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state cercando un capo costoso. Anzi, c’è un magazzino appena fuori città che fabbrica proprio il tipo di roba di cui parlo. Coperte, copriletto, lenzuola, roba così, a prezzi alti.»

      «Sa come si chiama?» chiese DeMarco.

      «Biltmore Threads. È un’azienda piccola, che è quasi fallita quando tutti hanno cominciato a comprare tutto on line.»

      «Altro che può dirci?» chiese Kate.

      «Sì, ma è un po’ repellente. Con la signora Nash, credo che il tessuto sia stato ficcato così in fondo che lei ha quasi vomitato, quasi fino a morire, persino. Sul tessuto c’era acido gastrico.»

      Kate pensò alla forza e allo sforzo che ci sarebbero voluti per fare una cosa del genere… a quanta parte di una mano dovesse entrare nella bocca della vittima.

      «Grazie del suo tempo, signor Reed» disse Kate.

      «Si figuri. Speriamo solo di non vedere presto un terzo frammento di quella coperta.»

      CAPITOLO SETTE

      Stranamente, il viaggio fino al magazzino di Biltmore Threads portò Kate e DeMarco lungo lo stesso tratto di strada che avevano preso a Whip Springs alle quattro di quel mattino. La fabbrica e il magazzino si trovavano lungo una strada a due corsie che serpeggiava fuori dall’autostrada. Era nascosto, insieme a una distesa di erba morente che fungeva da paesaggio, negli stessi boschi che nascondevano la casa dei Nash dalla strada principale.

      Dall’aspetto del parcheggio, la Biltmore Threads non stava andando male quanto aveva suggerito Will Reed. Il posto sembrava impiegare almeno cinquanta persone, e ciò sulla base solo di quell’ora del giorno. Con una fabbrica come quella, Kate presumeva che si lavorasse su turni, e quindi probabilmente un’altra cinquantina di operai sarebbero arrivati più tardi per il turno della notte.

      Entrarono, percorrendo uno squallido atrio. Una donna seduta dietro a una cassa alzò lo sguardo su di loro con un’espressione peculiare. Era evidente che non avevano molte visite.

      «Posso aiutarvi?» chiese.

      DeMarco partì con il giro di presentazioni, e dopo che ebbe mostrato i documenti la donna alla cassa aprì con un pulsante una porta in fondo all’atrio. La stessa donna venne loro incontro lì e poi le accompagnò per un piccolo corridoio. In fondo a esso, aprì una seria di doppie porte che portavano al piano produzione della Biltmore Threads. Strimpellavano molte serie di telai e altre attrezzature che Kate non aveva mai visto. Sul lato dell’ampio piano di lavoro, un muletto compatto trasportava un bancale di abiti accatastati in giro per il magazzino.

      Dopo averle accompagnate costeggiando con cautela le pareti del piano, la donna si fermò a un’altra porta e le accompagnò dentro. Lì c’era uno stretto corridoio con cinque stanze. La donna le portò alla prima e bussò.

      «Sì?» tuonò una voce maschile da dentro.

      «Abbiamo visite» urlò la donna prima di aprire la porta. «Due signore dell’FBI.»

      Ci fu qualche secondo di pausa e poi la porta venne aperta dall’altra parte. Le accolse un uomo dai capelli scuri e con spessi occhiali. Le squadrò da cima a fondo, non per nervosismo ma per assoluta curiosità.

      «FBI?» chiese. «Cosa posso fare per voi?»

      «Possiamo avere un minuto del suo tempo?» chiese Kate.

      «Certo» disse lui mettendosi da parte e permettendo loro di entrare nell’ufficio.

      C’era solo un posto a sedere nell’ufficio oltre a quello dietro alla scrivania. Non si accomodarono né Kate né DeMarco. Non si sedette neanche l’uomo dai capelli scuri, scegliendo di stare in piedi con loro.

      «Presumo che lei sia il supervisore, giusto?» chiese Kate.

      «Sono il regional manager e il supervisore del turno di giorno, sì» disse. Allungò rapido la mano, come imbarazzato di esserselo dimenticato prima. «Ray Garraty.»

      Kate strinse la mano offertale e poi mostrò il documento. Poi mise la mano in tasca ed estrasse il pezzo di tessuto della scena dei Nash.

      «Questo è un brandello di tessuto rinvenuto su una recente scena del crimine» disse. «E crediamo che possa essere la chiave per beccare un assassino. Il laboratorio della scientifica ha trovato del cotone di bambù, e a quel che so la Biltmore Threads usa cotone di bambù piuttosto regolarmente.»

      «Sì» disse Garraty. Fece per prendere il sacchetto e poi esitò prima di chiedere. «Le spiace?»

      Kate scosse la testa e glielo porse. Garraty lo osservò attentamente e annuì. «Senza smembrarlo ulteriormente non posso darvi garanzie, però sì, sembra che ne abbia. Sapete da dove viene il tessuto?»

      «Presumo da una coperta» disse Kate.

      «Pare di sì» disse Garraty. «E, anche se non ne sono sicuro al cento per cento, penso che possa essere stata disegnata e fabbricata qui.»

      «Proprio qui alla Biltmore Threads?» chiese Kate.

      «Forse.»

      Garraty ritornò il sacchetto di plastica a Kate e poi andò a un vecchio schedario malmesso posto nell’angolo in fondo del piccolo ufficio. Aprì il cassetto inferiore e dopo aver rovistato per un po’ ne estrasse due diversi libri. Erano entrambi piuttosto grandi, e mentre lui si metteva a sfogliarne uno Kate vide che erano entrambi cataloghi di inventario.

      «Il colore e il design intuibili me lo rendono familiare» spiegò Garraty continuando a girare le pagine. «Se è stata fatta qui, dev’essere in uno di questi libri.»

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