Название | Inizio di una Nuova Vita |
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Автор произведения | Emma Knight |
Жанр | Книги про вампиров |
Серия | Le Leggende del Vampiro |
Издательство | Книги про вампиров |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781632913272 |
Per un istante, s'immaginò di stare insieme a tutte le sue nuove amiche in un'auto, ridendo e parlando di ragazzi.
I caldi pensieri di Rachel furono interrotti da un ronzio proveniente dal suo zaino.
1 Nuovo Messaggio:
Rachel aprì il suo Motorola e vide un sms di Dana.
Dana: Buon primo giorno! Ci manchi, Con tanto affetto.
Allegata al messaggio c'era una foto che Dana aveva scattatato con il cellulare, del nuovo gruppo di amici tornati a casa.
Rachel inviò un'emoticon caratterizzato da una faccina sorridente, sebbene esprimesse il contrario di come si sentisse in quel momento.
La mamma di Rachel inserì la freccia, e svoltò per l'ultima volta nel vialetto d'accesso della scuola. Rachel guardò fuori dal finestrino, e scorse una grossa insegna, su cui c'era scritto, Bentornati Studenti dell'AHS.
Mentre l'auto raggiunse lentamente l'ingresso dell'edificio, Rachel poté vedere gruppi di amici che si abbracciavano e si salutavano nel cortile della scuola. Il parcheggio per gli studenti era pieno di BMW, Audi, Mercedes e Saab. Non assomigliava per niente al parcheggio della sua vecchia scuola.
Non appena l'auto si fermò davanti alla scuola, la madre di Rachel frugò nella sua borsa e cercò il portafoglio. Rachel abbassò la testa, così che nessuno potesse vedere la sua faccia. La madre estrasse lentamente dodici dollari, e diede a ognuno di loro quattro dollari.
“Questi sono i vostri soldi per il pranzo. Buona giornata e fate tante nuove amicizie,” la madre disse in una voce estremamente allegra.
Rachel si sentì persino più fuori posto, visto che la loro Station wagon del 1997 era proprio davanti alla porta d'ingresso della scuola. Uscì fuori dall'auto in fretta, così che nessuno potesse ricordare da quale automobile fosse uscita fuori. Salutò velocemente la madre, chiuse lo sportello, ed entrò nel mare di volti nuovi dell'AHS. Avrebbe già voluto che quel giorno fosse finito.
Capitolo Tre
Mentre Rachel si faceva strada lungo il flusso di ragazzi che entravano nella scuola, si sentì completamente sola. Mark e Sarah erano spariti nella folla, e lei fu spinta e trascinata, mentre cercava di avvicinarsi alla porta dell'AHS. Quella scuola era molto grande, molto più grande della sua piccola scuola pubblica in Pennsylvania. I corridoi odoravano di candeggina e cibo della mensa, che le fece bruciare il naso.
Appena Rachel entrò, sentì grida e urla di gioia, provenienti da amici che si erano riuniti per la prima volta dopo parecchio tempo. Frugò nel suo zaino, provando a trovare il suo programma studentesco. Non riusciva a individuare il numero della sua aula dell'appello, o il numero del suo armadietto. Stando nel bel mezzo del corridoio, frugò nella sua borsa, ma non riusciva a trovare niente di ciò. Sentiva i ragazzi che le passavano accanto, lungo il corridoio e verso le loro aule dell'appello.
Estrasse la sua FiloFax. Sfogliò le pagine, cercando. Ma il suo programma e le informazioni sull'armadietto sembravano non esserci affatto.
Sentendosi disperata, Rachel si guardò intorno in cerca di aiuto. Vide due ragazze venire verso di lei, ridendo e sussurrando, e sperò che si fermassero ad aiutarla, ma non la notarono neanche.
Il chiacchiericcio di voci si abbassò, mentre le porte degli armadietti cominciarono a chiudersi.
DRIIN. Il suono della prima campanella.
Improvvisamente, un ragazzo si scontrò con lei, finendo per farle perdere l'equilibrio e cadere.
“Scusa!” il ragazzo le gridò, passandole davanti, senza neanche fermarsi a vedere se stesse bene.
Rachel restò lì, trattenendo le lacrime. Non riusciva a credere che il suo primo giorno stesse cominciando così male.
Cominciò a camminare velocemente, sperando di trovare l'ufficio principale. Mentre si dirigeva verso la parte anteriore dell'edificio, strizzando gli occhi, vide una piccola e poco appariscente insegna, che diceva “Ufficio Principale”. Spinse la pesante porta di vetro ed entrò.
