Название | L’ascesa dei Draghi |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | Re e Stregoni |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781632912305 |
Kyra sapeva che la maggior parte degli arcieri di suo padre puntavano ai topi che girovagavano per i prati. Quando aveva iniziato, le prime volte aveva cercato di fare come loro e aveva scoperto di poterli uccidere facilmente. Ma non le piaceva. Era temeraria ma anche sensibile e uccidere un essere vivente senza alcun motivo non le piaceva. Aveva giurato che non avrebbe mai più mirato a una cosa viva, a meno che non fosse pericolosa o l’avesse attaccata, come i pipistrelli lupo che venivano fuori di notte e volavano troppo vicini al forte di suo padre. Non aveva alcuna preoccupazione a colpire quegli esseri, soprattutto dopo che suo fratello più giovane, Aidan, era stato morso da un pipistrello lupo ed era rimasto malato per mezzo ciclo lunare. Inoltre erano le creature che si muovevano più velocemente là fuori e lei sapeva che se fosse riuscita a colpirne uno, soprattutto di notte, allora sarebbe stata capace di colpire qualsiasi cosa. Una volta aveva trascorso tutta la notte di luna piena a tirare lontano dalla torre di suo padre ed era tornata felice al sorgere del sole, estasiata di vedere mucchi di pipistrelli lupo a terra, con le sue frecce ancora conficcate addosso e gli abitanti del villaggio che li guardavano meravigliati.
Kyra si sforzò di concentrarsi. Osservava il tiro con concentrazione, vedendosi sollevare l’arco, tirarlo velocemente al mento e lasciarlo senza esitazione. Il vero tiro, lo sapeva bene, avveniva prima del tiro stesso. Aveva visto tantissimi arcieri della sua età, quattordicenni come lei, tirare lo spago e barcollare, e sapeva che in quel modo i loro colpi sarebbero andati a vuoto. Fece un respiro profondo, sollevò l’arco e con un movimento deciso tirò e rilasciò immediatamente. Non doveva neanche guardare per sapere che aveva colpito l’albero.
Un secondo dopo udì il colpo, ma si era già girata e stava già cercando un altro bersaglio, qualcosa di più distante.
Kyra udì un piagnucolio ai suoi piedi e abbassando lo sguardo vide Leo, il suo lupo, che le camminava accanto come sempre strusciandosi contro la sua gamba. Un lupo adulto che le arrivava quasi alla vita, protettivo nei suoi confronti tanto quanto Kyra lo era per lui: i due erano inseparabili nel forte di suo padre. Kyra non poteva andare da nessuna parte senza che Leo corresse per raggiungerla. E per tutto il tempo le stava appiccicato, a meno che uno scoiattolo o un coniglio attraversassero il sentiero, nel cui caso scompariva anche per ore.
“Non mi sono dimenticata di te, amico mio,” disse Kyra portando una mano in tasca e porgendogli l’osso rimasto dal giorno di festa. Leo lo morse trotterellandole allegramente accanto.
Mentre Kyra camminava, il fiato che appariva nebulizzato davanti a lei, si mise l’arco in spalla e soffiò tra le mani, nude e fredde. Attraversò il largo e piatto altopiano e guardò oltre. Da quel punto sopraelevato poteva vedere tutta la campagna, le morbide colline di Volis, solitamente verdi e ora ammantate di neve, la provincia della fortezza di suo padre, arroccata nell’angolo nord-orientale del regno di Escalon. Da lassù poteva vedere tutto ciò che avveniva nei dintorni della roccaforte di suo padre, il viavai della gente del villaggio e dei guerrieri, un altro motivo per cui le piaceva starsene lì. Le piaceva osservare gli antichi contorni di pietra del forte di suo padre, le forme dei terrapieni e delle torri che si allungavano in maniera impressionante tra le colline, sembrando estendersi ovunque. Volis era la struttura più alta nella campagna, alcuni dei suoi edifici si elevavano per quattro piani ed erano contornati da impressionanti strati di fortificazioni. Era completato da una torre circolare dalla parte opposta, una cappella per il popolo, ma per lei era un luogo da scalare e da dove poter osservare la campagna circostante. Il complesso di pietra era circondato da un fossato al di sopra del quale si allungava un ampio ponte che proseguiva la strada principale. Il fossato a sua volta era circondato da strati di impressionanti terrapieni, colline, argini, mura: un luogo che si confaceva al più importanti guerriero del re, suo padre.
