Название | Una Nuova Chance |
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Автор произведения | Блейк Пирс |
Жанр | Современные детективы |
Серия | Un Mistero di Mackenzie White |
Издательство | Современные детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781640290822 |
Harry arrivò barcollando e tenendosi lo stomaco. “Siamo davvero sicuri che quei cosi siano caricati con proiettili di gomma?” chiese.
“Certo, anzi, sono considerati leggeri” spiegò l’istruttore. “La prossima volta useremo i proiettili antisommossa.”
“Fantastico” brontolò Harry.
Alcune persone iniziarono a entrare nella stanza, mentre l’inseguimento nella Hogan’s Alley giungeva al termine. Era la terza sessione che Mackenzie faceva lì; la Hogan’s Alley era la riproduzione di una strada disabitata usata spesso dall’FBI per simulare situazioni reali nell’addestramento delle reclute.
Mentre due istruttori spiegavano a Harry cosa avesse sbagliato e come avrebbe potuto evitare di essere colpito, un altro istruttore si diresse verso Mackenzie. Si chiamava Simon Lee ed era un uomo che pareva aver preso la vita a calci in culo dopo che questa gli aveva riservato solo miseria.
“Fantastico lavoro, Agente White” le disse. “Quella capriola è stata così veloce che a momenti non la vedevo. Però... è stata una mossa azzardata. Se là fuori ci fossero stati dei complici, sarebbe potuta andare molto diversamente.”
“Sì, signore. Me ne rendo conto.”
Lee le sorrise. “Lo so.” disse. “Lascia che ti dica una cosa. Siamo solo a metà del tuo addestramento, ma io sono già al settimo cielo per i tuoi progressi. Sarai un’agente eccellente. Bel lavoro.”
“Grazie, signore” disse lei.
Lee si allontanò verso un’altra area dell’edificio, per parlare con un altro istruttore. Quando fecero per uscire, Harry la raggiunse, il viso ancora contratto in una smorfia.
“Ben fatto” si complimentò. “Non fa così male se la persona che ti ha superato nella prova è eccezionalmente carina.”
Lei alzò gli occhi al cielo e rimise la Glock nella fondina. “L’adulazione non serve a niente” gli disse. “L’adulazione, come si dice, non ti porterà da nessuna parte.”
“Lo so” replicò Harry. “Ma almeno mi porterà qualcosa da bere?”
Lei ridacchiò. “Se offri tu.”
“Certo, pago io” disse lui. “Non vorrei che mi prendessi a calci nel sedere.”
Uscirono dall’edificio tornando sotto la pioggia. Adesso che l’esercitazione era terminata, la pioggia era quasi piacevole. Tra gli istruttori e gli agenti che ripulivano il terreno, Mackenzie finalmente si concesse di sentirsi orgogliosa di sé.
Dopo undici settimane, aveva superato gran parte delle sessioni di addestramento dell’Accademia. C’era quasi... le mancavano circa nove settimane, poi avrebbe terminato il corso e sarebbe potuta diventare agente operativo dell’FBI.
Improvvisamente si domandò perché avesse aspettato così tanto per lasciare il Nebraska. Quando Ellington aveva fatto il suo nome all’Accademia, era stata praticamente la sua occasione d’oro, la spinta che le serviva per mettersi alla prova e spingersi oltre il suo ambiente sicuro. Si era liberata del lavoro, del fidanzato, dell’appartamento... e aveva iniziato una nuova vita.
Pensò alle vaste pianure, ai campi di granoturco e al cielo azzurro che si era lasciata alle spalle. Anche se avevano una loro bellezza, per lei erano stati come una prigione.
Ma ora era tutto passato.
Adesso che era libera, non c’era niente a trattenerla.
*
La sua giornata proseguì con l’allenamento fisico: flessioni, scatti, addominali, ancora scatti e sollevamento pesi. Durante i suoi primi giorni all’accademia, aveva odiato quel tipo di allenamento, ma quando corpo e mente si erano abituati, le sembrò addirittura di desiderarlo.
Tutto veniva eseguito con velocità e precisione. Fece cinquanta flessioni così velocemente da rendersi conto che i muscoli delle braccia le bruciavano solo quando ebbe finito e iniziò il percorso a ostacoli nel fango. Qualunque fosse l’attività fisica, si era abituata a considerare di aver raggiunto il limite soltanto quando braccia e gambe iniziavano a tremarle.
