Название | Il Regno Delle Ombre |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | Re e Stregoni |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781632915214 |
Kyle si trovò lì in ginocchio, il dolore che gli pulsava nella spalla mentre cercava di riprendere fiato. Prima che si potesse rimettere in sesto un altro troll si avventò su di lui e gli diede un calcio in faccia, mandandolo sdraiato a terra supino.
Un Pandesiano si fece quindi avanti con una lunga lancia, la sollevò in alto con entrambe le mani e la calò contro la sua testa.
Kyle, non pronto a morire, rotolò di lato e la lancia si piantò a terra a pochi centimetri dal suo volto. Kyle continuò a rotolare, si rimise in piedi e mentre altri due troll lo attaccavano afferrò da terra una spada, si voltò e li trafisse entrambi.
Mentre molti altri si avvicinavano, Kyle afferrò rapidamente il suo bastone e li colpì tutti, combattendo come un animale accerchiato e creando spazio attorno a sé. Rimase lì in piedi, respirando affannosamente, con il sangue che gli scendeva da un labbro, mentre i suoi avversari formavano un fitto cerchio attorno a lui e gli si avvicinavano sempre più, con gli occhi iniettati di sangue.
Il dolore allo stomaco e alla spalla era insopportabile, ma Kyle cercava di non pensarci e di concentrarsi mentre si trovava lì in piedi al centro. Sapeva di essere di fronte a una morte certa ed era felice almeno di aver salvato Kyra. Che ne valesse la pena e che fosse ora necessario pagarne il prezzo.
Guardò verso l’orizzonte e provò una sensazione di consolazione al pensiero che lei se ne fosse andata da tutto questo, che fosse fuggita in groppa ad Andor. Si chiese se fosse al sicuro e pregò che fosse così.
Kyle aveva combattuto brillantemente, per ore, un uomo solo contro entrambi quegli eserciti, e aveva ucciso migliaia di uomini e troll. Ma adesso sapeva di essere troppo debole per andare avanti. Erano semplicemente in troppi e sembravano non finire mai. Si era ritrovato nel mezzo di una guerra, con i troll che arrivavano da nord mentre i Pandesiani si riversavano da sud. Ora non poteva più battersi contro entrambi.
Kyle provò un improvviso dolore alle costole dopo che un troll si era avvicinato di colpo da dietro e lo aveva colpito alla schiena con il manico della sua ascia. Kyle ruotò con il suo bastone colpendo il troll alla gola e facendolo cadere. Ma nello stesso istante due soldati pandesiani corsero in avanti e lo colpirono con i loro scudi. Il dolore alla testa era fortissimo e Kyle cadde a terra, sapendo che questa volta era definitivo. Era troppo debole per rialzarsi.
Chiuse gli occhi e nella sua mente gli scorsero le immagini della sua vita. Vide tutti i Sorveglianti, gente che aveva servito per secoli, vide tutte le persone che aveva conosciuto e amato. Soprattutto vide il volto di Kyra. L’unica cosa di cui si pentiva era di non poterla rivedere prima di morire.
Kyle sollevò lo sguardo mentre tre orribili troll si avvicinavano sollevando le loro alabarde. Sapeva che era giunta l’ora.
Mentre iniziavano a calarle, ogni cosa divenne chiara. Sentì il rumore del vento e il vero odore dell’aria fresca e frizzante. Per la prima volta in secoli si sentì veramente vivo. Si chiese perché non fosse mai stato capace di apprezzare la vita fino ad ora che era sul punto di trovarsi quasi morto.
Mentre chiudeva gli occhi e si preparava ad accogliere la morte, improvvisamente un ruggito perforò l’aria e lo destò dai suoi pensieri. Kyle sbatté le palpebre e guardò, vedendo qualcosa che emergeva dalle nuvole. All’inizio pensò che si trattasse di angeli che venivano a prendere il suo corpo morto.
Ma poi notò che i troll sopra di lui rimanevano paralizzati dalla confusione loro stessi, tutti intenti a scrutare il cielo. Kyle capì che era reale. Era qualcos’altro.
E poi ne vide uno scorcio e il cuore gli si fermò.
Draghi.
