Название | Solo chi è valoroso |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | Come funziona l’acciaio |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094310251 |
Li mise insieme tutti, anche se si sentiva spezzare il cuore mentre lo faceva, Giovani e anziani, uomini e donne, li raccolse tutti. Trascinava i più pesanti e portava in spalla i più leggeri, posandoli al loro posto nella pira e sperando che in qualche modo ciò significasse che sarebbero stati insieme in qualsiasi posto ci fosse dopo questo mondo.
Era quasi pronto ad appiccare il fuoco con la lanterna quando ricordò la vecchia Lori: non era andato a prenderla durante la sua cupa raccolta, anche se era passato una decina di volte accanto al muro al quale si era appoggiata. Forse dopotutto non era davvero morta quando l’aveva lasciata. Forse si era trascinata dentro per morire dove voleva, o forse Royce semplicemente non l’aveva notata. Gli sembrava sbagliato lasciarla separata dagli altri, quindi Royce andò alla ricerca del suo corpo, tornando nel punto dove l’aveva lasciata prima e perlustrando con la lampada il terreno circostante.
“Stai cercando qualcuno?” chiese una voce, e Royce ruotò di scatto portando la mano alla spada nel secondo in cui la riconobbe.
Era Lori, e allo stesso tempo non lo era. C’era qualcosa di meno roco e incartapecorito nella sua voce, meno antico e consumato dal tempo. Quando avanzò alla luce della sua lanterna, Royce vide che lo stesso valeva per il resto. Prima aveva incontrato una donna antica e raggrinzita. Ora la donna che aveva davanti agli occhi sembrava tornata giovane, gli occhi profondi e la pelle liscia.
“Cosa sei?” chiese Royce, la mano che si posava di nuovo sulla spada.
“Sono ciò che sono sempre stata,” disse Lori. “Una che guarda, una che impara.” Royce la vide guardarsi. “Ti avevo detto di non toccarmi, ragazzo, di lasciarmi morire in pace e basta. Non potevi ascoltare e basta? Perché gli uomini della tua linea non ascoltano mai?”
“Pensi che sia stato io a fare questo?” chiese Royce. Questa donna – faceva ancora fatica a pensare a lei come Lori – pensava forse che lui fosse una specie di stregone?
“No, stupido ragazzo,” rispose lei. “Sono stata io, con un corpo che non mi lasciava morire. Il tuo tocco, un tocco del sangue, è bastato a catalizzarlo. Avrei dovuto sapere che sarebbe successa una cosa del genere dal momento in cui da neonato sei stato portato dal fiume al villaggio. Allora me ne sarei dovuta andare, invece di restare a guardare.”
“Tu mi hai visto arrivare al villaggio?” chiese Royce. “Sai chi è mio padre?”
Royce ripensò alla figura con l’armatura bianca che aveva visto nei suoi sogni, e al tempo in cui il signore dell’Isola Rossa gli aveva raccontato che lo sconosciuto che gli aveva marchiato il braccio gli aveva salvato la vita. Royce non sapeva nulla di lui, a parte che il simbolo impresso sulla sua mano era probabilmente suo.
“So abbastanza,” rispose Lori. “Tuo padre era un uomo grandioso, nel modo in cui gli uomini si definiscono grandiosi. Combatteva un sacco e vinceva un sacco. Suppongo che fosse grandioso anche in molti altri modi: dove poteva cercava di aiutare la gente, e si assicurava che coloro che stavano sotto la sua protezione fossero al sicuro. Questa tua pira… anche lui avrebbe fatto una cosa del genere: impavido e coraggioso e completamente folle.”
“Non è una follia voler evitare che i tuoi amici vengano mangiati dai corvi,” insistette Royce, lanciando a Lori una dura occhiata.
“Amici?” disse lei, riflettendo poi uno o due minuti. “Suppongo che dopo tanti anni alcuni di loro lo fossero. Ma per me è difficile avere dei veri amici, sapendo quanto facilmente la morte arrivi per i più. Verrà anche per te, se insisti ad accendere un fuoco di allerta, così che tutti da qui alla costa possano vedere che gli uomini del duca non hanno finito il loro lavoro.”
Royce non ci aveva pensato, si era concentrato solo su ciò che andava fatto per la gente del suo villaggio, aveva considerato ciò che doveva loro dopo aver fatto calare questo destino sulle loro teste.
