Il ritorno dell’Agente Zero . Джек Марс

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Название Il ritorno dell’Agente Zero
Автор произведения Джек Марс
Жанр Современные детективы
Серия Uno spy thriller della serie Agente Zero
Издательство Современные детективы
Год выпуска 0
isbn 9781094310022



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ore bestseller di USA Today della serie di thriller LUKE STONE, che per ora comprende sette libri. È anche autore della nuova serie prequel FORGING OF LUKE STONE, e della serie spy thriller AGENTE ZERO.

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LIBRI DI JACK MARSSERIE THRILLER DI LUKE STONEA OGNI COSTO (Libro #1)IL GIURAMENTO (Libro #2)SERIE SPY THRILLER KENT STEELEAGENTE ZERO (Libro #1)OBIETTIVO ZERO (Libro #2)

      “La vita dei morti è riposta nella memoria dei vivi.”

—Marcus Tullius Cicero

      CAPITOLO UNO

      La prima lezione della giornata era sempre la più difficile. Gli studenti entrarono barcollando nell'aula magna della Columbia University come irrequieti zombie dallo sguardo spento, ottenebrati da nottate passate sui libri, postumi di sbronze, o una combinazione delle due. Portavano pantaloni di tuta e t-shirt del giorno prima, e stringevano tazze da asporto di cappuccini alla soia o caffè artigianali, o qualunque altra cosa piacesse bere ai ragazzi in quel periodo.

      Il lavoro del professor Reid Lawson era insegnare, ma capiva che la mattina serviva qualcosa di intenso per svegliare gli studenti, che stimolasse la mente, in aggiunta alla caffeina. Lawson diede ai ragazzi un momento per trovare i propri posti e per mettersi comodi, mentre si toglieva il cappotto sportivo di tweed e lo drappeggiava sullo schienale della sedia.

      "Buon giorno," disse ad alta voce. L'annuncio fece sobbalzare diversi studenti, che alzarono di scatto lo sguardo come se si fossero resi conto solo allora di essere arrivati in classe. "Oggi parleremo di pirati."

      Quella frase gli fece guadagnare l'attenzione dell'aula. Diverse paia d'occhi si focalizzano su di lui, battendo le palpebre nel mezzo della nebbia della privazione del sonno e cercando di capire se avesse davvero detto "pirati" o meno.

      "Quelli dei Caraibi? " scherzò uno studente nella fila davanti.

      "Del Mediterraneo, in realtà," lo corresse Lawson. Cominciò ad aggirarsi lentamente con le mani giunte dietro la schiena. "Quanti di voi hanno seguito il corso del professor Truitt sugli antichi imperi?" Circa un terzo della classe sollevò la mano. "Bene. Allora sapete che l'Impero Ottomano è stato una potenza mondiale per, oh, circa seicento anni. Ciò che forse non sapete è che i corsari ottomani, o come sono noti, i pirati barbareschi, imperversarono per tutto il mare nella maggior parte di questi periodo, dalle coste del Portogallo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, fino al Mediterraneo. Che cosa credete che volessero? Qualcuno? So che siete vivi, là in fondo."

      "Soldi?" chiese una ragazza in terza fila.

      "Tesori, " disse lo studente davanti.

      "Rum!" Arrivò un grido da uno studente in fondo all'aula, provocando una risata nel resto della classe. Anche Reid sorrise. Dopo tutto la folla si era svegliata.

      "Tutte buone idee," disse. "E la risposta è 'tutte quante'. Vedete, i pirati barbareschi prendevano principalmente di mira i vascelli mercantili europei, e gli rubavano tutto, e intendo proprio qualsiasi cosa. Scarpe, cinture, denaro, cappelli, beni vari, la nave stessa… E la sua ciurma. Si ritiene che nei due secoli dal 1580 al 1780, i pirati barbareschi abbiano catturato e schiavizzato più di due milioni di persone. Portavano i loro bottini nei loro regni Nord africani. Ed è andata avanti così per secoli. E cosa pensate che abbiano fatto le nazioni europee in risposta?"

