Название | Tracce di Morte |
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Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Современные детективы |
Серия | Un Thriller di Keri Locke |
Издательство | Современные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781640290860 |
Quando finalmente si riscosse e tornò a voltarsi verso l’ufficio, l’anziana ispanica se ne stava andando. Il ladro di auto era stato esaminato. Un nuovo criminale, ammanettato e scontroso, era scivolato al suo posto alla reception, e un attento agente in uniforme stava in piedi alla sua sinistra.
Keri guardò l’orologio digitale appeso al muro sopra alla macchina del caffè. Segnava le sedici e ventidue.
Sono rimasta davvero qui a fissare fuori dalla finestra per dieci interi minuti? Sta peggiorando, non migliorando.
Tornò alla sua scrivania a testa bassa, cercando di non incrociare lo sguardo di nessun collega curioso. Sedette e guardò i documenti sul tavolo. Il caso Martine era per lo più terminato, in attesa solo della firma del pubblico ministero prima che potesse gettarlo nell’archivio dei casi “completi fino al processo”. Il caso Sanders era in attesa finché il CSU, l’unità scena del crimine, non fosse tornato con il verbale preliminare. La divisione Rampart aveva chiesto alla Pacific di fare delle ricerche su una prostituta di nome Roxie che era sparita dal radar; un collega gli aveva detto che aveva cominciato a lavorare nel Westside e speravano che qualcuno della sua unità potesse confermarlo in modo da non essere costretti ad aprire un fascicolo.
Il lato difficile con i casi di persone scomparse, almeno per quanto riguardava gli adulti, era che sparire non costituiva crimine. La polizia aveva più libertà d’azione con i minori, a seconda dell’età. Ma in generale non c’era nulla a impedire alle persone di ritirarsi semplicemente dalle loro vite. Accadeva più spesso di quanto la maggior parte della gente si sarebbe aspettata. Senza prove di reato, l’applicazione della legge si limitava a ciò che potevano fare legalmente per investigare. A causa di ciò, i casi come quello di Roxie spesso finivano nelle crepe del sistema.
Sospirando dalla rassegnazione, Keri capì che, salvo eventi straordinari, non c’era proprio nessuna ragione di rimanere lì dopo le cinque.
Chiuse gli occhi e immaginò se stessa, meno di un’ora da più tardi, a rilassarsi nella sua casa galleggiante, Le coppe del mare, a versarsi tre dita – okay, quattro – di Glenlivet e a prepararsi per una serata di avanzi di cinese da asporto e repliche di Scandal. Se quella terapia personalizzata non avesse dato risultati, sarebbe potuta tornare sul divano della dottoressa Blanc – alternativa poco allettante.
Aveva cominciato a radunare i fascicoli del giorno quando arrivò Ray e si lasciò cadere sulla sedia dall’altra parte della grande scrivania che condividevano. Ray ufficialmente era il detective Raymond “Big” Sands, suo partner da quasi un anno ormai, e suo amico da quasi sette.
Il suo nome gli calzava davvero a pennello. Ray (Keri non lo chiamava mai “Big” – il suo ego non aveva bisogno di essere lisciato) era un ragazzone afroamericano di un metro e novantacinque per centoquattro chili con una testa calva splendente, un dente inferiore scheggiato, un pizzetto meticolosamente spuntato e un debole per le camicie eleganti di una taglia troppo piccole per lui, giusto per enfatizzare la sua massa.
Ormai quarantenne, Ray somigliava ancora al campione olimpionico di pugilato vincitore del bronzo che era stato a vent’anni e al concorrente dei pesi massimi, con un record di 28-2-1, che era stato fino ai ventotto anni. Fino a quando un grintoso piccoletto mancino di dieci centimetri più basso di lui gli cavò l’occhio destro con un feroce gancio e mise una fine stridula a tutto quanto. Aveva portato una benda per i due anni successivi, non amando la seccatura, e alla fine aveva perso un occhio di vetro, che a modo suo per lui era perfetto.
Come Keri, Ray era entrato a far parte della squadra più tardi della maggior parte degli agenti, quando era alla ricerca di un nuovo scopo, all’inizio dei suoi trent’anni. Era salito di livello velocemente e ora era detective senior dell’Unità persone scomparse, o MPU, della Divisione Pacific.
“Sembri una donna che sogna oceani e whiskey,” disse.
