsi più di lei. Suo padre non l’aveva mai preparata a questo. Senza il sostegno del suo popolo, che genere di regina sarebbe mai stata? Priva di potere.

      Gwen avrebbe voluto disperatamente rivolgersi a qualcuno per conforto, per risposte. Ma Thorgrin era partito, sua madre non c’era più, allo stesso modo sembrava che chiunque lei conoscesse e amasse l’avesse abbandonata. Si sentiva a un bivio e non era mai stata così confusa.

      Gwen chiuse gli occhi e chiamò Dio perché l’aiutasse. Cercò con tutta la sua volontà di invocarlo. Non era mai stata una che pregava moltissimo, ma la sua fede era forte e lei era certa che Dio esistesse.

      Ti prego, Dio. Sono così confusa. Mostrami come meglio proteggere il mio popolo. Mostrami come meglio proteggere Guwayne. Mostrami come essere una grande sovrana.

      “Le preghiere sono qualcosa di grandioso,” disse una voce.

      Gwen si voltò di colpo, immediatamente sollevata di udire quel suono. Lì, a pochi metri da lei, c’era Argon. Era vestito come al solito con la sua tunica bianca con il cappuccio, teneva in mano il suo bastone e guardava l’orizzonte invece che lei.

      “Argon, ho bisogno di risposte. Ti prego. Aiutami.”

      “Abbiamo sempre bisogno di risposte,” rispose lui. “Eppure non sempre ne riceviamo. Le nostre vite sono intese per essere vissute. Il futuro non ci può essere sempre raccontato.”

      “Ma ci possono essere dati degli indizi,” disse Gwendolyn. “Tutte le profezie che ho letto, tutti i papiri di carta, la storia dell’Anello: si parla ancora di un grande periodo buio che verrà. Devi raccontarmi. Succederà?”

      Argon si voltò a guardarla, gli occhi infuocati, più oscuri e spaventosi che mai.

      “Sì,” le rispose.

      La determinatezza della sua risposta la spaventò più di ogni altra cosa. Lui, Argon, che parlava sempre per indovinelli.

      Gwen tremò dentro di sé.

      “Capiterà