Название | Vincitore, Vinto, Figlio |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | Di Corone e di Gloria |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781640293069 |
“Abbastanza pericolosa da uccidere un Antico?” chiese Irrien.
Vide l’assassino annuire come un forgiatore di spade fiero della propria creazione.
“Questa è una creatura di pura morte, Prima Pietra,” disse. “Può uccidere ogni cosa vivente. Sono certo che ne sarai soddisfatto.”
Irrien guardò gli uomini che a fatica la contenevano, cercando di bilanciare la pura forza di quella cosa. Non poteva neanche immaginare di provare a combatterla. Non poteva immaginare nessuno in grado di sopravvivere al suo assalto. Per un breve momento quel singolo occhio incrociò il suo sguardo e l’unico impressione che Irrien ebbe fu di odio: un profondo e solido odio per qualsiasi cosa vivente.
“Se poi sarai capace di rimetterla al suo posto,” disse Irrien. “Non ho nessun desiderio di avere questa cosa che mi viene appresso.”
N’cho annuì. “Non è una cosa intesa per questo mondo, Prima Pietra,” disse. “Il potere che la tiene insieme si estinguerà a tempo debito.”
“Portatela alle barche,” ordinò Irrien.
N’cho annuì e fece segno agli uomini, dando ordini su come tirare e con quanta forza. Irrien vide il momento in cui un uomo fece un passo falso e la bestia tirò un fendente facendolo a pezzi.
Non c’erano molte cose che facessero paura a Irrien, ma questa gliene faceva. Ma c’era del buono in questo. Significava che era potente. Tanto potente da poter massacrare i suoi nemici.
Tanto potente da poter mettere fine a tutto questo una volta per tutte.
CAPITOLO NOVE
Stefania aspettava con impazienza in una sala all’interno dell’enorme casa di Ulren, mantenendosi perfettamente inespressiva in volto, proprio come una delle statue lì presenti, noncurante della paura che provava in quel momento. La paura c’era, nonostante i programmi per quel momento e nonostante tutto quello che aveva fatto per arrivare lì.
Sapeva dal suo tentativo per sedurre Irrien quanto potessero andare storte le cose. Un passo falso e sarebbe potuta morire, o peggio venire venduta a qualche riccone come una specie di trofeo. Sperava solo che la ex Seconda Pietra fosse più facile da sedurre rispetto alla prima.
La continua presenza dei malviventi che l’avevano portata lì non faceva nulla per calmare i suoi nervi. Non le parlavano, né la trattavano con la dovuta deferenza richiesta dalla sua posizione. Invece i due uomini stavano accanto alla porta come carcerieri, mentre la donna se n’era andata a dire a Ulren che Stefania era lì.
Stefania trascorreva il tempo escogitando il modo migliore per presentarsi. Scelse un punto dove si trovava un divano e vi si adagiò sopra in modo elegante, addirittura seducente. Voleva che a Ulren fosse chiaro fin dall’inizio il motivo per cui lei si trovava lì.
Quando la Seconda Pietra entrò nella sua sala da ricevimento, con la donna malvivente che gli camminava accanto, Stefania dovette trattenersi dall’alzarsi in piedi ed andarsene. Tenere il sorriso in volto fu ancora più dura, ma Stefania aveva un sacco di pratica quando si trattava di mascherare quello che provava sul serio.
Le statue di Ulren potevano anche mostrare un giovane uomo dal rude fascino, ma ora la Seconda Pietra era ben lungi da quell’aspetto. Era vecchio. Ancora peggio, l’età non era stata gentile con lui nelle rughe e nelle macchie della pelle, nel diradarsi dei capelli e nelle cicatrici che aveva accumulato. Quello era il genere di uomo per cui le nobili ragazze canzonavano le più povere che dovevano sposarsi per i soldi, non qualcuno che Stefania avrebbe mai considerato come potenziale marito.
“Prima Pietra Ulren,” disse Stefania sorridendo e alzandosi in piedi. “Sono contenta di conoscerti finalmente.”
Mentì perché c’era in ballo qualcosa di ben più importante del denaro. Quest’uomo poteva ridarle il suo regno. Poteva restituirle ciò che le era stato tolto, e ancora di più.