“È così ovvio?” chiese Keri.
“Sono un bravo detective. La mia capacità di osservazione è senza pari. In più hai già parlato dei tuoi eccitanti programmi per la serata due volte, oggi.”
“Che cosa posso dire? Insisto nel perseguimento dei miei obiettivi, Raymond.”
Sorrise, e l’occhio buono tradiva un calore che il suo atteggiamento fisico nascondeva. Keri era l’unica a cui fosse permesso chiamarlo col nome vero. Le piaceva mischiarlo con altri titoli meno lusinghieri. Spesso lui faceva lo stesso con lei.
“Senti, Piccola miss California, forse faresti meglio a trascorrere gli ultimi pochi minuti del turno verificando con il CSU il caso Sanders invece di fare sogni a occhi aperti da piccola alcolizzata.”
“Da piccola alcolizzata?” disse lei, fingendo di essere offesa. “Non è alcolismo se si comincia a bere alle cinque, Gigantor.”
Stava per replicare quando suonò il telefono. Keri rispose prima che Ray potesse dire qualcosa e gli fece una linguaccia divertita.
“Divisione Pacific, Persone scomparse. Detective Locke.”
Anche Ray alzò il ricevitore, ma non parlò.
La donna che era al telefono dalla voce sembrava giovane, tra i venti e i trent’anni. Prima ancora che dicesse perché aveva chiamato, Keri notò la preoccupazione nel suo tono.
“Sono Mia Penn. Vivo in Dell Avenue, nel distretto di Venice Canal. Sono preoccupata per mia figlia, Ashley. Sarebbe dovuta tornare da scuola per le tre e mezza. Sapeva che l’avrei portata dal dentista alle quattro e quarantacinque. Mi ha mandato un messaggio appena prima di lasciare la scuola, alle tre, ma non è qui e non risponde alle telefonate né ai messaggi. Non è per niente da lei. È molto responsabile.”
“Signora Penn, Ashley di solito torna a casa a piedi o in auto?” chiese Keri.
“A piedi. Fa solo la decima classe – ha quindici anni. Non ha ancora cominciato il corso di guida.”
Keri guardò Ray. Sapeva che cosa stava per dire e lei certo non avrebbe potuto che dargli ragione. Ma qualcosa nel tono di Mia Penn l’aveva colpita. Sapeva che la donna stava a malapena mantenendo il controllo. C’era il panico appena sotto la superficie. Voleva chiedergli di lasciar perdere il protocollo ma non riuscì a pensare a una ragione credibile per cui avrebbe dovuto farlo.
“Signora Penn, sono il detective Ray Sands. Prendo la parola. Voglio che faccia un respiro profondo e che poi mi dica se è già accaduto che sua figlia tornasse a casa in ritardo.”
Mia Penn si mise a parlare subito, dimenticandosi del respiro profondo.
“Certo,” ammise, cercando di nascondere l’esasperazione della voce. “Come ho detto, ha quindici anni. Ma ha sempre mandato un messaggio o chiamato se non tornava entro un’ora o giù di lì. E non l’ha mai fatto se avevamo degli appuntamenti.”
Ray rispose senza guardare quello che, lo sapeva, sarebbe stata l’occhiataccia truce di disapprovazione di Keri.
“Signora Penn, ufficialmente sua figlia è una minorenne e perciò le tipiche leggi per le persone scomparse non vengono applicate come se si trattasse di un’adulta. Abbiamo un’autorità di investigazione più ampia. Ma, a essere sincero, un’adolescente che non risponde ai messaggi della madre e che non è arrivata a casa meno di due ore dopo la fine della scuola – è una situazione che non susciterà il tipo di risposta immediata che lei spera. A questo punto non c’è molto che possiamo fare. In una situazione del genere, il meglio che lei possa fare è venire in stazione a rilasciare una dichiarazione. Dovrebbe farlo assolutamente. Non c’è nulla di male a farlo e potrebbe accelerare le cose se dovessimo cominciare a lavorarci.”
Ci fu una lunga pausa prima che Mia Penn rispondesse. La voce aveva una sfumatura affilata che prima non c’era.
“Quanto devo aspettare perché cominciate a ‘lavorarci,’ detective?” chiese. “Altre due ore bastano? Devo aspettare finché non fa buio? Finché non la trovo in casa neanche domattina? Scommetto che se dicessi…”
Qualsiasi cosa