Nella sua unità c’erano sessanta apprendisti, ma solo nove erano donne, lei compresa. Questo però non la turbava, probabilmente perché quando era in Nebraska si era talmente temprata da fregarsene del sesso dei colleghi di lavoro. Si limitava a tenere la testa bassa e lavorare al meglio delle proprie capacità, che, non faticava ad ammettere, erano piuttosto eccezionali.
Quando l’istruttore dichiarò concluso l’ultimo percorso – una corsa di tre chilometri tra sentieri fangosi nella foresta – la classe si disperse e ognuno andò per la propria strada. Mackenzie sedette su una delle panchine a bordo campo e distese le gambe. Non aveva più niente da fare quel giorno, ma si sentiva ancora carica per il successo nella Hogan’s Alley, così pensò di fare un’ultima corsa.
Per quanto detestasse ammetterlo, era diventata una di quelle persone che amava correre. Anche se non si sarebbe iscritta a nessuna maratona, aveva imparato ad apprezzare la corsa. Oltre ai giri e ai percorsi previsti dal suo addestramento, trovava anche il tempo per correre lungo i sentieri boschivi del campus che si trovava a dieci chilometri dal quartiere generale dell’FBI, tredici chilometri dal suo nuovo appartamento a Quantico.
Con il top sportivo impregnato di sudore e il viso arrossato, fece uno sprint finale lungo il percorso a ostacoli, notando due uomini che la guardavano. Non con espressione trasognata o lasciva, ma come se l’ammirassero, e questo le diede un’ulteriore spinta.
A dire la verità, qualche occhiata interessata ogni tanto non le sarebbe dispiaciuta. Il suo nuovo fisico snello, per il quale aveva lavorato sodo, meritava di essere apprezzato. Le sembrava strano sentirsi così sicura del proprio corpo, ma si stava abituando e le piaceva. Anche a Harry Dougan piaceva, nonostante non le avesse mai detto niente. E anche se avesse detto qualcosa, Mackenzie non era sicura di cosa gli avrebbe risposto.
Quando ebbe concluso la sua ultima corsa (di quasi tre chilometri) fece la doccia negli spogliatoi e uscendo prese un pacchetto di cracker dalla macchinetta. Aveva il resto della giornata per sé; quattro ore per fare quello che voleva, prima di andare in palestra a fare il tapis-roulant – una piccola routine alla quale si era abituata per avere un vantaggio su tutti gli altri.
Cosa poteva fare? Magari poteva finire una volta per tutte di disfare i bagagli. C’erano ancora sei scatoloni nel suo appartamento ai quali non aveva nemmeno tolto il nastro adesivo. Quella sarebbe stata la cosa intelligente da fare. Però si domandò anche quali fossero i programmi di Harry per la serata, e se avesse detto sul serio quando aveva proposto di andare a bere qualcosa. Intendeva quella sera o un’altra sera?
Inoltre, si chiese anche cosa stesse facendo l’Agente Ellington.
Lei ed Ellington erano quasi usciti insieme un paio di volte, ma non di più, e probabilmente era meglio così, per Mackenzie. Sperava proprio di non doversi più ricordare della situazione imbarazzante che si era creata fra loro in Nebraska.
Mentre decideva cosa fare del suo pomeriggio, si avviò verso la macchina. Mentre inseriva la chiave nella portiera, vide qualcuno di familiare che faceva jogging. Si trattava di un’agente in addestramento come lei, Colby Stinson, che le sorrise quando vide che la guardava. Arrivò correndo alla macchina di Mackenzie, con un’energia che le fece dedurre che Colby avesse appena iniziato la sua corsa.
“Ehi, ciao” disse Colby. “Sei rimasta indietro?”
“No, ho fatto una corsetta extra.”
“Ah già, ma certo.”
“Cosa vorresti dire?” chiese Mackenzie. Lei e Colby si conoscevano piuttosto bene, anche se sarebbe stato un po’ azzardato definirle amiche. Non capiva mai quando Colby scherzasse e quando la stesse provocando.
“Voglio dire che sei ultra determinata e forse un po’ troppo ambiziosa” disse Colby.
“Beccata.”
“Allora,