La mia suddita mi dice che sei Stefania, la nobildonna che è stata brevemente regina dell’Impero,” disse Ulren. “Hai innescato delle voci per attrarre la mia attenzione. Ora ce l’hai. Spero che non te ne dovrai pentire.”
Stefania fece un sorriso ancora più ampio e si allungò a toccargli un braccio. “Come potrei mai pentirmi di incontrare l’uomo più potente al mondo? Soprattutto dato che ho una proposta per lui?”
Guardò il volto di Ulren, cercando di ignorare il fatto che fosse difficile immaginarsi come sarebbe stato andarci a letto. Quello era un problema per un secondo momento, e in ogni caso Stefania avrebbe fatto ciò che era necessario.
“Che genere di proposta?” chiese Ulren. Stefania poté vedere che la guardava dalla testa ai piedi con il genere di brama che gli uomini sempre mostravano quando la guardavano. Nascose la propria repulsione.
“Una proposta,” disse Stefania. “Del resto chi altro c’è al mondo che potrebbe essere un marito più adatto per me?”
Ulren guardò ancora Stefania, poi schioccò le dita. “Oh, capisco. Una nobildonna che cerca protezione. Incatenatela, legatela, marchiatela e lasciatela nelle mie stanze. Me la godrò un po’ prima di mandarla nel blocco degli schiavi.”
Stefania vide i malviventi farsi avanti e per un momento la sua mente tornò a tutti i modi in cui Irrien l’aveva trattata. Era stato anche lui sprezzante nei suoi confronti, ma almeno aveva avuto la forza di prendersela da solo. E questa volta Stefania non era incastrata nel mezzo di un’invasione.
La donna si mosse verso di lei, le catene pronte in mano in un modo che diceva quanto si aspettasse che ciò accadesse e con un sorriso che mostrava quanto non vedesse l’ora di farlo. Stefania la ignorò e andò invece verso le altre guardie.
“Non pensare di scappare,” disse la donna.
Le due guardie si mossero per bloccarle l’uscita. Questo portò i due uomini uno vicino all’altro, che era esattamente ciò che Stefania stava aspettando. Sollevò una mano e tirò fuori un foglio dalla piega del suo mantello, poi soffiò.
Della polvere si sparse e prese di sorpresa i due malviventi. Stefania trattenne il fiato per salvarsi, ma non c’era motivo di preoccuparsi. Le due guardie sussultarono non appena inalarono la polvere, sforzandosi di fare un altro respiro non appena i polmoni ne furono pieni. Uno di loro portò le mani alla gola come a cercare di aprirla. L’altro si tenne al muro per cercare di non cadere.
Stefania li ignorò e si girò verso la donna con un coltello in mano. Le si lanciò addosso, ma la donna riuscì a scansare il colpo facendo cadere la lama dalla mano svigorita di Stefania. Poi la colpì e Stefania gemette di dolore.
Ma questo non la rallentò. La gente faceva l’errore di pensare che, dato che era raffinata, doveva per forza essere debole. Stefania le si avvicinò e colpì la donna con la fronte, prendendo poi le catene che quella teneva in mano.
Ruotò dietro di lei e le strinse le catene attorno alla gola tirando con tutte le sue forze. Le diede un calcio facendola cadere in ginocchio e continuando a strangolarla. Aspettò fino a che non si fu afflosciata, poi la lasciò cadere a terra priva di conoscenza. Serrò le catene alla perfezione bloccandola per ogni evenienza.
Poi si portò davanti a Ulren con un coltello sguainato. “La tua gente ha avuto poco riguardo e mi ha lasciata entrare armata. Non sono così sprovveduta come pensavi.”
“Lo vedo,” disse Ulren, e ora Stefania poté scorgere una nota di rispetto sul suo volto. “Sei tutt’altro che sprovveduta. Mmm…”
La stava guardando ancora dalla testa ai piedi. Se le fosse balzato addosso, Stefania l’avrebbe pugnalato e si sarebbe presa la possibilità di portargli via il suo impero. Probabilmente non avrebbe funzionato, ma non sarebbe stata una schiava di nuovo.
“Pare che ti abbia sottovalutata,” disse Ulren. “Dimmi di nuovo perché dovrei sposarti.”
Lo