Название | Un Mare Di Scudi |
---|---|
Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | L’Anello Dello Stregone |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781632910417 |
Stara fissò Mati con freddezza e durezza.
“Il nostro amore è più forte di ogni spettacolo. Di ogni regno. Non potrai mai capire. Non hai mai provato un amore come il nostro.”
Ora fu Mati ad arrossire. Scosse la testa, chiaramente furioso.
“Stai facendo l’errore peggiore della tua vita,” le disse. “E di quella di Reece. E porterai giù tutti insieme a te. La tua è una decisione egoista, infantile e sciocca. Il tuo amore immaturo dovrebbe restare relegato tra i ricordi del passato.”
Mati sospirò esasperato.
“Scriverai una lettera e la manderai a Reece con il prossimo falco. Gli dirai che hai cambiato idea. Gli dirai di sposare quella ragazza. Chiunque ella sia.”
Stara si sentiva pervadere dall’odio per suo fratello, un odio mai provato prima.
“Parli a vanvera,” gli disse. “Non fare finta di darmi consigli. Non sei mio padre. Sei mio fratello. Parlami di nuovo in questo modo e non ti rivolgerò mai più la parola.”
Mati la fissò, chiaramente sbalordito. Stara non gli aveva mai parlato con quel tono prima d’ora. Ed era sincera. I suoi sentimenti per Reece erano molto più radicati di quelli per suo fratello. Molto più forti e profondi di quanto pensasse.
Mati, scioccato e ferito, alla fine si voltò e se ne andò in fretta e furia.
Stara tornò a guardare il mare, sperando di vedere anche solo un segno della nave di Reece. Ma sapeva che ormai da tempo se n’era andata.
Reece, pensò. Ti amo. Vai avanti dritto. Qualunque ostacolo tu debba affrontare, vai avanti dritto. Sii forte. Annulla le nozze. Fallo per me. Per noi.
Chiuse gli occhi e serrò i pugni, implorando e pregando ogni dio lei conoscesse perché Reece avesse la forza di portare a termine il loro progetto. Di tornare da lei. Così che entrambi potessero stare insieme per tutta la vita.
Non le interessava cosa ciò avrebbe comportato.
CAPITOLO DIECI
Karo e Fale, i due figli di Tiro, scesero velocemente la scala a chiocciola che li portava sempre più in basso, verso le prigioni dove era detenuto loro padre. Odiavano l’oltraggio di dover scendere in quel luogo per vedere il loro genitore, un grande guerriero che era stato legittimo sovrano delle Isole Superiori. E tacitamente avevano giurato vendetta.
Eppure questa volta portavano delle notizie, novità che avrebbero potuto cambiare ogni cosa. Notizie che finalmente davano loro uno spiraglio di speranza.
Karo e Fale giunsero di fronte ai soldati che stavano di guardia all’ingresso della prigione, uomini che sapevano essere leali alla regina. Si fermarono di colpo, arrossendo, odiando doversi sottoporre all’umiliazione di dover chiedere il permesso per vedere loro padre.
Gli uomini di Gwendolyn li osservarono attentamente, come fossero combattuti sul da farsi. Poi si guardarono acconsentendo e fecero un passo avanti.
“Braccia in fuori,” ordinarono a Karo e Fale.
I due fratelli obbedirono, stizziti mentre i soldati toglievano loro le armi.
Poi aprirono lentamente i cancelli di ferro e li lasciarono entrare, chiudendoli di nuovo alle loro spalle e dando un giro di chiave.
Karo e Fale sapevano di avere poco tempo: era loro concesso di visitare il padre solo per pochi minuti e così avevano fatto – una volta alla settimana – da quando era stato incarcerato. Dopo pochi minuti gli uomini di Gwendolyn avrebbero ordinato loro di andarsene.
Percorsero il lungo corridoio delle segrete fino alla fine: tutte le celle erano vuote e loro padre era l’unico prigioniero in quell’antico carcere. Alla fine raggiunsero l’ultima cella sulla sinistra, appena illuminata da una torcia baluginante appesa al muro. Si voltarono verso le sbarre e scrutarono all’interno, cercando di vedere loro padre.