Un branco di draghi volava in cerchio e scendeva furiosamente, soffiando fuoco. Si calavano rapidamente, con gli artigli protesi, scatenando le loro fiammate senza avviso, uccidendo centinaia di soldati e troll in un colpo solo. Un’ondata di fuoco discese sulla terra diffondendosi in pochi secondi e arrostendo anche i troll che si trovavano sopra a Kyle. Lui, vedendo le fiamme che si avvicinavano, afferrò un pesante scudo di rame accanto a lui e si riparò dietro ad esso rannicchiandosi a palla. Il calore era intenso mentre le fiamme lo lambivano quasi bruciandogli le mani, ma resistette. I soldati e troll morti caddero su di lui e le loro armature gli fornirono ulteriore protezione mentre un’altra ondata di fuoco sopraggiungeva, questa volta ancora più potente. Ironicamente quei troll e quei Pandesiani ora lo stavano salvando dalla morte.
Kyle resistette, sudando, quasi incapace di sopportare il calore mentre i draghi continuavano a sputare fuoco. Non potendo resistere oltre, perse i sensi, pregando con tutto se stesso di non venire bruciato vivo.
CAPITOLO SETTE
Vesuvio si trovava in cima alla scogliera, accanto alla Torre di Kos, e fissava le onde del Mare dei Dispiaceri che si infrangevano in basso e il vapore che saliva da dove la Spada di Fuoco era sprofondata. Sorrideva. Ce l’aveva fatta. La Spada di Fuoco non esisteva più. Aveva derubato la Torre di Kos – aveva derubato Escalon – del suo più prezioso artefatto. Una volta per tutte aveva abbassato Le Fiamme.
Vesuvio era raggiante, frastornato dall’eccitazione. Le mani ancora gli pulsavano per aver stretto la spada incandescente e abbassando lo sguardo vi vide il marchio impresso. Fece scorrere le dita sopra alla cicatrice fresca, sapendo che sarebbe rimasta lì per sempre: il marchio del suo successo. Il dolore era accecante, ma si sforzò di eliminarlo dalla mente, si sforzò di non pensarci. In effetti aveva da tempo imparato a godere del dolore.
Dopo tutti quei secoli, finalmente ora il suo popolo avrebbe avuto ciò che spettava loro. Non sarebbero più rimasti relegati a Marda, al limite settentrionale dell’impero, in una terra arida e sterile. Ora avrebbero avuto la loro vendetta per essere stati relegati dietro a un muro di fuoco, avrebbero invaso Escalon e l’avrebbero fatta a pezzi.
Il cuore si fermò per un battito al pensiero. Non vedeva l’ora di voltarsi, attraversare il Dito del Diavolo e tornare sulla terraferma per incontrarsi con il suo popolo nel centro di Escalon. L’intera nazione di troll si sarebbe diretta verso Andros e insieme, una piazza alla volta, avrebbero distrutto Escalon per sempre. Quella sarebbe diventata la nuova patria dei troll.
Ma mentre stava lì in piedi a guardare le onde e il punto in cui era affondata la spada, a Vesuvio venne in mente una cosa. Guardò verso l’orizzonte esaminando le acque nere della Baia della Morte, dove c’era qualcosa che restava ancora sospeso, qualcosa che rendeva la sua soddisfazione incompleta. Scrutando l’orizzonte, in lontananza scorse una piccola nave con le vele bianche che si allontanava dalla Baia della Morte. Aveva trovato la torre vuota. Le porte erano state lasciate aperte. La spada lo stava aspettando. I guardiani l’avevano abbandonata. Era stato tutto molto facile.
Perché?
Vesuvio sapeva che l’assassino Merk era a caccia della spada: lo aveva seguito per tutto il tragitto attraverso il Dito del Diavolo. Allora perché avrebbe dovuto lasciarla lì? Perché se ne stava andando per mare lontano da lì, nel mezzo della Baia della Morte? Chi era quella donna nella nave con lui? C’era lei a guardia della torre? Quali segreti nascondeva?
E dove stavano andando?
Vesuvio guardò il vapore che saliva dall’oceano, poi riportò lo sguardo verso l’orizzonte e sentì il sangue che ardeva nelle vene. Non poteva fare a meno di sentire di essere stato in qualche modo raggirato. Che gli fosse stata strappata di mano una vittoria completa.
Più ci pensava su e più Vesuvio si rendeva conto che qualcosa non andava. Era stato tutto troppo comodo. Osservò i violenti mari sotto di lui, le onde che si infrangevano contro gli scogli, il vapore che saliva, e capì che mai avrebbe saputo la verità. Mai avrebbe saputo se la Spada di Fuoco era effettivamente affondata del tutto. Se lì c’era qualcosa di cui non si stava accorgendo. Se quella era stata la spada giusta. Se anche Le Fiamme sarebbero rimaste giù.
Vesuvio,