      "Hanno dichiarato guerra!" Gridò lo studente in fondo.

      Una ragazza impacciata con gli occhiali dalla montatura di corno alzò leggermente la mano e chiese: “Stipularono un trattato di pace?”

      “In un certo senso,” rispose Lawson. “Le potenze europee accettarono di pagare un tributo alle nazioni barbaresche, sotto forma di una grande quantità di denaro e beni. Sto parlando del Portogallo, della Spagna, della Francia, della Germania, dell’Inghilterra, della Svezia e dei Paesi Bassi… tutte pagavano i pirati perché restassero alla larga delle loro navi. I ricchi diventarono più ricchi, e i pirati si tirarono indietro, in larga parte. Ma poi, nel tardo diciottesimo e diciannovesimo secolo, successe qualcosa. Si verificò un evento che sarebbe stato il catalizzatore della fine dei pirati barbareschi. Qualcuno vuole azzardare un’ipotesi?”

      Nessuno aprì bocca. Sulla sua destra, Lawson notò un ragazzo che stava cercando sul cellulare.

      “Signor Lowell,” disse. Il ragazzo scattò sull’attenti. “Qualche idea?”

      “Uhm… è per via dell’America?”

      Lawson sorrise. “Me la sta chiedendo o me lo sta dicendo? Dia con sicurezza le sue risposte, e il resto di noi almeno crederà che sa di cosa sta parlando.”

      “È per via dell’America,” disse il ragazzo di nuovo, con più enfasi.

      “Esatto! È colpa dell’America. Ma come sapete, all'epoca eravamo una nazione appena nata. L’America era più giovane della maggior parte di voi. Dovevamo creare rotte commerciali con l’Europa per promuovere la nostra economia, ma i pirati barbareschi iniziarono a prendere di mira le nostre navi. Quando ci lamentammo con loro, ci richiesero un tributo. Quasi non avevamo una tesoreria, men che meno dei tesori all’interno. Il nostro salvadanaio era vuoto. Che scelta avevamo? Che cosa potevamo fare?”

      “Dichiarare guerra!” si alzò la voce familiare dal fondo della sala.

      “Precisamente! Non avevamo altra scelta se non di dichiarare guerra. Ora, la Svezia stava già combattendo contro i pirati da un anno e insieme, tra il 1801 e il 1805, prendemmo il porto di Tripoli e catturammo la città di Derne, mettendo fine al conflitto.” Lawson si appoggiò al bordo della cattedra e strinse le mani davanti a sé. “Ovviamente, così sorvoliamo su molti dettagli, ma questa è una lezione di storia europea, non americana. Se ne avete l’occasione, dovreste leggere del tenente Stephen Decatur e la USS Philadelphia. Ma sto divagando. Perché stiamo parlando di pirati?”

      “Perché i pirati sono fighi?” rispose Lowell, che ormai aveva messo via il cellulare.

      Lawson ridacchiò. “Non posso darti torto. Ma no, non è questo il motivo. Stiamo parlando di pirati perché la guerra di Tripoli rappresenta qualcosa visto di rado negli annali della storia.” Si raddrizzò, guardando tutta l’aula e incontrando gli sguardi di numerosi studenti. Almeno in quel momento Lawson riusciva a vedere la luce nei loro occhi, segno che la maggior parte quella mattina era viva, se non proprio attenta. “Per centinaia di secoli, nessuno dei paesi europei si era opposto alle nazioni barbaresche. Era più semplice pagarle. Servì l’America, che allora era una barzelletta per la maggior parte del mondo sviluppato, a portare un cambiamento. Fu necessario un atto di disperazione di una nazione assurdamente e disperatamente disarmata per spostare le dinamiche di potere della rotta commerciale più importante del mondo. Ed è in questo che consiste la lezione.”

      “Non si scherza con l’America,” provò a dire qualcuno.

      Lawson sorrise. “Beh, sì.” Alzò un dito per