Lentamente Tiro emerse dall’oscurità della cella e si avvicinò alla grata. Guardò i figli con il volto scavato, la barba incolta, l’aspetto dimesso. Aveva l’espressione priva di speranza di un uomo consapevole che non avrebbe mai più rivisto la luce del sole.
A Karo e Fale si spezzava il cuore a constatare questa situazione. E ciò li rendeva ancora più determinati a trovare un modo per liberarlo e vendicarlo contro Gwendolyn.
“Padre,” disse Fale speranzoso.
“Ti portiamo novità importanti,” aggiunse Karo.
Tiro li guardò con un lume di speranza negli occhi a quelle parole.
“Andate avanti, dunque,” ringhiò.
Fale si schiarì la gola.
“Pare che nostra sorella si sia di nuovo innamorata di nostro cugino, Reece. Le nostre spie ci hanno riferito che i due hanno progettato di sposarsi. Reece intende annullare le sue nozze in terraferma e sposare invece Stara.”
“Dobbiamo trovare un modo per fermare questa farsa,” disse Karo indignato.
Tiro li guardò, inespressivo, ma era evidente che i suoi occhi brillavano mentre considerava la notizia con attenzione.
“Dobbiamo?” disse lentamente. “E perché mai?”
I ragazzi guardarono il padre confusi.
“Perché?” chiese Karo. “Non possiamo permettere che la nostra famiglia si mescoli con quella di Reece. Finiremmo tutti nelle mani della regina. Le nostre famiglie si unirebbero e lei avrebbe pieno controllo su tutti.”
“Ci toglierebbe anche quel briciolo di indipendenza che il nostro popolo ancora possiede,” intervenne Fale.
“I preparativi sono già in moto,” aggiunse Karo. “E dobbiamo trovare un modo di fermarli.”
Rimasero in attesa di una risposta, ma Tiro scosse la testa.
“Stupidi. Stupidi ragazzi,” disse lentamente, la voce cupa, scuotendo ripetutamente la testa. “Perché ho cresciuto dei figli così stupidi? Non vi ho insegnato niente in tutti questi anni? Continuate a guardare ciò che avete di fronte e non cosa c’è oltre.”
“Non capiamo, padre.”
Tiro si accigliò.
“Ed è per questo che mi trovo in questa posizione. È per questo che ora al governo non ci siete voi. Fermare questa cosa sarebbe la cosa più stupida che poteste mai fare, e la cosa peggiore che potrebbe accadere alla nostra isola. Se la nostra Stara sposasse Reece, sarebbe la cosa migliore che potrebbe mai succedere, per tutti noi.”
Lo guardarono confusi, non capendo.
“Migliore? E come?”
Tiro sospirò, impaziente.
“Se le nostre due famiglie si uniranno, Gwendolyn non potrà più tenermi imprigionato qui. Non avrà altra scelta che mettermi in libertà. E questo cambierebbe ogni cosa. Non ci priverebbe del potere, piuttosto ce ne darebbe di più. Saremmo MacGil legittimi, sullo stesso piano di quelli che popolano la terraferma. Gwendolyn sarebbe in debito nei nostri confronti. Capite?” chiese. “Un figlio di Reece e Stara sarebbe tanto figlio nostro quanto loro.”
“Ma padre, non è naturale. Sono cugini.”
Tiro scosse la testa.
“La politica non è mai naturale, figlio mio. Ma questa unione avverrà,” insistette, con voce determinata. “E voi due farete ogni cosa in vostro potere per far sì che accada.”
Karo si schiarì la voce, ora nervoso e insicuro.
“Ma Reece è già salpato per raggiungere la terraferma,” disse. “Sappiamo che ha già deciso.”
Tiro diede un colpo alle sbarre di ferro, come a voler colpire Karo in faccia e il ragazzo fece un salto indietro, sorpreso.
“Sei