“Non mi interessa,” disse. “Che vengano.”
“Sì, sei decisamente figlio di tuo padre,” disse Lori.”
“Sai chi fosse?” chiese Royce. “Dimmelo. Ti prego, dimmelo.”
Lori scosse la testa. “Pensi che andrei ad affrettare di mia spontanea volontà tutto ciò che verrà? Da quello che ho visto, ci sarà tanta morte anche senza di questo. Ti dico questa cosa: guarda il simbolo che hai addosso. Ora, daresti a una vecchia donna un po’ di vantaggio prima di fare una cosa così stupida come accendere quel fuoco?”
Royce sentì la rabbia avvampare in sé, alimentata anche dal dolore. “Non ti interessa di nessuno qui? Intendi solo andartene prima che io completi l’opera?”
“L’opera è completa,” ribatté Lori. “La morte è stata compiuta. E non osare accusarmi di non interessarmene. Ho visto cose che… ah, che senso ha!”
Agitò una mano verso la pira che Royce aveva costruito, mormorando parole in una lingua che gli faceva male alle orecchie a sentirla. Il fumo iniziò a salire dai corpi e dal legno, e poi le prima piccole fiamme.
“Ecco, ora ti senti meglio?” chiese. “Sono stata capace di trattenermi dal farlo quando un uomo mi ha pugnalato. Avevo intenzione di lasciarmi morire. Non che avessi la forza per fare molto altro, essendo così vecchia. Ora arrivi tu e me lo fai fare in cinque minuti, dannazione a te!”
Royce dovette ammettere che la sua rabbia era piuttosto impressionante. C’era qualcosa di quasi elementare in ciò. Lo stesso c’era qualcosa che doveva chiedere.
“Avevi… avevi il potere di salvare questa gente, Lori?”
“Intendi biasimarmi e darmi la colpa di questo?” chiese. Annuì indicando con un cenno del capo il punto dove il fuoco stava iniziando ad attecchire. “La magia non consiste solo nel desiderare il fuoco o nel chiamare il lampo dal cielo, Royce. Con un rituale abbastanza lungo magari potrei fare qualcosa di impressionante, ma una scintilla come quella è più o meno il mio limite. Ora me ne vado, e non cercare di fermarmi, ragazzo. Mi causerai un sacco di problemi già così.”
Si girò e per un momento Royce pensò di afferrarla per un braccio, ma qualcosa lo trattenne, lasciandolo lì a fissare il fuoco che cresceva nel buio. Lì davanti a lui poteva vedere le scintille e le fiamme della conflagrazione che cresceva, diventando qualcosa che sembrava poter consumare il cielo intero con il suo calore.
Royce rimase il più fermo possibile, pensando a tutte le persone affidate a quel fuoco, volendo onorarle guardando fino all’ultimo momento i loro corpi. Il fuoco arse e arse, salendo e danzando con il vento, alimentato dalla pira, e a Royce parve quasi che una sinfonia venisse creata dalle fiamme.
Qualcos’altro si levò dal fuoco, stagliandosi nero contro le fiamme e danzandovi in mezzo come se non potesse sentirle. Royce distinse la forma di un grande falco pescatore, di quelli che si vedevano tuffarsi nel lago lì vicino, ma questo non era un uccello normale. Le sue piume sembravano tinte del rosso del fuoco dove non erano di un profondo nero fuligginoso, e c’era qualcosa di troppo intelligente nell’aspetto che mostrava mentre volava attorno a lui, brillando come le braci nel buio.
D’istinto Royce tese un braccio come aveva visto fare ai falconieri, e l’uccello si posò pesantemente sul suo avambraccio, risalendo poi fino alla spalla e sistemandosi lì le piume. Parlò e lo face con la voce di Lori.
“Questo uccello è un dono, anche se solo gli dei sanno perché lo sto facendo. Vedrò quello che vede lui e ti dirò quello che posso. Che sia i tuoi occhi, e possa evitare che ciò che sarà sia peggio.”
“Cosa?” chiese Royce. “Cosa intendi dire?”
Non ci fu risposta, a parte il grido acuto del falco che riprendeva il volo. Per un momento Royce ebbe l’immagine del fuoco sotto sé, il cerchio di fuoco che appariva piccolo e quasi spento da così in alto…