Sebbene Volis, l’ultima roccaforte prima di Le Fiamme, si trovasse a diversi giorni di viaggio da Andros, la capitale di Escalon, era pur sempre la patria di molti dei più conosciuti guerrieri del re. Era anche diventata un faro di salvezza, un luogo che si era trasformato nella patria di centinaia di paesani e contadini che vivevano all’interno o nei pressi delle sue mura, sotto la sua protezione.
Kyra guardò verso le decine di piccole abitazioni fatte d’argilla inserite tra le colline alla periferia del forte, con il fumo che saliva dai camini, i contadini che correvano avanti e indietro preparandosi per l’inverno e per i festeggiamenti della serata. Kyra sapeva bene che il fatto che gli abitanti si sentissero abbastanza sicuri da vivere fuori dalle mura principali era un segno di forte rispetto nei confronti del potere di suo padre, una cosa che non si vedeva da nessun’altra parte a Escalon. Dopotutto non avevano che richiedere flebilmente protezione, dato l’istantaneo raggruppamento degli uomini di suo padre in caso di necessità.
Kyra guardò verso il ponte levatoio, sempre gremito di gente – contadini, mandriani, macellai, fabbri e ovviamente guerrieri – tutti che si affrettavano dal forte alla campagna e viceversa. Perché l’interno delle mura del forte non era solo un luogo per vivere ed allenarsi, ma vi si trovava anche un infinita schiera di cortili di ciottoli che erano diventati punto d’incontro per i mercanti. Ogni giorno vi venivano allineate le loro bancarelle, la gente vendeva la propria mercanzia contrattando, mostrando le prede o la caccia del giorno, oppure qualche stoffa, o spezia, o dolciume esotico acquistato oltreoceano. I cortili del forte erano sempre pieni di odori esotici provenienti da qualche strano tè o da qualche stufato. Ci si sarebbe potuta perdere per ore. E subito oltre le mura, in lontananza, il cuore le accelerò in petto vedendo il solito campo d’allenamento degli uomini di suo padre, il Cancello dei Combattenti: il basso muro che lo circondava le permetteva di vedere come gli uomini si lanciassero alla carica sui loro cavalli, cercando di colpire dei bersagli – scudi che pendevano dagli alberi – con le lance. Avrebbe desiderato tantissimo allenarsi con loro.
Kyra udì improvvisamente una voce che gridava, una voce che le era familiare quanto la propria e che veniva dalla parte dell’ingresso. Si voltò subito in allerta. C’era confusione tra la folla e lei vide che attraverso il caos usciva nella strada principale, passando attraverso la ressa, suo fratello più giovane Aidan, condotto dagli altri due, Brandon e Braxton. Kyra si irrigidì, in guardia. Poteva dire dal tono angoscioso del fratellino che i suoi fratelli maggiori non avevano in mente niente di buono.
Kyra socchiuse gli occhi osservando i fratelli più grandi e sentendo la familiare rabbia crescerle dentro. Involontariamente strinse il pungo attorno al proprio arco. Aidan camminava tra i due, entrambi più alti di una trentina di centimetri. Tutti e due lo tenevano per un braccio e lo trascinavano contro la sua volontà lontano dal forte e verso la campagna. Aidan, un ragazzino piccolo, magro e sensibile di appena dieci anni e che sembrava ancora più vulnerabile così schiacciato tra i suoi due fratelli, bruti più grossi del normale, dell’età di diciassette e diciotto anni. Avevano caratteristiche e colori simili, con mandibole forti, menti fieri, occhi marrone scuro e capelli castani e ondulati. Quelli di Brandon e Braxton erano corti, mentre Aidan li portava lunghi e arruffati e gli ricadevano sugli occhi. Sembravano tutti simili tra loro e tutti diversi da lei, che aveva capelli biondo chiaro e occhi verdi. Con la sua calzamaglia in tessuto, la tunica di lana e il mantello, Kyra era alta e magra, pallidissima. Si diceva che avesse caratteristiche che davano nell’occhio, con la fronte ampia e il naso piccolo, tratti che portavano più di una persona a voltarsi per guardarla meglio. Soprattutto ora che stava per compiere quindici anni, aveva notato che le occhiate stavano aumentando.
Questo la faceva sentire a disagio. Non le piaceva attirare l’attenzione su di sé e lei stessa non si vedeva così bella. L’aspetto non le interessava per nulla: i suoi unici interessi erano l’allenamento, il valore e l’onore. Avrebbe preferito assomigliare a suo padre, come i suoi fratelli, l’uomo che ammirava e amava più di chiunque altro al mondo, piuttosto che possedere le caratteristiche delicate che aveva. Si guardava sempre allo specchio per vedere qualcosa di lui nei suoi occhi, ma per quanto osservasse con attenzione, non vi trovava mai niente.
“Vi