“Buongiorno, cara,” disse una simpatica donna anziana dietro ad una scrivania. “Sei già nei guai?” le chiese ridendo.
“Io – Io ecco – ho perso il mio programma. Sono nuova. Rachel Wood.”
“Bene, vediamo un po',” la receptionist disse, mentre digitava sulla tastiera dell'iMac. “Ah ha – Rachel Wood: secondo anno. Sei nell'aula d'appello del Signor Allen. Stanza 102.”
La donna stampò una copia del programma per Rachel, e gliela consegnò: “Buona fortuna.”
“Grazie.”
Rachel percorse il corridoio che odorava di candeggina, dirigendosi verso il suo armadietto. Era l'unica rimasta negli ampi, vuoti corridoi, e sapeva che era un cattivo segno. Doveva essere in ritardo. Molto in ritardo.
Lo zaino di Rachel era pesante, e aveva bisogno di svuotarlo prima di entrare in classe. Mentre si precipitava attraverso i corridoi, una calma s'impossessò di lei. Le piastrelle blu sul pavimento la fecero sentire come se stesse camminando nell'oceano, e gli armadietti erano di un giallo chiaro, che mise a suo agio la mente della ragazza. Osservò i numeri in ordine crescente, fino a quando non giunse al numero 74. Afferrò la maniglia, aprì la porta e infilò dentro i libri, lasciando fuori una penna e un quaderno. Chiuse la porta e inserì la combinazione del lucchetto. 36-32-26. Rachel si annotò il codice sulla mano con la sua penna blu Bic, poi si diresse all'aula numero 102.
Rachel deglutì e spinse la porta, aprendola. Tutti erano tranquillamente seduti nei loro banchi, con il volto rivolto verso il Signor Allen, mentre parlava, e si voltarono a guardarla. Era tutto ciò che non avrebbe voluto accadesse durante il suo primo giorno. Lei notò i ragazzi, in fondo all'aula, cominciare a sussurrare, mentre la osservavano sull'uscio.
“Ah, Rachel Wood, presumo?” disse il Signor Allen.
Rachel annuì.
“Primo giorno e già in ritardo,” lui proseguì.
“Mi dispiace – ecco sono – nuova e mi sono persa,” Rachel borbottò.
Si elevò una risata dal fondo dell'aula.
“Che non ricapiti. Quello è il tuo posto,” il Signor Allen disse, indicando l'unico posto vuoto nell'aula. Era frontale e centrale.
Non appena Rachel si diresse al suo posto e si sedette, la classe stette in silenzio. Fu un silenzio intimidatorio. L'insegnante guardò di nuovo Rachel, come per dire, Ti tengo d'occhio, poi continuò la lezione.
“Dov'ero?” il Signor Allen proseguì, “Oh sì. Quest'anno, studieremo molte cose nell'ambito degli studi sociali, a partire dai pellegrini, ad Abramo Lincoln fino alla Guerra Fredda. Avrete dei compiti ogni sera, e mi aspetto che ognuno di voi li svolga.”
Rachel si sedette e cominciò a prestargli ascolto. Mentre la voce irritante del professore calò di tono, lei si chiese chi fosse quell'insegnante. Non avrebbe potuto essere più brusco o imbarazzante.
Voleva disperatamente voltarsi e dare un'occhiata ai nuovi compagni di classe. Si trattenne, temendo di essere scoperta dal Signor Allen. Era anche nervosa al vedere circa una ventina di nuovi volti, che avrebbe visto ogni mattina per il resto dell'anno scolastico.
Rachel si disse che, forse, se fosse rimasta seduta tranquillamente, guardando in avanti, tutto ciò sarebbe svanito. Non avrebbe dovuto uscire dal guscio per farsi dei nuovi amici.
Rachel sentì un colpetto alla schiena. Si girò.
“Puoi passarglielo?” una graziosa ragazza bionda stava indicando un'altra ragazza, seduta dall'altra parte di Rachel.
“Certo,” Rachel disse, mentre si allungò, prendendo furtivamente il bigliettino. Il Signor Allen andò alla lavagna, e Rachel passò rapidamente il bigliettino.
La ragazza lo aprì e cominciò a leggere. Mentre leggeva il bigliettino, Rachel poté sentire la sua risatina e la vide portarsi